Miliardi su Taranto: la trasformazione in un vaso di ferro che romperà il vaso di coccio Brindisi
BRINDISI – Vaso di coccio tra vasi di ferro. Brindisi lo è da decenni, e rischia di esserlo ancora. Vaso di ferro, infatti, lo sta diventando anche Taranto, storicamente vaso di coccio assieme a Brindisi, compresse dai vasi di ferro Lecce e Bari.
Dietro il dramma dell’Ilva che riempie le prime pagine, infatti, c’è dell’altro, tanto altro, che rischia di determinare un vantaggio competitivo in favore del capoluogo ionico incolmabile per Brindisi, la cui economia e le cui aspirazioni coincidono per larga parte con quelle di Taranto.
Nella città dei due mari il processo di transizione dalla monocultura dell’acciaio alla diversificazione delle attività economiche è in pieno divenire ed è sostenuto dal bazooka di fondi e attenzioni sparato dagli enti sovraordinati e dai privati.
Prima i miliardi stanziati per il Patto per Taranto, poi quelli per il Cis di Taranto che settimana dopo settimana diventano sempre più corposi (a detrimento di quelli a disposizione per Brindisi e Lecce?), porteranno, così come stimato ad esempio dall’Obi, ad una crescita maggiore di Taranto rispetto agli altri capoluoghi di provincia pugliesi.
Oltre a questi miliardi, a Taranto arriveranno quelli previsti dall’Ue per favorire i processi di decarbonizzazione.
Tutto ciò determinerà una trasformazione urbanistica, sociale ed economica della città: non a caso il Comune sta portando avanti politiche di ripopolamento della città vecchia, mettendo in vendita le case al costo simbolico di 1 euro e ricevendo già richieste da ogni parte del mondo.
Accanto a questo, si registra la costante spinta verso l’accrescimento del capitale umano della città, con la crescita del Museo MArTA e del castello aragonese gestito dalla Marina Militare, con il polo universitario che aggiunge di anno in anno tasselli, presentando un’offerta formativa sempre più qualificata e qualificante. Piccolo inciso: lì l’università è supportata economicamente dalla Regione, a Brindisi non ancora.
E un impulso verso la conoscibilità della città è arrivato e arriverà anche dall’organizzazione del Medimex, dei Giochi del Mediterraneo e adesso dalla candidatura di Taranto a Capitale italiana della Cultura.
Il pubblico, però, da solo non basta per risollevare le sorti di una città. Grazie al lavoro sinergico delle istituzioni, pertanto, a Taranto si stanno attirando gli investimenti di grandi operatori portuali, come Yilport (che pareva interessata anche a Brindisi) e adesso quelli della Port Operation Holding, composta da due terminalisti del traffico crocieristico che vorrebbero l’uso esclusivo di una banchina per 20 anni per realizzare una struttura di accoglienza prefabbricata e gestire per l’appunto il traffico crocieristico.
Insomma, anche nel Mezzogiorno, nel Salento, esistono economie a due velocità. E Brindisi, come fosse stata attinta da una maledizione, fa sempre la parte della tartaruga.
Andrea Pezzuto