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«Così parlò Bellavista»: il cult di De Crescenzo in scena al Nuovo Teatro Verdi
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«Così parlò Bellavista»: il cult di De Crescenzo in scena al Nuovo Teatro Verdi

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BRINDISI – Piccoli affreschi di una bellissima Napoli degli anni Ottanta. Così si potrebbe definire «Così parlò Bellavista», la commedia tratta dall’omonimo romanzo e dal film di Luciano De Crescenzo che approda a Brindisi al Nuovo Teatro Verdi venerdì 3 gennaio, con sipario alle ore 20.30.

 

Nato nel 2018 in occasione dei 90 anni dell’ingegnere-filosofo, «Così parlò Bellavista» arriva al Verdi come una sorta di omaggio, dopo la morte recente dell’autore napoletano: Geppy Gleijeses è regista e protagonista, insieme a Marisa Laurito. Un omaggio ma anche un grande affresco corale, celebrazione della umanissima ed esilarante napoletanità. Sullo sfondo dell’eterna diatriba, di carattere etnico/sentimentale, tra uomini d’amore (napoletani) e uomini di libertà (milanesi), tema dell’iconica lezione del professore, rivivono, in un perfetto meccanismo teatrale, le scene più divertenti del film. Cardine della storia, il contrasto tra il meridionalissimo professor Bellavista e il dirigente dell’Alfa venuto dal Nord Cazzaniga, interpretato da Gianluca Ferrato.

Sullo sfondo c’è Napoli, Napoli con tutte le sue contraddizioni, terra di disoccupazione anche intellettuale, di Camorra, di superstizioni, di preconcetti e stereotipi, ma anche di una umanità semplice e divertente, ancorata alle certezze della tradizione, ma che sa accogliere la vita e le sue declinazioni con un brillante spirito di adattamento e con una straordinaria ironia.

In un palazzo della città, uno di quelli custoditi da un portiere, e, in questo caso, anche da un vice portiere e da un apprendista, vive Gennaro Bellavista, professore in pensione, con la moglie Maria e Patrizia, la figlia giovanissima che dall’amore con Giorgio, architetto disoccupato, ha acquisito un pancione in crescita con tutti i problemi connessi. Qui il professore disegna una Napoli che riscrive la realtà con tutta la carica di un inesauribile umorismo, così i panni stesi ad asciugare su cordicelle che collegano i palazzi sono un indicatore di unione fra le signore che dovranno concordare i tempi delle asciugature e finiscono per disegnare una sorta di trama che collega capillarmente la città. Come dire: da folklore, simbolo di sciatteria, a un modo gentile per creare amicizie.

Il testo è un gioco di fila di situazioni esilaranti, che ripercorre particolari tratti della napoletanità, dal gioco del Lotto, alla Fiat 500 tappezzata di giornali e trasformata in alcova, o il ‘core’ napoletano nella scenetta del cavallino rosso causa di un furto d’auto, che coinvolge con effetto comico moltiplicato.

In questa realtà così ben delineata irrompe travolgente l’ing. Cazzaniga, milanese doc, sulle prime accolto con diffidenza, e sul quale vengono immediatamente riversati i pregiudizi e attribuiti quegli strani contegni che lo dichiarano uomo di libertà e non d’amore, come la sveglia alle sei del mattino, lui che da dirigente potrebbe permettersi ben altri orari. Ma quando un guasto dell’ascensore costringe il prof. Bellavista e l’ing. Cazzaniga alla difficile coabitazione avviene l’inevitabile: i due imparano a conoscersi e ad apprezzarsi e il filosofo urbano si ritrova a gustare il panettone arrivato da Milano. Due mondi apparentemente distanti entrano in contatto e il risultato alla fine diventa tutt’altro che conflittuale.

 

La scenografia riproduce la facciata del grande palazzo Ruffo di Castelcicala di via Foria, dove fu girata la pellicola, con i tipici elementi della casa partenopea: il tavolo dei pomodori, il negozio di arredi sacri, l’ascensore, il cenacolo. Proprio qui, nel cenacolo, Bellavista tiene le sue dissertazioni e regala pillole di saggezza. Una spettacolare doppia rampa di scale su tre piani occupa il fondo della scena e sovrasta una corte nella quale le luci esaltano i dialoghi e sottolineano i personaggi. La produzione è anche un omaggio al coautore di quel film, Riccardo Pazzaglia, in memoria di una stagione cinematografica e televisiva indimenticabile.

 

Si comincia alle ore 20.30

Durata: un’ora e 50 minuti (atto unico)