
Lettera di una donna e madre per tutte quelle donne “schiacciate dalla sopraffazione istituzionale e sociale”
Sono una donna, una lavoratrice pubblica e, soprattutto, una madre. Una madre che ha cresciuto, protetto e sostenuto con tutte le sue forze un figlio con disabilità grave, compromissione psichiatrica e diagnosi di autismo. Lo faccio ogni giorno da ventotto anni, senza tregua e senza risparmiarmi.
Oggi sento il bisogno, anzi il dovere, di alzare la voce per tutte quelle donne che, come me, si ritrovano a combattere quotidianamente non solo con le difficoltà legate alla disabilità dei propri figli, ma anche con un sistema lavorativo che le considera un peso. Una zavorra. Una categoria da spingere ai margini perché poco produttiva.
Nel mio percorso professionale ho subito esclusioni, incomprensioni e un progressivo tentativo di eliminazione silenziosa. Ho chiesto tutele, ho provato a conciliare lavoro e assistenza, ma ho incontrato resistenze, giudizi, pregiudizi. Mi è stato persino suggerito di anticipare il mio pensionamento perché “tanto non riesco più a stare a scuola”. Come se essere madre caregiver fosse una colpa. Come se le difficoltà di salute, documentate e in parte conseguenza dello stress da sovraccarico, fossero una giustificazione per essere esclusa.
Tutto questo mentre attorno a me si moltiplicano le richieste di legge 104/92, concessa a colleghi e colleghe che, pur beneficiandone, risultano sempre presenti sul posto di lavoro. Io invece, che quella legge la vivo ogni giorno nella sua realtà più profonda, sono diventata l’anomalia. L’eccezione da correggere. L’ingranaggio fuori posto.
Eppure io continuo a lottare, perché mio figlio, come ogni essere umano, merita dignità. E anch’io, come donna, come madre, come lavoratrice, ho diritto a essere considerata una risorsa, non un ostacolo.
Questa lettera è per tutte le donne che si sentono schiacciate dalla sopraffazione istituzionale e sociale. È un grido per chiedere rispetto, equità, ascolto. Perché il valore di una persona non si misura solo in ore lavorative o in produttività, ma anche nel coraggio quotidiano con cui affronta la vita.
Alessia Mattiacci