Home Cronaca Esclusiva L’Ora di Brindisi, la proposta di Fincosit per l’area di decarbonizzazione: un progetto ad alto valore aggiunto
Esclusiva L’Ora di Brindisi, la proposta di Fincosit per l’area di decarbonizzazione: un progetto ad alto valore aggiunto

Esclusiva L’Ora di Brindisi, la proposta di Fincosit per l’area di decarbonizzazione: un progetto ad alto valore aggiunto

0

Sono oltre 50 le manifestazioni di interesse a investire nella fase post carbone della centrale Enel a Cerano, a sud di Brindisi pervenute presso il ministero delle Imprese e del Made in Italy entro la mezzanotte del 17 marzo 2025 termine ultimo di presentazione dei progetti. Tra questi, c’è quello della Fincosit srl, una società nata nel 1905 per l’esecuzione di importanti opere infrastrutturali nel porto di Genova che si è nel tempo specializzata nella realizzazione di opere marittime, vantando ormai, nello specifico settore, 120 anni di esperienza e know-how. In particolare, a partire dagli anni trenta del secolo scorso, la società è stata pioniera nella costruzione di cassoni cellulari in cemento armato su larga scala, affermando nel tempo il suo primato in questo particolare settore con circa 2820 manufatti costruiti, realizzati sia su specifici bacini galleggianti che in aree a terra appositamente realizzate.

La scheda di investimento per Cerano, che abbiamo potuto visionare in esclusiva e che si sottolinea “è meramente esplorativa e tale da non ingenerare alcun tipo di affidamento e/o pretesa in capo al proponente”, riguarda la realizzazione di un polo cantieristico per la prefabbricazione di manufatti in calcestruzzo e acciaio finalizzati alla realizzazione di infrastrutture marittime, piattaforme galleggianti ed elementi prefabbricati in genere. Sarebbe realizzata anche la base logistica per ospitare la flotta marittima della società e la cantieristica per le relative manutenzioni. Importo dell’investimento sarebbe tra i 3 e i 6 milioni di euro con un impatto occupazionale diretto tra le 50 e 150 unità e quello per l’indotto tra le 50 e le 300 unità. La Fincosit Srl sarebbe pronta ad avviare già nel 2025 le proprie attività avendo già individuato la superficie e la zona (o le zone) di interesse alternativamente in Costa Morena, Capo Bianco e/o Punta Riso, come nella foto di copertina. Si parla di circa 1,5-3 ettari in base all’approvazione della proposta di investimento. I tempi di investimento potrebbero andare tra gli 8 e i 12 mesi.

Si sottolinea poi che la scrivente ha “interesse a entrare in possesso immediato delle aree di cui trattasi – o ad ottenere almeno una dichiarazione di messa in disponibilità nel breve periodo – per poter avviare tutti i necessari approfondimenti tecnici ed economici necessari per concretizzare il proprio piano industriale e affinare tutte le ipotesi di partenza al fine di rendere l’area pienamente utilizzabile per i propri scopi. In funzione della tipologia di area eventualmente concessa e dell’investimento richiesto, si stima la necessità di una concessione pluriennale che verrà quantificata, nel dettaglio, in funzione del piano economico finanziario da elaborarsi a cura della scrivente”.

FINCOSIT IN PUGLIA E A BRINDISI, UNA STORIA CHE RISALE AGLI ANNI ’60

La presenza nel porto di Brindisi risale agli anni 1967-75 dove la società costruì le banchine della allora diga di Costa Morena, la protezione dell’opera di presa a mare della centrale ENEL e il prolungamento del molo petroli. Da quegli anni ad oggi, Fincosit si è contraddistinta per aver eseguito la maggior parte delle infrastrutture portuali brindisine, tra le quali la diga di Punta Riso, gli Sporgenti Est ed Ovest di Costa Morena, la banchina di collegamento tra quella di Punto Franco e di Montecatini e, non ultima, la ristrutturazione delle banchine interne del porto “Ammiraglio Millo e Canale Pigonati”.

La posizione geografica, lo storico legame con il territorio pugliese fin dal secondo dopo guerra e la profonda conoscenza del porto sono elementi chiavi nella decisione di Fincosit di presentare un’istanza per l’assentimento in concessione di un’area demaniale marittima destinata a tali scopi, nel porto di Brindisi. Si tratta di un progetto, uno dei pochi, sostenibile con un alto valore aggiunto di ricchezza per il territorio sia in termini economici per la filiera che per l’indotto e sia per in termini occupazionali durante e dopo la realizzazione dell’infrastruttura proposta.

Attualmente Fincosit possiede 4 impianti galleggianti in proprietà ma nel recente passato ha avuto in proprietà o in concessione anche due impianti fissi ubicati rispettivamente nel porto di Genova e in quello di Taranto. La presente istanza prevede l’impiego continuativo di un impianto galleggiante ormeggiato in banchina. Tipicamente le fasi di realizzazione dei manufatti sull’impianto sono così riassumibili: 1. Assemblaggio cassaforma e sollevamento su impianto, 2. Realizzazione solettone di base e abbassamento cassaforma; 3. Inizio costruzione del fusto; 4. Realizzazione del fusto; 5. Varo e allestimento del cassone; 6. Trasporto del cassone. Un allestimento di grande impatto anche dal punto di vista occupazionale, conclude la Fincosit, con l’assunzione di manodopera specializzata e non (carpentieri, ferraioli, saldatori, meccanici, gruisti, operatori di mezzi in generali, marinai etc) e di personale tecnico e amministrativo permanentemente impiegato e avrebbe ricadute sull’indotto in svariati settori: impianti di calcestruzzo, centri di trasformazione ferro per c.a., acciaierie, carpenteria metallica, cave di materiali lapidei, rivenditori locali di materiale edile vario/saldatura, società specializzate in verniciature, sabbiature, oleodinamica, trasporti.