Home Cronaca E’ un pensionato brindisino di 76 anni il “super testimone” dell’omicidio di Sharon Verzeni: “Quella notte non ho visto nessuno”
E’ un pensionato brindisino di 76 anni il “super testimone” dell’omicidio di Sharon Verzeni: “Quella notte non ho visto nessuno”
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E’ un pensionato brindisino di 76 anni il “super testimone” dell’omicidio di Sharon Verzeni: “Quella notte non ho visto nessuno”

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E’ un pensionato brindisino il 76enne diventato improvvisamente il “super testimone” di un misterioso delitto, quello della 33enne Sharon Verzeni, uccisa lo scorso 30 luglio a coltellate a Terno d’Isola, Bergamo.
Si chiama Antonio Laveneziana (originario di Ostuni con alcuni anni vissuti anche a Ceglie Messapica) e per i carabinieri, potrebbe avere visto la persona in bicicletta che quella notte si allontanava all’ora del delitto, poco prima dell’una. Motivo per cui risulta essere indagato. Ma lui nega: “Vedo e sento male, non so nulla”. Laveneziana vive a 150 metri dal luogo della mortale aggressione.
Alle sue spalle ci sono vari precedenti penali, ma da tre anni si è trasferito dal Brindisino a Terno d’Isola per stare più vicino alla figlia e al nipotino. Con la moglie Pietrina Epicoco vive in via Castegnate, appartamento minuscolo che si affaccia sul tratto di strada dove Sharon Verzeni è stata uccisa intorno alle 00.50.
A quell’ora, Laveneziana era fuori, sul terrazzino, affacciato in direzione del killer che nei filmati si allontana in bicicletta dal luogo dell’omicidio  Un super testimone a cui i carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo hanno puntato immediatamente, convinti che potesse avere notato qualcosa di importante mentre la barista 33enne chiedeva disperatamente aiuto, al telefono con i soccorritori, prima di crollare a terra per le quattro pugnalate inferte, una al petto, tre alla schiena. 
Nei filmati si intravede una persona spostarsi velocemente in bicicletta, contromano. Potrebbe essere l’assassino o, nell’ipotesi ritenuta più probabile, un testimone oculare anche più prezioso di Laveneziana che nega ogni cosa su quei tragici momenti: “Viviamo qui da poco. Poi anche se fosse passato qualcuno, potrei non averlo notato, perché ho saputo soltanto al mattino cosa era successo. Dopo il delitto ho visto i lampeggianti, ma ho pensato a un incidente. E la moglie: “Qui non è mai capitato niente di male, ora siamo preoccupati. Ho una figlia della stessa età di quella ragazza. Speriamo che lo prendano, quel vigliacco”.
Ora spunta anche una lettera anonima sul luogo del delitto: “Quel coltello maledetto sta colpendo tutti, affondando la sua lama lentamente nei nostri cuori, creando dolore, rabbia, rimpianti. Caino è chiunque non parli e non dica la verità. Chi rimane in silenzio, nell’ombra e fa finta di niente” La lettera prosegue con una preghiera e con i caratteri che da corsivo passano allo stampatello: «Nessuno può riportarcela indietro ma qualcuno può dare una spiegazione a tutto ciò. Non siate complici di questa brutalità perché Sharon è figlia di tutti. Chi sa non volga le spalle, non si nasconda ma abbia il coraggio di dare giustizia a una vita».