Home Cronaca “A Cala Materdomini il caffè me lo porto da casa”. Storia di una spiaggia pubblica “soffocata” dal disamore e le carte bollate
“A Cala Materdomini il caffè me lo porto da casa”. Storia di una spiaggia pubblica “soffocata” dal disamore e le carte bollate
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“A Cala Materdomini il caffè me lo porto da casa”. Storia di una spiaggia pubblica “soffocata” dal disamore e le carte bollate

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“A Cala Materdomini il caffè me lo porto da casa”. E’ la risposta in bocca a tante persone che in questi giorni di calura hanno preso d’assalto la spiaggia più vicina alla citta: a solo due chilometri dal quartiere Casale e a pochi minuti da tutti gli altri quartieri. Un progetto nato con tanta passione e con un sogno: prendere in mano un luogo (La Sciaia a mare) che è stato la storia di questa città quando ancora non si parlava di “movida” con ristoranti e dancing notturni (Estoril, Pic Nic, la Sciaia a mare) che bisognava andare a cercarseli a Rimini quando il Salento era solo un luogo sperduto dell’Italia del Sud. Una città che con il suo “boom economico” faceva invidia a tante città del nord Italia nei primi anni Sessanta, insieme a un traffico passeggeri (fatto di saccopelisti che inondavano treni e traghetti verso Corfù) che pullulava per negozi e corsi cittadini fino all’imbarco che avveniva lungo i giardinetti di viale Regina Margherita. Nel cuore della città. Una storia sconosciuta a tanti giovani. Quelli che la sera cercano location e divertimento oltre provincia.
Per chi rimane e ama trovare spazio e divertimento lungo la litoranea nord, bisogna quindi accontentarsi di quello che c’è e che nasce a rilento e anche male (Cala Materdomini) e con location che di quegli anni ’60 e ’70 si portano dietro scheletri come Babylandia, lo stesso Pic Nic, la fatiscente piscina olimpionica, il dirimpettaio camping o la spiaggia della Provincia. Ho forse dimenticato qualcosa? Può essere. A Cala Materdomini, comunque, aspettando che l’estate 2024 passi, i bagnanti il caffè se lo portano da casa.