BRINDISI – Brindisi resta al momento fuori da tutte le reti transeuropee dei trasporti, Bari si conferma hub strategico anche per gli scambi con i Balcani e Lecce viene riconosciuta come nodo urbano. Nei giorni scorsi, infatti, si è concluso il trilogo tra Commissione europea, Parlamento europeo e Consiglio dell’Ue per la revisione del Regolamento sui corridoi Ten-T, e Brindisi risulta estromessa sia dal corridoio Baltico-Adriatico (che si fermerà a Bari) che dal corridoio dei Balcani occidentali, che collegherà Durazzo a Bari. Quest’ultimo rappresenta la riproposizione del Corridoio paneuropeo VIII, che vedeva collegata ai Balcani anche Brindisi. La partita è molto sentita perché rientrare in queste reti significa godere di canali prioritari nell’assegnazione delle ingenti risorse previste dai bandi europei per i trasporti da qui al 2026. Proprio nel luglio scorso si è tenuto a Brindisi un vertice tra i ministri degli Esteri dell’Albania, della Bulgaria, della Macedonia del Nord e, per l’appunto, dell’Italia al fine di rinsaldare le intese in vista dell’introduzione del Corridoio VIII nella rete strategica europea dei trasporti. In quell’occasione il ministro Antonio Tajani ebbe modo di asserire che «Brindisi, in Italia, è il punto d’ingresso di questo corridoio». E in precedenza anche il vice-ministro alle Infrastrutture ed ai Trasporti, Edoardo Rixi, ebbe ad esprimere «la ferma intenzione di chiedere all’Europa di riconsiderare i corridoi logistici inglobando Brindisi, e ciò nell’ottica di un corridoio orizzontale che da est possa raggiungere la Sicilia una volta realizzato il Ponte sullo Stretto». Dalle mappe pubblicate il 19 dicembre a seguito del trilogo, come detto, risulta solo Bari come hub strategico di collegamento tra le due sponde dell’Adriatico. I deputati forzisti Mauro D’Attis e Andrea Caroppo da anni seguono da vicino la vicenda. Nei mesi scorsi avevano già avuto modo di spiegare che «il prolungamento del corridoio dei Balcani occidentali da Durazzo a Bari, con un collegamento via Tirana, rappresenta un intervento fondamentale che riprende il vecchio progetto del Corridoio VIII, colpevolmente abbandonato, e rilancia la Puglia e tutto il Mezzogiorno, incentivando il trasporto di persone e merci tra l’Europa e l’Oriente». Per i due rappresentanti del centrodestra, questa opportunità potrà fungere da «volano per lo sviluppo di tutta la Regione, in particolare del porto di Brindisi e del Salento, anche grazie al riconoscimento di Lecce come nodo urbano». Un riconoscimento, quest’ultimo, importante soprattutto per la mobilità terrestre.
Stando ai fatti, Brindisi è al momento esclusa anche dall’altro asset strategico, ossia il cosiddetto “Quadrilatero del Sud” che collegherà le quattro aree logistiche di Bari, Taranto, Gioia Tauro e Napoli attraverso collegamenti ferroviari veloci (i treni, su queste linee, andranno ad una velocità compresa tra i 160 e gli oltre 200 km/h). Brindisi, infatti, mappe aggiornate alla mano, non rientrerebbe neppure nella rete extended core. Se la rete core, che è quella che collega le aree logistiche europee principali, prevede la realizzazione di progetti di primario interesse strategico entro il 2030, la rete extended – di recente introduzione – ne contempla il completamento entro il 2040. Eppure nell’aprile scorso la commissione Trasporti (Tran) del Parlamento europeo aveva proposto l’inserimento della linea ferroviaria Bari-Brindisi-Lecce tra le opere rientranti nella rete intermedia extended.
Teoricamente, non tutto è ancora perduto. I lavori sul regolamento revisionato, infatti, proseguiranno a livello tecnico. Una volta conclusi questi lavori, verrà trasmesso il testo ai rappresentanti degli Stati membri (Coreper) per l’approvazione. L’atto legislativo dovrà poi essere sottoposto a un meticoloso esame giuridico-linguistico prima di essere adottato formalmente dai co-legislatori ed entrare in vigore.