Home Politica Il sindaco: “Persi 1.500 posti e -52% di traffici. Siamo per sviluppo industriale e portuale, checché ne pensi la Soprintendenza. Autorizzato impianto A2A”. Amati: “Noi per l’ambientalismo tecnologico. In maggioranza a Brindisi non tutti la pensano come noi”
Il sindaco: “Persi 1.500 posti e -52% di traffici. Siamo per sviluppo industriale e portuale, checché ne pensi la Soprintendenza. Autorizzato impianto A2A”. Amati: “Noi per l’ambientalismo tecnologico. In maggioranza a Brindisi non tutti la pensano come noi”
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Il sindaco: “Persi 1.500 posti e -52% di traffici. Siamo per sviluppo industriale e portuale, checché ne pensi la Soprintendenza. Autorizzato impianto A2A”. Amati: “Noi per l’ambientalismo tecnologico. In maggioranza a Brindisi non tutti la pensano come noi”

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BRINDISI – Nel corso del congresso provinciale di Azione, il sindaco Giuseppe Marchionna e il commissario regionale del partito (nonché consigliere regionale) Fabiano Amati hanno ritrovato la sintonia sulle posizioni da assumere rispetto ai grandi temi che riguardano la comunità brindisina. Nelle ore successive al consiglio comunale nel quale maggioranza e opposizione avevano votato all’unanimità la mozione sulla richiesta di riesame delle autorizzazioni per il deposito Edison, Amati si era infatti espresso in maniera critica nei confronti dell’amministrazione comunale, definendola quella del «nì». Un approccio che per il commissario di Azione è addirittura «peggiore del no-a-tutto» che aveva contraddistinto la precedente amministrazione Rossi.

Nel suo intervento, il sindaco ci ha tenuto a sottolineare di non essere «esponente di nessun fronte del nì» e di essere invece «per uno sviluppo industriale» in grado di garantire la tutela dell’ambiente «proprio grazie ai grandi player operanti a Brindisi, i quali sono strutturati per portare avanti la ricerca scientifica». Per il primo cittadino, il modello di sviluppo della città improntato sull’industria e sul porto non deve essere superato in quanto «con il disimpegno delle grandi aziende, c’è il rischio che scoppi in città una bomba sociale. D’altronde, come dichiarato dal presidente Patroni Griffi nel corso dell’ultimo tavolo ministeriale sulla decarbonizzazione, già oggi, prima che cessi completamente l’era del carbone, i movimenti nel porto sono diminuiti del 52 per cento. Le stime parlano di 1.500 posti di lavoro che andranno persi, ma ci sono da valutare anche effetti indiretti a più larga scala. Su questo aspetto c’è da sottolineare, purtroppo, che Enel continua a darci più di qualche motivo di agitazione». Un porto che per Marchionna «deve essere anche al servizio dell’industria, checché ne pensi la Soprintendenza». Il sindaco ha passato in rassegna anche notizie positive quali l’apertura dell’incubatore per startup del settore aerospaziale e «l’ottenimento da parte di A2A dell’autorizzazione per la realizzazione di un impianto di smaltimento e recupero». Insomma, secondo il primo cittadino «la madre delle battaglie non è l’opposizione a Edison» ma la capacità di «mettere in fila la serie di investimenti già programmati».

Un discorso che ha soddisfatto Amati, il quale ha chiesto tuttavia a Marchionna di «utilizzare l’autorevolezza del sindaco per spiegare a tutti, magari anche entrando in conflitto con alcune parti politiche, che bisogna essere una classe dirigente che deve dire parole chiare. Noi siamo per l’ambientalismo tecnologico: nella maggioranza politica del Comune di Brindisi, però, non tutti sono sulla nostra stessa linea. Siccome si ha paura della rumorosità di quelli che chiamo inquinatori, ossia quelli del ‘no’, c’è il rischio che diventiamo la città del ni. A tal proposito, ho chiesto a Gianluca Serra di organizzare gli stati generali dell’ambientalismo tecnologico, così da discutere nel merito delle questioni accordandoci con la scienza».

Amati ha riservato poi un passaggio anche sulla sanità locale. «Il reparto di ginecologia a Francavilla – ha affermato – è stato chiuso perché si fanno i concorsi per fregare i medici. La risposta a questo modello non può che essere l’Azienda zero. E ancora, bisogna domandare a che punto sia la pratica per la ristrutturazione del Di Summa, che permetterebbe all’ospedale Perrino di non caricarsi di compiti che non gli dovrebbero competere».