Dante li metteva nell’Antiferno. Coloro che in vita non si schierarono né col bene né col male. Per lui questi peccatori sono coloro che durante la loro vita hanno vissuto senza mai osare avere un’idea propria, ma limitandosi ad adeguarsi sempre a quella del più forte o nella migliore delle ipotesi al silenzio. Ma chi sono gli ignavi di oggi? Quanti sono e, soprattutto in questa fase storica, l’Italia può permetterseli?
Peccatori «che mai non fur vivi». La loro pena è quella di correre dietro a un’insegna, punti da mosconi e vespe, e il loro sangue è raccolto a terra da numerosissimi vermi. Inoltre, per la legge del contrappasso, poiché non furono attivi in vita, ora, sono costretti a correre ininterrottamente. Perché gli Ignavi non sono degni di meritare le gioie del Paradiso, ma a loro non possono essere destinate neanche le pene dell’inferno proprio per il fatto che, durante la loro vita, non si sono mai esposti, né schierati verso direzione alcuna. Fondamentalmente, Dante disprezza tantissimo gli ignavi perché per il poeta, dal punto di vista teologico, l’uomo deve per forza scegliere fra Bene e Male e il richiamo era già all’epoca alla vita sociale, alla scelta politica. E mai come oggi è evidente che al di la dei personalismi e delle piccole questioni dell’oggi, la vera sfida per le prossime politiche è tra due campi. Se ad alcuni può risultare troppo soggettivo leggere le elezioni come una contrapposizione tra buoni e cattivi, è perlomeno oggettivo che la sfida di oggi vede da una parte i sostenitori del mondo libero e dell’altra quelli legati (o peggio ancora affascinati) dall’autoritarismo russo. Non avremo mai la certezza assoluta che dietro la caduta dell’ottimo (basta vedere numeri economici) Governo Draghi ci sia direttamente la mano russa ma di certo è evidente la dinamica che ha portato a questa, ed è facile risalire alle posizioni che nei mesi hanno assunto le varie forze anche e soprattutto prima della guerra in Ucraina. Sta di fatto che in questa situazione occorre che tutti prendano una posizione chiara: o di qua o di là. Ma chi sono gli ignavi di oggi? Sono coloro che pur avendone la possibilità non prendono posizione per non rischiare.
Se questo atteggiamento può strappare l’umana comprensione verso “chi tiene famiglia”, di certo la giustificazione non può valere per coloro che, per meriti e fortuna hanno assunto un ruolo di opinion leader, come gli influencer, grazie alle loro abilità lavorative o artistiche.
Bene ha fatto Elodie che è stata tra le pochissime che oltre a schierarsi contro il razzismo e l’omofobia, facendo anche i nomi e i cognomi dei politici che non le piacciono (e non è cosa da poco). La cantante di Tribale nei mesi scorsi si è schierata accanto alla comunità LGBTQ ed ha attaccato pubblicamente Matteo Salvini e Giorgia Meloni. A fianco a lei anche il cantante Ghali, che si è espresso per preservare l’umanità dei salvataggi in mare dei poveri migranti. Tutti gli artisti o opinionisti dovrebbero fare altrettanto e prendere parte, facendo nomi e cognomi.
Dopo tutto in America gli endorsment di personaggi famosi ed influenti è un fenomeno consolidato ed ha accompagnato anche l’elezione di Joe Biden, il quale ha potuto contare sull’appoggio di Leonardo di Caprio, Selena Gomez, Beyoncé, Taylor Swift, Billie Eilish e moltissimi altri volti noti al grande pubblico.
È inoltre indubbio che in una società come la nostra, sempre più liquida e digitale, i giornali, la televisione e le feste di partiti (circoli compresi) rappresentino lo strumento d’informazione privilegiato solo per alcune fasce d’età, quelle più agé, mentre ve ne sono molte altre che ormai si affidano a chi ha fatto della comunicazione a mezzo smartphone il proprio lavoro e life style. I millennials e la generazione Z sono tra di loro. Entrambe queste generazioni si informano oggi quasi esclusivamente grazie ai Social e ai siti d’informazione presenti sul web, e, elemento fondamentale in vista del 25 settembre, si tratta di elettori sensibili ai temi progressisti, dal salario minimo alla lotta per la cannabis e la parità di genere, qualunque genere, non solo quelli cari a Pillon e Meloni.
Quello del gap generazionale è inoltre un tema che coinvolge anche gli artisti. Ho potuto notare, infatti, più coraggio nei giovani artisti rispetto a quelli con più di carriera alle spalle, forse perché le nuove generazioni sanno e hanno la consapevolezza che non si può più sbagliare nello scegliere i propri rappresentati, mentre molti boomer continuano a ragionare di pancia, guardando spesso solo ai propri interessi immediati o, peggio ancora, scegliendo la via degli ignavi.
Francesco Caroli