Rossi porta in tribunale Edison ed Emiliano. E come sempre, a perderci sono i brindisini
BRINDISI – Il Comune di Brindisi alla fine, come preannunciato nei mesi scorsi, ha presentato ricorso al Tar Lecce per ostacolare la realizzazione del deposito gnl di Edison. Solo che Riccardo Rossi non avrà al suo fianco Michele Emiliano in questa ennesima battaglia, così come millantato dal primo cittadino. Anzi, il ricorso è proprio contro la Regione Puglia e il Mite al fine di chiedere l’annullamento del decreto interministeriale e della delibera di giunta regionale attraverso cui è stato concesso il placet sulla costruzione dell’infrastruttura energetica.
Le motivazioni contenute nel ricorso, rappresentate dall’avvocato Rubina Ruggiero, in passato appartenente al Forum Ambiente Salute e Sviluppo e già protagonista del ricorso gerarchico avverso la vasca di colmata di Costa Morena, sono una summa delle lamentazioni pubbliche del sindaco sciorinate in questi anni. Tra queste, non poteva mancare la richiesta di delocalizzare l’opera a Capo Bianco, dove l’Amministrazione Rossi chiede di trasferirci tutto e niente. Sarà un modo per evitare ulteriori cementificazioni? Non lo sappiamo, ma si ricorderà, al riguardo, il pesante affondo dell’on. D’Attis, che denunciò: “Perfino la Soprintendenza, evidentemente sollecitata da qualcuno dell’Amministrazione Rossi, ha bloccato l’iter e ha proposto a voce una sorta di scambio, promettendo il proprio avallo alla realizzazione della vasca di colmata in cambio della mancata realizzazione del banchinamento di Capobianco. Il tutto, guarda caso, mentre il Presidente dell’Autorità portuale ha candidato quell’area a zona franca doganale, ottenendo dal Recovery ingenti finanziamenti. Il Comune, con la connivenza di funzionari dello Stato, ovvero della Soprintendenza, tiene bloccato il porto. Mi assumo pubblicamente la responsabilità di quello che sto dicendo”.
Non sappiamo come siano andate realmente le cose, ma di certo la Soprintendenza mise nero su bianco quella bizzarra richiesta. Nel parere favorevole alla vasca di colmata rilasciato dal Mibact, infatti, si legge che la Soprintendenza aveva chiesto come compensazione per la realizzazione della vasca di colmata di Costa Morena Est lo smantellamento della colmata di Capobianco. Richiesta per fortuna respinta dal Mibact a seguito delle rimostranze dell’Authority.
Sta di fatto che è nota la posizione dell’Amministrazione sulle cementificazioni, con Rossi che in passato ha sostenuto battaglie contro le nuove banchine di Sant’Apollinare, asserendo che si trattasse di “una vera catastrofe: ma scherziamo, si vuole cementificare Sant’Apollinare???”.
Così come è nota quella dell’assessore Borri, secondo il quale il porto di Brindisi non ha bisogno di nuove banchine.
Ma tornando alla vicenda Edison, ci sarebbe da chiedersi perché – come riportato nel ricorso – il deposito di gnl non va bene a Costa Morena perché pericoloso per merci e passeggeri mentre a Capo Bianco non sarebbe pericoloso per la Marina Militare (il Comune spinge da tempo per un trasferimento dei militari a Capo Bianco, mentre l’ente portuale ha previsto il loro insediamento presso la vasca di colmata di Costa Morena).
Ciò, fermo restando che anche il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici eccepì l’inopportunità di concentrare nella stessa area i depositi Ipem (per il quale è infatti previsto un trasferimento), Edison e Brundisium.
Ad ogni modo, quello che rileva è il consueto ostracismo dell’Amministrazione Rossi, sempre pronta alle carte bollate, quando invece sarebbe – già da un pezzo – il tempo di discutere con Edison di ritorni per il territorio.
Una pratica, quella dello scontro per vie legali, alla quale abbiamo assistito già in occasione del riesame Aia per Eni Versalis. Il decreto Aia stabilì che entro 6 mesi Ispra, Arpa e Versalis dovessero necessariamente trovare un accordo per implementare il sistema di monitoraggio delle centraline interno ed esterno all’impianto. Il sindaco criticò pesantemente quella decisione in quanto avrebbe voluto che tale accordo fosse contenuto già nel decreto. Pertanto il Comune presentò ricorso al Tar, salvo poi non controdedurre nulla in fase dibattimentale, tanto da far intervenire la improcedibilità del ricorso per sopraggiunta carenza di interesse. Il motivo? Arpa, Ispra e Versalis, proprio come prescritto nel decreto Aia, nel frattempo sono addivenuti ad un accordo sull’implementazione del sistema di monitoraggio.
Per anni abbiamo sentito dal movimento di cui faceva parte l’attuale sindaco: “No dirty sponsor”. Ovvero: con le multinazionali del fossile non bisogna trattare, perché i loro soldi sono lo sterco del diavolo. E infatti Brindisi, sulle ali del populismo (ma anche dello scarso spessore della sua classe dirigente), non ha ottenuto praticamente nessuna compensazione apprezzabile per la presenza delle centrali a carbone, del petrolchimico, di British Gas e adesso del Tap, con contrada Torre Rossa che continua ad essere sprovvista delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria che pure Snam vorrebbe realizzare a titolo di compensazione.
Intanto gli anni passano e la città sprofonda sempre più, priva – o meglio privata – di un orizzonte.