Svelato il nuovo Piano regolatore portuale, ed è tanta roba. Tra le novità: rimorchiatori nel porto esterno, terminal crociere a Punta Riso, passerella tra lungomare e Sant’Apollinare
BRINDISI – Ci sarà abbondantemente modo di discutere del nuovo Piano regolatore portuale, adottato dal Comitato di gestione portuale ma ancora da sottoporre a tanti altri passaggi, il più lungo dei quali è probabilmente quello da incardinare all’interno della Vas. Ma finalmente Brindisi avrà modo di ragionare su una nuova visione ambiziosa, di ampio respiro, dopo vari lustri in cui nei piani delle opere pubbliche si è fatto copia e incolla e soprattutto dopo una stagione di veleni con interpretazioni invalidanti del vecchio Prp.
Nel nuovo Prp c’è la Brindisi dei prossimi 40 anni, come saranno il porto interno, quello medio e quello esterno. Sono descritte dettagliatamente opere e tempi. Ripetiamo, c’è una visione. E a Brindisi nessuno, fatta eccezione forse per Mennitti, si è mai sforzato di tracciarne una. Perché presuppone capacità, competenza, sudore, coraggio, idee. Tutto quello che al Comune di Brindisi non sono in grado di esprimere da almeno dieci anni.
Partendo dal Porto interno, nel documento si legge: “Il PRP conferma per il Seno di Ponente la attuale destinazione d’uso: partendo dal limite orientale della sponda meridionale e procedendo in senso orario si conferma la destinazione di funzione turistica da diporto per mega-yacht con la delocalizzazione degli ormeggi per i rimorchiatori nel porto esterno, dunque la presenza delle aree destinate alle Autorità Militari fino alla sponda destra del canale Cillarese; l’attuale cantiere posto sulla sponda sinistra del suddetto canale verrà delocalizzato presso l’area specializzata prevista nel Porto medio e tale area sarà riconvertita ad area a verde di interfaccia porto-città in continuità con il parco del Cillarese. La sponda nord del Seno di Ponente conferma la presenza del diporto nautico e di un’area destinata alla funzione peschereccia con interclusa un’area militare (Guardia di Finanza). È importante sottolineare che il PRP recepisce il progetto relativo al servizio marittimo, cosiddetto Metromare, per il collegamento tra l’approdo Cillarese, in sostanziale corrispondenza al Terminal terrestre e gli approdi Casale e San Teodoro, esercito attraverso tre imbarcazioni realizzate allo scopo. Il Seno di Levante, procedendo in senso antiorario a partire dal limite settentrionale della sponda di ponente, sarà destinato al diporto per il tratto relativo alle banchine Centrale/Dogana e Stazione Marittima. A seguire le banchine Carbonifera nord e sud e Vecchia e Nuova Rampa ospiteranno una funzione mista tra passeggeri e turistica e da diporto. Partendo dalla banchina Feltrinelli fino all’accosto di S. Apollinare il Piano prevede una riqualificazione degli spazi a terra da destinare al servizio passeggeri ed al traffico commerciale destinato alla movimentazione di merci con rotabili, Ro-Ro, e delle rinfuse (principalmente a supporto degli insediamenti esistenti) ed alle infrastrutture connesse con i crocieristi”.
Sempre a proposito di porto interno, nel Piano vengono proposte soluzioni per trasformare Brindisi in una vera città d’acqua. L’idea è quella di interconnettere le varie sponde: “In quest’ottica, immaginando di tracciare una linea invisibile tra queste emergenze, si formerebbe un triangolo di collegamento ideale tra la città storica, la città di espansione più recente e l’area del porto medio e esterno; intorno a questo triangolo ideale si potrebbe pensare la riorganizzazione funzionale delle banchine urbane, da adibire al diporto e a funzioni legate allo svago e al tempo libero dei cittadini. Importante ipotizzare un collegamento pedonale, in continuità con l’asse viario di Via Roma, strada di collegamento tra la città e il porto alla città, tra piazza Vittorio Emanuele II e il capannone ex-Montecatini, tra il lungomare prospiciente il centro storico con la banchina orientale del seno di levante, cosa che renderebbe accessibile il capannone direttamente dalle banchine storiche e che permetterebbe un suo facile e immediato utilizzo, per ospitare come già avvenuto in passato, fiere, esposizioni e congressi (Salone della Nautica e del Mare del Salento), o per prevedere altre funzioni ed attività legate al “food & entertainment” o come struttura aservizio delle attività crocieristiche. Altro punto importante riguarda la necessità di rendere il porto e le banchine “vive” e “attive” durante tutto l’arco della giornata, ripristinandone l’originaria funzione delle stesse, ossia di strutture per l’ormeggio, nello specifico concentrandosi sul diporto, e realizzare, in questo modo, un vero e proprio marina lineare urbano, organizzando gli spazi di banchina con le attrezzature necessarie per l’ormeggio e quelli adiacenti per attività di accoglienza, usi commerciali e di ristorazione. Ridare vita allo specchio acqueo attraverso lo sviluppo del diporto nautico, all’interno di un bacino protetto, a servizio dei cittadini, ma anche dei turisti.
La rifunzionalizzazione delle banchine per usi diportistici potrebbe costituire l’inizio di un effetto volano per tutta l’economia del territorio e dare vita ad un waterfront frequentato e frequentabile durante tutte le ore del giorno. La configurazione del bacino portuale, la sua posizione all’interno del mar Mediterraneo, la presenza di fondali e di aree di banchina sufficientemente ampie, l’esistenza di attrezzature e servizi necessari al diporto, e la vicinanza della città e dei sui servizi primari, e non ultimo dell’aeroporto, sono tutte caratteristiche che rendono il porto antico di Brindisi ideale per ospitare i mega-yacht e il relativo equipaggio; il bacino di Levante sarebbe comunque un attracco ideale anche per piccole crociere che accosterebbero in prossimità del cuore storico della città, raggiungibile a piedi”.
Per quanto concerne il Porto medio, invece, spiccano gli spazi di ampliamento per la cantieristica: “Il PRP prevede per il settore settentrionale, ad ovest dell’isola di S. Andrea, l’ampliamento della funzione del diporto nautico attualmente svolto presso il Marina di Brindisi fino all’isola ed il potenziamento del distretto dedicato alla cantieristica attraverso la realizzazione di strutture a mare che consentano di estendere le attività anche a navi di dimensioni superiori di quelle che attualmente lo utilizzano e consentirne l’auspicato sviluppo e razionalizzare l’utilizzo del territorio. Si prevede inoltre un intervento di adeguamenti dei fondali per consentire il passaggio delle piccole imbarcazioni sotto il ponte di collegamento con l’Isola di S. Andrea. Proseguendo verso sud-ovest nell’area adiacente, che nel piano vigente è individuata come “Area Sedime Aeroportuale”, nella fascia demaniale è prevista la realizzazione di un attracco da utilizzare per i mezzi navali dedicati al trasferimento di merci e persone da/per l’area Porto Franco di Capo Bianco e con il terminal crociere che quindi potranno avvenire senza transitare attraverso i varchi doganali con evidenti vantaggi sia in termini di tempo che di costi. La parte sud del Porto medio tra S. Apollinare e Costa Morena Ovest ospita una funzione mista tra passeggeri e commerciale, mentre il resto di Costa Morena è interamente dedicato prevalentemente alla funzione commercialee logistica. A tergo delle aree di Costa Morena è inoltre prevista un’ampia area retroportuale da destinare alla logistica dei traffici portuali. Presso la radice est di Costa Morena Est è prevista la realizzazione di un piazzale con banchina operativa che si estende sull’area attualmente occupata dall’opera di presa a mare che a seguito della dismissione della centrale non sarà più necessaria”.
Riguardo il Porto esterno, infine, balza agli occhi la previsione, conosciuta da tempo in verità, secondo cui sulla nuova colmata di Costa Morena Est potranno trovare posto le nuove unità navali della Marina Militare e ulteriori spazi per la cantieristica, oltre che – e questa è una novità – i rimorchiatori. Inoltre è stato inserita anche la previsione di un terminal crocieristico a Punta Riso, a supporto di quello da realizzare a Sant’Apollinare: “Il porto esterno nel settore meridionale ospita il principale intervento di ampliamento del porto, ovvero la realizzazione della colmata di Capo Bianco, destinata ad accogliere la funzione industriale che si sviluppa fino al pontile Polimeri del quale è compreso un consistente ampliamento sia in termini di lunghezza che di larghezza. Capo Bianco ospita una Zona Franca Doganale Interclusa (Zfd), denominata “Capo Bianco”. La volontà di cercare nuovi piazzali operativi all’interno del Porto esterno è strettamente connessa alla crescente domanda di aree per la logistica avanzata che rappresenta un elemento cruciale per gli operatori portuali in quanto fornisce servizi per lo stoccaggio, la movimentazione a magazzino, l’assemblaggio ed altri servizi ad esso connessi. Nell’area di Costa Morena est, che il vigente PRP destinava a “Depositi Costieri”, il piazzale ottenuto attraverso la costruzione della cassa di colmata già programmata dalla AdSP e la relativa banchina operativa sono stati destinati ad una funzione mista cantieristica navale e Autorità Militari che comprende anche gli ormeggi per i rimorchiatori, così da fornire al settore della cantieristica navale una ulteriore opportunità di sviluppo e fornire allo stesso tempo una banchina idonea per l’ormeggio delle unità di maggiori dimensioni della Marina Militare che attualmente ormeggiano, con notevoli difficoltà, all’interno del seno di ponente. Infine in corrispondenza del radicamento della diga di Punta Riso all’Isola S. Andrea, sul lato interno, è prevista la realizzazione di un ulteriore terminal crociere a sussidio di quello di S. Apollinare in previsione di una auspicata crescita dei traffici di questo settore. Il nuovo Terminal Crociere di Punta Riso sorgerà a tergo della omonoma diga in prossimità del radicamento all’Isola S. Andrea. Il terminal è da considerarsi sussidiario del Terminal di S. Apollinare da utilizzare nei casi di emergenza di non operatività del Terminal principale (ad esempio incondizioni meteomarine avverse). Il terminal hauna banchina operativa di circa 325 m ed un piazzale operativo di circa 35.000 m²”.
Tra i vari interventi immaginati, oltre a nuove casse di colmata funzionali ai dragaggi (delle quali è fin troppo prematuro parlarne, soprattutto se non cambierà la normativa in materia di dragaggi che li rende pressoché impossibili), vi sono la valorizzazione dell’area archeologica di Punta delle Terrare; il trasferimento dei traffici di merci pericolose dal porto medio al porto esterno (nuovo pontile Polimeri).
C’è poi un intervento di protezione al piede della sponda nord del Canale Pigonati: “Al fine di migliorare la sicurezza della navigazione delle navi che accedono al porto interno attraverso il canale Pigonati è stata prevista la realizzazione, al piede della banchina storica esistente sulla sponda nord, di un intervento di protezione/consolidamento della fondazione. In questo modo sarà possibile estendere il dragaggio a quota -10 m s.m.m. del canale navigabile fino a circa 5 m dal limite della suddetta banchina storica portandone la larghezza utile dagli attuali 75 m circa a 100 m.”.
Infine, sarà necessario realizzare opere foranee per la protezione dai moti ondosi: “Allo stato attuale, l’opera di difesa principale (Diga di Punta Riso) è già stata completata e quindi gli unici interventi necessari per completare la difesa del bacino portuale riguardano il molo di sottoflutto e consistono nelle scogliere previste per chiudere i varchi tra le isole Pedagne, in parte già esistenti, e nel molo che ha origine dall’isolotto Traversa e si estende in direzione nord per circa 250 m completando la protezione del bacino portuale. Si tratta delle stesse opere già previste nel PRP vigente. Per quanto riguarda l’estensione dell’opera principale che ha origine dall’Isola Traversa dall’analisi della sicurezza della navigazione è emersa l’opportunità di ridurne la lunghezza al fine di aumentare le dimensioni delle aree a disposizione delle navi che entrano nel porto in condizioni di venti forti provenienti da nord. Nelle tavole di Piano è stata quindi indicata anche una configurazione intermedia per la suddetta opera che ne limita lo sviluppo da 250 m a circa 125 m interrompendola in corrispondenza della batimetrica -15 m s.l.m.m. In pratica si tratta di una configurazione di prima fase dell’opera in oggetto coerente con le previsioni del nuovo PRP. La necessità/opportunità di completare l’opera nella sua configurazione finale potrebbe essere rimandata ad una fase successiva alla realizzazione dei primi 125 m del molo e definita sulla base anche dell’effettiva protezione fornita dall’opera in configurazione parziale e della sicurezza della navigazione”.
Rispetto ai tempi fissati per la realizzazione delle varie opere, il Piano prevede quattro step, da una fase 0 ad una fase 3. Eccoli di seguito riportati in foto: