L’Asi si tenga cara l’Autorità portuale: riperimetrazione del Sin e comunità energetiche passano dal porto
BRINDISI – Nella giornata odierna si terrà un interessante convegno organizzato dall’Asi sulle comunità energetiche e sullo sviluppo delle aree industriali. Interverranno praticamente tutti, tranne l’Autorità portuale. Limitandosi a leggere il titolo dell’incontro, verrebbe da pensare che in effetti ci azzeccherebbe poco la presenza dell’ente portuale. Ma questo vale per l’uomo della strada. Gli addetti ai lavori, invece, dovrebbero sapere bene quanto sarebbe importante che l’Asi andasse a braccetto con l’Autorità portuale, perché ne trarrebbe grandi benefici, e con essa l’economia della città. Per questo è importante che il consorzio non si appiattisca alle logiche che hanno mosso fino ad ora il Comune e mantenga quanto più possibile una equidistanza tra Comune e Autorità portuale. Il presidente Rina è uomo di mediazione, ma non può sfuggire che è espressione del Pd brindisino. Ad ogni modo, volendo credere alla buona fede del mancato invito all’ente portuale e volendo pensare che le posizioni dell’Asi su ACT Blade, Edison, Fer, ecc, siano combacianti con quelle del Comune per ragioni tecniche e non di appartenenza, ci ha pensato il presidente di Confindustria Brindisi, Gabriele Menotti Lippolis, a sottolineare sul Quotidiano i motivi per i quali l’Asi dovrebbe tenersi cara l’Autorità portuale. Il primo è legato al fatto che proprio a proposito di comunità energetiche, quelle istituite in ambito portuale non hanno limiti in termini di megawatt, e l’area di sviluppo industriale potrebbe avvantaggiarsi di tale opportunità qualora ce ne fosse la volontà.
L’altro motivo, ancora più importante, è che l’area industriale di Brindisi va intesa per buona parte come area retroportuale, i cui destini sono strettamente legati a quello delle attività portuali. Ebbene, le aree retroportuali che l’Authority farà rientrare nel nuovo Piano regolatore portuale potranno beneficiare di apprezzabili semplificazioni autorizzative, legate anche all’iter per la riperimetrazione Sin. In pratica, i terreni caratterizzati e utilizzabili per attività produttive potrebbero essere espunti dal Sin attraverso una procedura snella e attivata in ambito locale. Non è poco.
L’imperativo categorico, dunque, è fare squadra e abbandonare logiche faziose e rancori. La vicenda ACT Blade, al contrario di come la si voglia far passare, non rappresenta un primo passo verso l’unità ma va intesa come l’ennesima brutta pagina scritta dall’Amministrazione comunale, che dopo i soliti NO che partono in automatico quando si tratta di procedure in capo all’Autorità portuale, è stata costretta a ritornare sui suoi passi onde evitare di perdere un interessante investimento sul territorio. Ma resta una brutta pagina. La speranza che al Comune qualcuno abbandoni sterili battaglie, tra l’altro tutte perse, è l’ultima a morire.