Dalla Soprintendenza stop alla fabbrica di pale: da preservare terme di Sant’Apollinare e skyline. Chi lo spiega ai disoccupati?
BRINDISI – Come era scontato che fosse, anche la Soprintendenza ha dato parere sfavorevole rispetto all’insediamento di Act Blade a Sant’Apollinare. Le Soprintendenze fanno il loro lavoro, per carità. Esistono e bisogna conviverci. Tra le cose con le quali bisogna convivere, ci sono ad esempio alcuni rilievi espressi nel parere.
Tra questi, la prescritta tutela delle visuali che si hanno da vari punti d’interesse della città, come il Monumento al Marinaio o Forte a Mare o la Casa del turista, dai quali le due tensostrutture che realizzerebbe Act Blade sarebbero visibili, altererando lo skyline consolidato. Uno skyline non proprio incontaminato, data ad esempio la invadente – quella sì – presenza della centrale a2a.
Quindi che facciamo? Rinunciamo a qualche centinaio di posti perché la vista – già abbondantemente compromessa – deve rimanere fissa e immutabile da ogni angolo della città?
O ancora, sono stati eccepiti vincoli per la supposta vicinanza del progetto in oggetto a importanti testimonianze come le (famosissime) terme romane di Sant’Apollinare, la cui esistenza è indiziata dal rinvenimento di alcune strutture. E poi ovviamente è stato eccepito il rispetto della fascia di tutela dal capannone Montecatini e dall’area archeologica di Punta delle Terrare, distanti circa 100 metri dal sito individuato da Act Blade.
Alla luce di ciò, ci si chiede cosa stia aspettando il MiC a finanziare imponenti campagne di scavo al fine di trasformare questi tesori nascosti in attrazioni che potrebbero portare in città orde di turisti e cambiare la storia di Brindisi. Perché bloccare settori vitali come porto e industria per far rivivere le mellonate di Sant’Apollinare (come voleva qualche associazione politica) o per osservare qualche muretto di qualche secolo o millennio fa (che in pochi verrebbero a visitare dato il contesto fortemente compromesso a livello paesaggistico dell’area), appare affare incomprensibile per chi ha una valigia pronta o fatica ad arrivare alla fine del mese o si deprime su un divano con 500 euro al mese offerti dalla Stato. Cioè da tutti noi, che vorremmo poter lavorare come sancisce all’articolo 1 la Costituzione. E questo dovrebbe far riflettere su cosa sia più importante in un contemperamento d’interessi che è sempre più sbilanciato sul lavoro a causa di un Paese barocco dove tutto appare farsesco e beffardo.