La Scu rialza la testa tra storici capo-clan pronti ad uscire dal carcere e stretti contatti con criminalità albanese
BRINDISI – Di seguito la relazione della Dia sulla criminalità nel territorio brindisino inerente il secondo semestre del 2021.
Lo scenario criminale nel circondario di Brindisi è stato delineato nell’ambito della Commissione Regionale di studio e inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata in Puglia riunitasi il 25 ottobre 2021. In quella seduta il Prefetto della provincia di Brindisi, dr.ssa Carolina BELLANTONI ha dichiarato che “Brindisi è la culla della sacra corona unita e che i maggiori capo clan dell’epoca, dal carcere, hanno continuato a gestire il territorio ed a breve, essendo in scadenza la custodia detentiva, si paventa il pericolo di un incremento delle loro attività criminose”.
Nel territorio i gruppi criminali di tipo mafioso hanno “stipulato una pace per gestire meglio gli affari ed ingerirsi nella parte sociale”. Le maggiori famiglie presenti sono i mesagnesi (gruppi ROGOLI, CAMPANA, VITALE, PASIMENI e VICENTINO) i tuturanesi (gruppo BUCCARELLA) ed ulteriori “sotto clan che interessano il capoluogo brindisino con i BRANDI-MORLEO”.
Nello stesso consesso di ottobre sopra citato il Procuratore della Procura della Repubblica di Brindisi, Antonio DE DONNO, ha illustrato il continuo evolversi delle organizzazioni criminali brindisine in cui possono individuarsi tre tipologie: “una prima caratterizzata da una cultura mafiosa radicata agli anni 90 contrapposta allo Stato, una fascia intermedia consolidata in clan, che presidia i singoli territori con forte capacità di intimidazione, i cui reati afferiscono al settore della droga, agevolati dalle sponde albanesi e slave e dell’estorsione. Il terzo livello è quello dei giovanissimi che non possono ancora esercitare il traffico di stupefacenti, ma commettano reati violenti (es. sparatorie) con motivazioni pretestuose per salire nella scala gerarchica ed essere accreditati nel modo della droga”.
Nel solco del passato il traffico di sostanze stupefacenti continua a rappresentare il settore di più vasta portata criminale che garantisce sicuri e stabili guadagni parte dei quali peraltro impiegati per il mantenimento delle famiglie dei detenuti. L’ingravescente fenomeno denota segnali di ripresa e vede sempre più coinvolte organizzazioni criminali albanesi che operano in stretto contatto con quelle salentine. L’assunto trova conferma anche nella recentissima azione di contrasto del 22 gennaio 2022 condotta dalla Guardia di finanza che ha evidenziato la presenza a Brindisi di un’organizzazione criminale transnazionale dotata di disponibilità finanziarie e logistiche, nonché dedita al trasporto ed alla commercializzazione sul territorio italiano di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente. In particolare il gruppo mesagnese costituiva il terminale italiano di un’organizzazione balcanica in grado di importare nella provincia brindisina significative partite di eroina e cocaina rispettivamente in arrivo dalla Turchia e dall’Olanda quindi successivamente smistate sulle diverse piazze di spaccio della regione pugliese ed in provincia di Reggio Calabria. Il contesto investigativo ha tra l’altro evidenziato la capacità di interazione con la ‘ndrina CUAIETTO-PIPICELLA di Careri (RC).
Sempre nell’ambito illecito del traffico di sostanze stupefacenti la provincia di Brindisi ha registrato una recrudescenza dei fatti delittuosi anche negli ambienti non strettamente legati alla criminalità organizzata. L’operazione “Rosy Abate” del mese di luglio 2021 ha fornito ad esempio uno spaccato interessante di tale genere di malavita ad Ostuni (BR) dove la Polizia di Stato ha smantellato un gruppo criminale ben strutturato e con un alto livello di organizzazione guidato da una coppia di pregiudicati. Le intimidazioni poste in essere per recuperare le somme dovute dagli acquirenti della sostanza stupefacente si sono concretizzate in minacce di notevole intensità con vere e proprie aggressioni fisiche di brutale intensità.
Di particolare interesse sono stati i riscontri investigativi della recentissima indagine “Nautilus” dell’11 gennaio 2022 che ha fatto luce su un gruppo criminale accusato di aver costituito una vera e propria holding dedita al gaming on line illecito sul territorio nazionale ed estero, avvalendosi anche dei legami con i vertici dei CASALESI. Fra gli indagati emerge un personaggio di spicco del vecchio contrabbando di tle brindisino dedito per conto della scu brindisina “anche ad altri affari illeciti fra i quali quelli connessi alla gestione delle slot machine, dei videopoker e dei giochi elettronici in generale e delle scommesse online”.
Nel semestre di riferimento la spiccata vocazione relazionale della sacra corona unita brindisina finalizzata all’attuazione di un più evoluto modello di mafia degli affari si sarebbe estrinseca ta in maniera silente cercando punti d’incontro con la parte compiacente della politica locale inserirsi nel controllo dei settori più proficui dell’imprenditoria. Lo dimostrano sia i provvedimenti interdittivi antimafia emessi dal Prefetto di Brindisi molti dei quali riguardanti ditte aventi sede legale nella zona compresa tra Carovigno e Ostuni, sia gli insediamenti delle commissioni di accesso ispettive ex art. 143 TUEL che hanno interessato proprio le amministrazioni comunali di quell’area geografica dove tra l’altro i gruppi criminali mostrano particolare interesse per tutte quelle attività che ruotano attorno allo sviluppo turistico. A seguito dell’attività ispettiva svolta anche con il contributo della DIA il 27 dicembre 2021 il Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro dell’Interno del 23 dicembre 2021 ha deliberato lo scioglimento del Consiglio comunale di Ostuni (BR) e l’affidamento della gestione ad una Commissione straordinaria per la durata di 18 mesi.
Le organizzazioni criminali brindisine continuano a dimostrare particolare efferatezza nella commissione dei reati contro il patrimonio segnatamente rapine consumate anche in pieno centro cittadino. Tali figure delittuose riconducibili sia ad aspetti di criminalità comune che di macrocriminalità non escludono stante il tipico modus operandi il coinvolgimento di gruppi composti da soggetti di origine barese e foggiana.
Il porto di Brindisi rappresenta ancora uno snodo nevralgico non solo per l’importazione di merci contraffatte da commercializzare nel territorio nazionale ma anche per gli sbarchi di migranti clandestini.
Analogamente al semestre scorso numerosi sono stati in molti comuni della provincia i sequestri di armi e munizioni.