L’assessore Saponaro fa un’operazione verità sui conti del Comune. Per i rifiuti e i servizi sociali spese troppo alte
BRINDISI – Di seguito l’intervento dell’Assessore al Bilancio Francesco Saponaro in merito al consuntivo 2021.
“Il Consuntivo 2021 registra, esaminando il suo risultato finale, un deficit di 40.823.206,25 euro, notevolmente inferiore al deficit del 2019, pari a circa 54 milioni, dato di partenza del Piano pluriennale di riequilibrio. Considerato che l’accantonamento annuale previsto dal Piano è pari a 2.750.000, si potrebbe legittimamente sostenere che il risultato odierno è superiore di 2 volte e mezza rispetto al target previsto a gennaio 2020 e permette di ridurre la rata annuale a 2,2milioni. Il risultato è tale da aver indotto alcuni consiglieri, nel dibattito in Commissione Bilancio, a rispolverare il dubbio sulla opportunità di aver fatto ricorso alla complessa procedura del Piano pluriennale di Riequilibrio. Io credo che una analisi approfondita dei dati del Consuntivo possa aiutare a rispondere a questo importante dubbio. Vorrei però innanzitutto chiarire che l’analisi attenta dei numeri conduce ad evitare facili trionfalismi in ordine alla riduzione del deficit. Si tratta infatti di un risultato solo in parte riconducibile a riduzioni strutturali della spesa in quanto composto anche da un positivo andamento del contenzioso, con conseguente riduzione del Fondo di garanzia relativo, e da una positiva congiuntura di incremento dei trasferimenti statali in forma di compensazioni per l’emergenza pandemica. Nel prendere atto di queste positive componenti non si può quindi commettere l’errore di dimenticare le ragioni di fondo che hanno motivato l’adozione del Piano pluriennale. Esse sono chiaramente richiamate nella istruttoria condotta nel 2019 dal Servizio Finanziario, che ha evidenziato sia le strozzature finanziarie che le criticità strutturali legate ad alcuni filoni di spesa, che registravano uno scarto in aumento tra la spesa storica e il fabbisogno standard calcolato dai Ministeri in attuazione della Legge Calderoli sul federalismo fiscale. Proprio in quel periodo Open Civitas aveva raccolto ed elaborato i dati di spesa comunale relativi ai settori per cui, prima la SOSE e poi la Commissione tecnica per i Fabbisogni Standard, avevano calcolato i fabbisogni standard. Da queste rilevazioni emergeva un dato di spesa storica per le funzioni esaminate pari a 69.937.899,4. Per le stesse funzioni il calcolo dei fabbisogni standard risultava pari ad una cifra ben inferiore, cioè 55.219.497,55. Sicuramente interessanti erano poi i dati di alcuni settori nevralgici per l’Ente locale:
– Nel campo dei servizi sociali la spesa pro capite risultava pari a 156,37€ a fronte di un calcolo standard di 131,15€ (nello stesso campo Lecce spendeva 115,37€ per abitante a fronte di uno standard di 135,17; Taranto spendeva 131,02 a fronte di uno standard di 144,21; Foggia spendeva 72,81 a fronte di uno standard di 143,97).
– Per la funzione Istruzione il Comune di Brindisi spendeva 92,92 euro pro capite a fronte di uno standard di 71,96; per la stessa funzione Taranto spendeva 23,4 euro per abitante a fronte di uno standard di 62,66 euro mentre Lecce, spendendo 60,21 euro quasi pareggiava il calcolo standard, pari a 62,76 euro).
– Per la funzione rifiuti i dati aggiornati al 2020 parlano di una spesa pro capite a Brindisi di circa 297 euro, una cifra che, secondo il rapporto ISPRA, risulterebbe persino superiore alla media delle Regioni che spendono di più come Liguria, Toscana, Umbria e Campania.
Ovviamente questi dati vanno letti con molte avvertenze. La prima riguarda la metodologia di calcolo che, finora, è più riferita a dati di spesa statisticamente ponderati con variabili come il numero di abitanti che non ad elaborazioni con dati di costo, né tantomeno ad analisi differenziali sulla variabilità della domanda. La seconda avvertenza è che, di conseguenza, il dato del fabbisogno standard è puramente indicativo. Una spesa fuori standard, per esempio nel campo sociale, se motivata da una domanda effettiva ed in presenza di modelli efficienti ed efficaci di fornitura dei servizi, potrà essere definita virtuosa anche se sopra lo standard. Non c’è quindi alcun problema e si può stare tranquilli? In teoria, avendo entrate sufficienti, si. Nella pratica il discorso cambia, a partire dal fatto che l’entrata proveniente dallo Stato centrale legata alle formule perequative tiene conto sia della capacità fiscale che dei fabbisogni standard. Credo che questo spieghi il fatto che il Comune di Brindisi abbia ricevuto nel 2020 a questo titolo 13.567.766,21 pari a 154 euro per abitante mentre Foggia ne ha ricevuti 246 procapite e Taranto 195. Un’altra conseguenza critica della crescita di alcune voci di spesa collegate alle entrate, e quindi agli accertamenti e riscossioni, come nel caso del trattamento dei rifiuti, risiede nella dilatazione del Fondo di bilancio relativo ai crediti di dubbia esigibilità, che risente direttamente dei comportamenti dei contribuenti essendo parametrato alla media delle riscossioni degli ultimi cinque anni per il conto consuntivo ma soltanto all’anno di emissione del tributo per il bilancio previsionale. Ovviamente questo meccanismo irrigidisce notevolmente la struttura del bilancio, riducendo all’osso le opzioni di spesa.
In conseguenza di tutto ciò le opzioni che si delineano per il sistema politico, in presenza del vincolo di pareggio del bilancio, sono approssimativamente ma non sempre alternativamente le seguenti:
Razionalizzare le spese fuori standard o comprimere sotto gli standard altre voci quantitativamente equivalenti;
Incrementare il volume di entrate proprie relative a canoni, tariffe, contravvenzioni, etc.
Reperire nuove fonti di entrata come quelle previste dall’articolo 43 del DL 50/2022, detto Decreto Aiuti, che autorizza incrementi delle tariffe di imbarco dei passeggeri e dell’addizionale comunale IRPEF.
L’esame e la deliberazione relativa a queste ipotesi non si pone su un piano accademico. In presenza di una prevedibile contrazione delle entrate nei prossimi anni la gestione del Piano di Riequilibrio, con o senza lo scenario della Intesa delineata dal citato articolo 43, dovrà necessariamente misurarsi con queste scelte. A meno che non ci voglia affidare soltanto alla mitologica Dike, dea della Giustizia, ovvero confidare nell’andamento positivo dei contenziosi per ridurre l’impatto del relativo Fondo sul Piano di riequilibrio, che in effetti oggi costituisce ben più dell’80% del deficit totale. Ma anche in caso di buona sorte rimarrebbero intatti alcuni dei problemi strutturali prima richiamati.
La mia considerazione conclusiva è che comunque era necessario un programma di riequilibrio strutturale, anche in caso di mancato ricorso al Piano pluriennale disciplinato dall’articolo 243 bis del TUEL, e che quest’ultimo ha rappresentato, anche con il senno del poi, la strada fino ad oggi più indolore sul piano sociale, anche per la sua considerevole durata.
Per l’appunto i consuntivi servono a restituire una radiografia che mette a nudo l’anatomia dei sistemi politico-amministrativi e svelano la loro costituzione materiale. Se ben interpretati possono fornire un sistema informativo di supporto alle decisioni, decisioni che non possono essere delegate agli uffici di ragioneria.
Scrisse Maffeo Pantaleoni nel 1883 che “l’allocazione dei fondi disponibili in Bilancio, nonché l’entità di questi fondi entro certi limiti….rivela il giudizio che l’intelligenza media del Parlamento forma intorno ai gradi finali di utilità comparata delle varie spese”; ovviamente questo ruolo fondamentale delle Assemblee rappresentative costituisce l’altra faccia della valutazione del “sacrificio” (almeno così lo definivano gli economisti liberali) associato al prelievo fiscale. In questo senso la scienza delle finanze confina e si intreccia con la sfera politica, che ha il compito di scegliere tra alternative concomitanti e concorrenti.
Gli elementi fin qui analizzati riguardano esclusivamente le entrate e le uscite relative alla spesa corrente. Sul piano degli investimenti è noto che i Comuni in Piano di Riequilibrio sono penalizzati da una norma che impedisce la contrazione di nuovi mutui di investimento. Anche in questo caso attraversiamo però fortunatamente una congiuntura molto favorevole, determinata dalle politiche europee relative al PNRR. Grazie a questi fondi gli investimenti pubblici a titolarità comunale sono stati nel 2021 superiori a 11 miliardi di euro su un totale di circa 25 miliardi, che comprende Stato, Regioni, Province ed altri Enti. Nel contesto delle 122 città capoluogo di Provincia un recentissimo studio dell’economista Gianfranco Viesti ha stimato che Brindisi, con 1568 euro per abitante, occupi il quattordicesimo posto, risultando tra gli enti maggiormente beneficiari. Il Consiglio conosce già la quantità e la rilevanza degli interventi finanziati, per i quali va adottata ogni misura organizzativa e amministrativa per garantire una celere ed efficace attuazione dei progetti.
Non da ultimo in termini di importanza il Consuntivo 2021 espone alcuni indicatori utili per valutazioni relative alla efficienza. Quello che mi piace richiamare è il dato relativo ai pagamenti delle fatture ricevute, i cui tempi sono scesi ben sotto il limite dei 30 giorni, attestandosi su una media di 22 giorni per l’intero ciclo amministrativo che va dalle determine di liquidazione a quelle di pagamento. Da parte mia corre l’obbligo di ringraziare il Direttore e tutti i collaboratori del Servizio finanziario perché, malgrado le note carenze di organico, stanno dimostrando di avere una forte motivazione ed un encomiabile senso etico del servizio pubblico.
Desidero infine ringraziare il Collegio dei Revisori per l’analisi puntuale e rigorosa degli elementi principali del Conto Consuntivo e condivido il loro stimolo ad una maggiore responsabilizzazione di tutti i settori della amministrazione rispetto ai processi contabili, stimolo che corrisponde all’importante obiettivo introdotto dal legislatore negli ultimi anni, quello di rendere ogni settore protagonista sia delle entrate che delle spese relative al proprio campo di attività, superando il vecchio approccio centralistico degli Uffici di Ragioneria. Non è sicuramente responsabilità dei revisori la sprovveduta strumentalizzazione del loro lavoro operata da un movimento politico definitosi “progressista” in un comunicato odierno che evidenzia intenti strumentali che probabilmente nascondono scarsa dimestichezza con le materie contabili. Crescono in maniera positiva i residui attivi a seguito della lotta alla evasione? Per loro è una brutta notizia! Diminuisce il volume del Fondo Contenziosi per i successi giudiziari del Comune? Persino questa per loro è una brutta notizia! I revisori invitano ritualmente ad operare le riconciliazioni contabili con Aeroporti di Puglia e con Multiservizi entro dicembre 2022, come del resto stanno facendo gli uffici? Per loro è una brutta notizia! Scherzando immagino che Pier Luigi Bersani direbbe: “Non ci sono più i progressisti di una volta!”.
Ho voluto citare questo comunicato con la malcelata speranza che il dibattito consiliare entri invece nel merito delle importanti problematiche evidenziate dal Consuntivo, alcune delle quali ho sommariamente prima richiamato”.