Piscine, Pinto risponde a Francioso e rilancia: “Per quella di Sant’Elia l’obiettivo è ripartire a settembre”
BRINDISI – Mio malgrado sono costretto a rispondere all’ex gestore della Piscina di Sant’Elia che è nuovamente voluto tornare sull’argomento della mancata ulteriore proroga della concessione alla sua società.
Lo faccio senza alcuna volontà di polemizzare ma, esclusivamente, per chiarire alcuni aspetti sui quali è corretto sentire tutte le voci.
1) È notorio che le due piscine comunali – assieme a numerosi immobili pubblici – furono inserite nel piano di alienazione dei beni comunali approvato in relazione alla procedura di riequilibrio finanziario.
Ed è altrettanto notorio che, in previsione della vendita, fu proposta alla società del Dott. Francioso la proroga di un anno. E non poteva essere altrimenti perché è ovvio che un lasso di tempo maggiore avrebbe pregiudicato la vendita. Quale società acquisterebbe oggi un immobile sapendo che sarebbe stato occupato da un’altra società per un tre o cinque anni?
A questo si aggiunga che altri tre anni di proroga (cosi come richiesti dal vecchio gestore) avrebbero portato a ben 5 gli anni di proroga concessi. Non so voi, ma personalmente sono abituato a pensare che le proroghe devono rappresentare una eccezione limitata nello spazio e nel tempo e che gli immobili pubblici si assegnano attraverso i bandi di gara. Nel caso di specie saremmo giunti alla insana conseguenza di bypassare per ben 5 anni (il tempo di un’intera amministrazione) la norma di legge e di buonsenso secondo cui le concessioni pubbliche si concedono con bandi.
Questo è ciò che è noto a tutti e ciò che ho detto in aula. Ho parlato sia di interesse pubblico alla vendita sia di valutazioni politiche connesse alla legittima aspettativa che, negli affidamenti in concessione, non si ecceda nel sistema delle proroghe.
2) Il Dott. Francioso sa bene che la proroga concessa dalla nostra amministrazione nel 2019 non fu frutto di un “ritardo” ma del tentativo di esaminare con maggiore dovizia di particolari una proposta di ampliamento e gestione della piscina. A tale proposta di investimento, che avrebbe dovuto essere instradata attraverso la finanza di progetto, non fu mai dato seguito.
3) Veniamo al Dl Rilancio. È vero che l’art. 216 consentiva una revisione del rapporto concessorio ma è altrettanto vero che tale possibilità veniva lasciata alla valutazione delle parti; la revisione era finalizzata a rideterminare “le condizioni di equilibrio economico-finanziario originariamente pattuite” e consentire “l’ammortamento degli investimenti effettuati o programmati”. Quindi, se tale revisione poteva essere giustificata per associazioni che avevano una concessione in pieno corso (ad esempio al terzo anno su cinque o su dieci), lo era molto meno per chi era in regime di prorogatio e che, per tale motivo, aveva già concluso sia il piano economico-finanziario che quello dell’ammortamento degli investimenti.
4) Fa specie leggere che, in caso di proroga per un anno, se la piscina fosse rimasta chiusa per il perdurare dei contagi, la società sarebbe stata costretta a pagare il canone d’affitto. Le leggi e le consuetudini dicono altro. E noi le leggi le applichiamo e le facciamo applicare.
Detto questo, credo che serva a poco parlare del passato. Se il dott. Francioso vuole continuare a puntare il dito contro questa amministrazione faccia pure, personalmente non risponderò più. Adesso si pensa al futuro. Per fortuna e bravura degli attuali tecnici, siamo riusciti a risollevarci da una situazione comatosa e, pur non versando in ottime acque finanziarie, siamo riusciti a togliere le piscine dal piano delle alienazioni e le metteremo a bando.
L’obiettivo è – almeno per Sant’Elia – quello di ripartire a settembre.
Assessore Oreste Pinto