Assunzioni, la politica non arrossisce, a parte il M5S e il sindaco. Elefante: “Sappiate che la raccomandazione è una cosa legale”
BRINDISI – Lo ha detto chiaramente il sindacalista Bobo Aprile: «È la norma». Pertanto non deve sorprendere che attorno ad una pratica così tentacolare come quella delle assunzioni clientelari si registri tanto silenzio tra politici e sindacalisti. Spesso si parla di destra libertaria, che accetta ogni tipo di costume e comportamento sociale nel nome della libertà assoluta dell’individuo. Ma tale approccio culturale, a quanto pare, a Brindisi è trasversale. A riprova di ciò, il consigliere ex Pd Antonio Elefante, vicino al mondo sindacale, sul suo profilo Facebook derubrica così l’accaduto: «Tutti a voler apparire giusti condannando un modus operandi che poi non è assolutamente reato. Tanti di questi hanno addirittura fatto anche di peggio, alcuni hanno trovato lavoro proprio così! Dal walzer dell’ipocrisia al rock and roll della menzogna. Perché, nella politica dei valori non esistevano certe cose? Sappiate che il “visto” o la raccomandazione è una cosa legale».
Una presa di distanze non arriva neppure dal capogruppo di FdI Massimiliano Oggiano, il quale attacca il sindaco, che nelle scorse ore aveva stigmatizzato l’accaduto: «Il sindaco Rossi la smetta di fare inutile propaganda moralizzatrice e guardi prima dentro casa sua, perché lui è responsabile politicamente della gestione delle assunzioni che riguardano il Comune di Brindisi, che seppure avvengano attraverso bandi pubblici, il più delle volte sono “sartoriali”, come per esempio ciò che ruota intorno ai bandi dei progetti di Palazzo Guerrieri. Ci dica il sindaco quali procedure sono state utilizzate per l’assunzione di personale nella società alla quale la sua amministrazione ha assegnato i locali presso Palazzo Guerrieri. Ci dica il sindaco come ha fatto a dare in fase di proroga (cosa assolutamente illegittima) 600.000 euro in più alla società che svolge il servizio di integrazione scolastica, che ha portato la stessa ad assumere 48 unità in più. Quali procedure sono state utilizzate dalla società in questione per l’assunzione di queste 48 nuove unità? Cosa hanno da dire i sindacati sempre al fianco della sua Amministrazione su questa come altre strane vicende? Per non parlare della stabilizzazione di personale assunto attraverso progetti Pon che poi vengono miracolosamente stabilizzati attraverso una complice regia di alcune sigle sindacali molto vicine politicamente alla sinistra e molto presenti ad esempio nei servizi sociali. Perché nell’assegnazione degli appalti pubblici il sistema della proroga (da sempre avversato dallo stesso sindaco quando faceva l’opposizione) è diventato la regola e non più l’eccezione?».
Una ferma condanna arriva invece dalla consigliera del M5S Tiziana Motolese: «Non mi stupisce purtroppo ma mi mortifica enormemente perché si evince come la nostra città sia vittima di una cultura mafiosa fondata da relazioni personali in cui il cittadino debole è suddito, in cui il diritto al lavoro è trasformato in favore. I rapporti sociali vengono perpetuati creando una dipendenza psicologica tra sé e l’altro, dove il favore ricevuto ti assoggetta per sempre! La cultura mafiosa è figlia della povertà educativa e dell’abbandono delle istituzioni, della politica del no a prescindere, della mancanza di visione. Una iattura che confina la nostra città ai margini degli investimenti».
Il consigliere regionale Fabiano Amati, dal canto suo, guarda la vicenda da una prospettiva più articolata: «Che ci siano cittadini interessati a saltare la fila delle selezioni pubbliche e che ci siano politici disponibili ad assecondare la pratica, è un fatto vecchio come il cucco. Ora, salvo che non si sia trattata di millanteria, forma malata nello psicodramma del consenso, m’interesserebbe piuttosto conoscere il grado di fiducia dell’azienda nei confronti di queste pre-selezioni anomale. Se l’azienda le abbia insomma accettate senza colpo ferire o se abbia comunque fatto il proprio dovere nella selezione di merito».
Al di là di come la si pensi, davanti ad una diffusività così capillare del fenomeno, si ripropone con evidenza il tema della scarsa utilità dei centri per l’impiego. E anche della pratica dell’invio del curriculum, con migliaia di giovani brindisini che, davanti alla pistola fumante, hanno ricevuto la conferma del perché non vengono mai chiamati neppure per un colloquio. Pensavamo che la società feudale fosse stata superata secoli fa, invece resistono ancora enclave dove sindacalisti e politici dispongono come fossero feudatari, mentre i servi della gleba senza vassalli in paradiso devono rimanere “neet” a vita. Ma, a quanto pare, a più di qualcuno fa comodo tenere l’ascensore sociale rotto.