Rigassificatore, Legambiente: “Parliamo di 20 posti di lavoro”
BRINDISI – Quaranta anni fa la costruzione della centrale ENEL a Cerano, veniva giustificata a causa della crisi economica ed occupazionale del petrolchimico. Franco Tatò, già amministratore delegato di ENEL ha scritto che dietro tale costruzione c’è stato “Un colossale mercato di scambi e favori” che, in realtà, è stato non certo colossale per le imprese e la città che ha pagato pesantemente gli effetti dell’inquinamento.
Venti anni fa il terminal di rigassificazione di British Gas è stato giustificato dalla necessità di affrontare una nuova crisi economica e la programmata chiusura della centrale termoelettrica Brindisi Nord, ma la netta opposizione popolare e delle amministrazioni regionale, provinciale e comunale, portarono a svelare fenomeni corruttivi che la magistratura ha perseguito con fermezza.
Oggi, in una logica da piccolo cabotaggio industriale, c’è chi chiede di localizzare a Brindisi la nave che dovrebbe rigassificare a bordo il GNL proveniente soprattutto da paesi del Mediterraneo, quali Egitto, forse pensando di poter sostituire in questo modo gli appalti legati al carbone.
Abbiamo più volte evidenziato che non è la guerra a produrre il caro gas e il caro bollette, visto che a gennaio 2021 il prezzo del gas era di 18 euro per MW/h, a dicembre di 180 euro per MW/h ed oggi appena superiore a 90 euro per MW/h. non è vero che le soluzioni ipotizzate servano a combattere l’emergenza o la dipendenza dal gas russo, visto che la nave rigassificatrice potrà essere operativa soltanto nella seconda metà del 2023.
Tralasciando gli aspetti tecnici abbondantemente chiariti dall’Associazione, va detto che parliamo di una operazione che produce dai 20 ai 30 posti di lavoro, peraltro provvisori, ma c’è chi alimenta attese immotivate, c’è chi esulta per il potenziamento provvisorio dell’alimentazione a carbone di Brindisi Sud che sta provocando un grave andirivieni di camion all’interno dell’asse attrezzato e c’è perfino chi fa finta di non sapere che il progetto di turbogas è definitivamente saltato e critica ENEL che ha confermato l’intenzione di costruire un polo energetico delle rinnovabili.
Una classe dirigente avveduta e lungimirante dovrebbe chiedere per Brindisi non una nave che rigassifichi a bordo il GNL, ma quei piani, quei progetti e quegli investimenti di cui anche ENEL vuol essere parte e che possono vedere a Brindisi impianti da fonti rinnovabili e filiere connesse all’interno di quei 60 gw in tre anni che Elettricità Futura, organizzazione nazionale di Confindustria, non i “soliti ambientalisti” di Legambiente, è pronta a realizzare in Italia con un impegno finanziario di 85 mld di euro e con migliaia di posti di lavoro e non le poche decine raccattabili con la nave rigassificatrice.
Circolo Tonino Di Giulio, Legambiente Brindisi