Clan storici fiaccati dai successi investigativi. Preoccupano le infiltrazioni nel nord della provincia e le rotte balcaniche per la droga
BRINDISI – Lo Stato starebbe fiaccando le organizzazioni mafiose della provincia di Brindisi. È quanto emerge dalla relazione della Direzione Investigativa Antimafia inerente il primo semestre del 2021: «Le evidenze investigative del semestre – si legge – hanno ulteriormente comprovato come le storiche consorterie aderenti alla Scu e attive nel circondario di Brindisi continuerebbero a risentire degli importanti successi investigativi e delle efficaci azioni di contrasto preventive e repressive attuate dalle forze di polizia e dalla magistratura. In particolare, nel capoluogo brindisino appaiono notevolmente ridimensionati i gruppi Brandi e Romano-Coffa». A Brindisi vengono segnalate attività legate allo spaccio di stupefacenti (ancora il core business delle organizzazioni criminali operanti nel territorio), con presunti collegamenti della criminalità brindisina con la malavita romana scoperti grazie all’operazione “Box 2016” e all’indagine “Re Mida”. I consolidati rapporti con i Balcani, in particolare, consentono ai Morleo di operare nel narcotraffico, così come emerso dall’inchiesta “Sincro” che ha evidenziato «l’operatività di un consesso associativo la cui attività illecita beneficiava di un indubbio substrato organizzativo fatto di stabili canali di rifornimento (siti in Albania) e di rete di distribuzione sul territorio».
Spostando l’attenzione sul resto della provincia, la Dia segnala la sussistenza di una «pacifica convivenza dei due schieramenti malavitosi riconducibili ai tuturanesi (gruppo Buccarella) e ai mesagnesi (gruppi Rogoli, Campana, Vitale, Pasimeni e Vicentino), entrambi attivi anche nel capoluogo». Nella parte settentrionale della provincia, tuttavia, si parla di «segnali di una forte influenza di baresi soprattutto nei reati inerenti gli stupefacenti».
Gli scioglimenti dei Comuni di Ostuni e Carovigno hanno destato preoccupazione, che trova sponde nella relazione (seppure siano intervenute nel frattempo le assoluzioni in favore dell’ex sindaco e dell’ex presidente del Consiglio di Carovigno rispetto al presunto reato di compravendita di voti, ndr): «L’effervescente realtà criminale di quell’area geografica trova riscontro nel recentissimo scioglimento del Comune di Carovigno per accertata permeabilità dell’ente ai condizionamenti esterni della criminalità organizzata. L’interesse delle compagini associative locali verso la gestione della cosa pubblica era stato peraltro documentato dall’indagine “Reset” del giugno 2020 che aveva ricostruito le vicende criminali di referenti d’area della frangia dei mesagnesi facenti capo al clan Vitale.
Sempre in quel Comune e con riferimento al citato clan è di rilievo un’interdittiva antimafia adottata dalla Prefettura di Brindisi nei confronti di un’impresa risultata vicina all’organizzazione malavitosa dei Vitale-Pasimeni, nonché un altro provvedimento prefettizio a carico di una ditta collegata ad esponenti della Scu.
Coinvolti nelle dinamiche di infiltrazione mafiosa risultano anche altri territori della provincia, tra cui quello di Ostuni, dove un’interdittiva antimafia emessa dal prefetto ha colpito una società il cui legale rappresentante è risultato legato da vincoli di parentela alla famiglia Prudentino, storica componente della Scu e per lungo tempo egemone nel contrabbando dei tabacchi lavorati esteri».
In merito ai reati predatori, poi, «le organizzazioni criminali brindisine continuano a dimostrare particolare efferatezza nella commissione dei reati contro il patrimonio in particolare nei furti di mezzi agricoli e autoveicoli». Si conferma inoltre «il ruolo strategico del porto di Brindisi per gli scambi illegali non solo con l’area balcanica ma anche con la Grecia, la Turchia ed il bacino orientale del Mediterraneo per quanto attiene l’introduzione nel territorio italiano di sostanze stupefacenti e di prodotti di contrabbando contraffatti».
Infine, «su tutto il territorio brindisino sono stati numerosi gli atti d’intimidazione e di danneggiamento compiuti nei confronti di commercianti e imprenditori ma anche in pregiudizio di funzionari della pubblica amministrazione o pubblici ufficiali, alcuni dei quali, per la loro efferatezza, probabilmente risultano strumentali a strategie estorsive».