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Intervista all’On. D’Attis tra futuro di Brindisi e battaglie personali
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Intervista all’On. D’Attis tra futuro di Brindisi e battaglie personali

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BRINDISI – Onorevole Mauro D’Attis, partiamo dal Cis Brindisi-Lecce. Ci saranno realmente le risorse questa volta? È utile l’individuazione del turismo come leva economica per una città come Brindisi o sarebbe stato meglio un Cis stile Taranto, con all’interno anche risorse per le bonifiche e quindi per nuovi insediamenti industriali come accaduto con Ferretti Group?

«Il Cis, per Brindisi, rappresenta solo una parte degli investimenti necessari all’economia locale ed è sbagliato venderlo come strumento per costruire uno sviluppo alternativo perché, per quanto mi riguarda, a Brindisi prevalgono i settori industriale e portuale. Il Cis può rappresentare l’occasione per predisporre delle infrastrutture che consentano a un settore minore come il turismo di creare occupazione integrativa. Questo strumento avrà valore se sarà garantita una sostenibilità economica futura alle opere previste e se sarà accompagnato da una adeguata pianificazione urbanistica. I progetti sull’erosione della costa hanno senso se servono per scopi economici: il Cis non serve per meri interventi di natura ambientale. Il fine è attrarre nuove iniziative di privati: questo vale ad esempio per la costa di Brindisi, dove devono realizzarsi nuove prospettive economiche. Stesso discorso per la richiesta di finanziamenti per la ristrutturazione degli immobili: va dimostrato che esiste un piano di sostenibilità gestionale. Ricordate la polemica sull’acquario di Taranto? Ebbene, le risorse sono state sottratte perché la gestione dell’opera era insostenibile. Detto ciò, sono contento che sia stato riattivato il tavolo e sarà importante arrivare alla sua istituzionalizzazione. Credo che per il Cis Brindisi-Lecce (che coinvolge 22 Comuni, ndr) saranno disponibili non meno di 100 milioni di euro, più la parte integrativa che immagino stia preparando la Regione. Si potrebbe arrivare anche a 200 milioni di euro».

Nei giorni scorsi si è diffusa la voce, da lei subito smentita, di una maggioranza Ursula per Brindisi. Perché è così peregrino immaginare che una formula che pare stia prendendo piede in Sicilia non possa essere applicata in territori come quello di Brindisi, che avrebbe bisogno di un maggiore peso politico?

«Intanto in Parlamento ho imparato che non bisogna mai dire mai perché le bandiere, davanti a momenti difficili, possono anche essere arrotolate. Su Brindisi, comunque, il dato politico mi sembra simile a quello di Taranto, dove il centrodestra si presenta unito; il modello deve essere quello. C’è una forte motivazione ad essere alternativi ad un’amministrazione come quella che guida attualmente la città di Brindisi. Ovviamente non è facile comporre i pezzi perché ci sono ambizioni personali».

Fratelli d’Italia sembra volersi sottrarre alla logica delle decisioni assunte nei tavoli regionali. Che ne pensa il coordinatore regionale di FdI, Marcello Gemmato?

«Dico solo che a Taranto abbiamo deciso tutti assieme, territori e Roma. Non c’è stata questa differenza evidenziata. Stessa compattezza del centrodestra la ritroviamo a Barletta. Al momento, sul tavolo regionale, non è in agenda la scelta del candidato sindaco per Brindisi. Ragionevolmente ci si concentrerà appieno su Brindisi dopo l’estate».

Da parlamentare immagino incontrerà diversi investitori. Cosa ne pensa della schermaglia tra il sindaco Rossi e il presidente di Confindustria Brindisi sul fatto che determinate decisioni degli amministratori locali scoraggerebbero gli investimenti?

«Nella valutazione di un investimento viene inserito anche il cosiddetto rischio politico: in pratica le aziende analizzano i decisori politici. È chiaro, quindi, che un’amministrazione ostile a determinate tipologie di investimenti possa condizionare alcune scelte. Rossi, con le sue posizioni ben note, rientra nel calcolo del rischio politico. Credo tuttavia che, in merito alla polemica sollevata da Menotti Lippolis, un’azienda come Eni non abbia potuto nemmeno pensare di non effettuare ulteriori investimenti su Brindisi perché gli è stato bloccato l’impianto. Resta che non ho condiviso affatto il modo di fare del sindaco di utilizzare il potere di ordinanza in maniera apparentemente ingiustificata. Questo probabilmente determina reazioni da parte di altri investitori».

Da non dimenticare anche vicende come quella del deposito gnl di Edison, ma anche quella della British Gas dove l’amministrazione Mennitti della quale faceva parte si oppose alla realizzazione del rigassificatore.

«Sulla vicenda British Gas, però, nessuno sta dicendo in questi giorni che esistevano questioni giudiziarie che ne condizionarono fortemente l’esito. Oggi comunque sarei d’accordo con la realizzazione di un rigassificatore off-shore, così come sono favorevole all’impianto di Edison».

Lo sviluppo dell’area industriale è fortemente condizionato dall’abnorme area Sin e dalla mancanza di bonifiche. Il suo emendamento sulla riperimetrazione delle aree Sin che risultati potrà dare?

«Nelle prossime settimane, assieme a Stefania Prestigiacomo, ci vedremo con il ministro Cingolani per approfondire la questione, dato che entro un anno il ministro dovrà emanare il decreto con la nuova perimetrazione. Questo significa dettagliare ancora di più le parti sulle quali bisogna intervenire ed evidentemente sarà necessario ricercare risorse per finanziare l’ulteriore completamento delle bonifiche».

Un altro suo emendamento favorisce gli investimenti di carattere industriale e di produzione energetica da fotovoltaico su terreni ex agricoli nelle aree Sin.

«Sono d’accordo ad investire su fonti rinnovabili per la produzione energetica, si può anche destinare parte dei terreni che sono in area Sin per impianti fotovoltaici così come immaginato dal consorzio Asi, ma sono contrario alla produzione di idrogeno al solo fine di miscelarlo con il gas per far ottenere i certificati verdi. Su questo mi metterò contro e preannuncio che nei prossimi giorni presenterò un’interrogazione. Spero pertanto che l’Asi non mantenga quella posizione, perché altrimenti su quei terreni individuati dall’Asi sarebbe più utile ospitare insediamenti alternativi. Riempire i 300 ettari disponibili di fotovoltaico per miscelare l’idrogeno con il gas mi trova in disaccordo. Ne stiamo discutendo a livello nazionale e depositeremo un’interrogazione su questo tema».

Le opere portuali, intanto, potrebbero essere commissariate.

«Il commissario ha poteri che facilitano l’iter amministrativo ed a breve arriverà la nomina per la vasca di colmata. Con il collega Rospi stiamo spingendo anche per la nomina del commissario per Capobianco. Abbiamo ottenuto i finanziamenti e devo dire che c’è stato un grande merito da parte dell’ente portuale. Le opere sono state finanziate con un fondo complementare e faccio notare con un po’ di orgoglio che io sono stato il relatore alla Camera del fondo completamentare PNRR. Potete quindi immaginare l’orgoglio provato quando ho visto le cifre destinate ai porti pugliesi».

A proposito di cose di cui va orgoglioso, lei è stato primo firmatario e relatore della proposta di legge che si pone l’obiettivo di revisionare la Legge 135/90 per dotare i clinici, la ricerca, la comunicazione e la community di maggiori strumenti per combattere l’HIV e l’AIDS.

«Sta per arrivare alla Camera e rappresenta qualcosa di storico perché dopo 30 anni viene rinnovata e adeguata quella legge. È una iniziativa che intraprendo assieme a tanti colleghi e lo facciamo soprattutto per le nuove generazioni, perché di HIV e AIDS, anche se questo tema è scomparso dalla comunicazione, ci si continua ad ammalare. Oggi i ragazzi credono che ne siamo immuni e pertanto non usano precauzioni, invece ci sono ancora molti contagi e molti morti».