BRINDISI – “L’economia della conoscenza e l’economia del turismo lento e di scoperta, contribuendo allo sviluppo di un sistema economico locale più integrato e diversificato – più resiliente e proiettato nel futuro – di quello esistente, prevalentemente basato sulla grande industria e in primis sulle produzioni chimiche e su quelle energetiche”. È ciò che si legge nella scheda progettuale sulla rimodulazione e rinaturalizzazione della litoranea che il Comune di Brindisi ha presentato nell’ambito del Cis. Tale strumento serve come leva per la ripresa dell’economia dei territori depressi. Su Brindisi e Lecce si è puntato sul turismo. I due territori, fino a prova contraria, hanno esigenze differenti e per Brindisi il turismo, al momento, non rappresenta di certo una leva primaria per superare la difficile fase di transizione industriale. Quel Cis potrà andare bene per Lecce o per altri Comuni della provincia. Per Brindisi no. Si tratta di pannicelli caldi che potranno anche fornire un qualche aiuto o miglioramento della qualità della vita se mai dovessero materializzarsi, ma sicuramente non rappresenteranno un moltiplicatore per le peculiarità economiche di Brindisi. Eppure leggendo le schede progettuali del Comune ed in particolare il passaggio richiamato prima, sembrerebbe ritornare quella supercazzola secondo la quale bisogna puntare su un nuovo modello di sviluppo basato su dune, foreste, nomadi digitali e bandi internazionali per recuperare i grandi attrattori che poi chi vivrà, vedrà. Un po’ come il mega-polo universitario in Centro già morto alla nascita dato che il Paese sta andando da tutt’altra parte rispetto alla parcellizzazione delle sedi universitarie.
Ad ogni modo, la riprova che il Cis Brindisi-Lecce è impostato male dal ministro (ed eseguito altrettanto male) riviene dal paragone con il Cis di Taranto, dove, per esempio, si legge che tale strumento è servito per la “bonifica nell’area Ex-Yard Belleli-Ferretti che segnerà il ritorno in città della grande Nautica con un cantiere per yacht di lusso di rilevanza mondiale e centinaia di nuovi posti di lavoro”. Il ministro Carfagna, durante una recente visita a Taranto, dichiarò: “Le decisioni che abbiamo assunto oggi avranno ricadute occupazionali, infrastrutturali e ambientali importanti e in tempi certi”. Davvero possiamo sperare gli stessi effetti per il Cis di Brindisi, se mai dovesse essere finanziato con risorse apprezzabili? A volte sembra che in questa città tutti abbiano il sedere coperto e che i dati sul 46% di disoccupazione giovanile o sul terzultimo posto come indice di povertà di cui tanto si parla, in realtà siano frutto della fantasia di chi dà i numeri. Se la gente plaude a tutto ciò, è evidente che se la passa bene. Quei pochi che non sanno dove sbattere la testa, si facciano bastare il Maalox. E poi lunghissime passeggiate tra musei, dune e foreste.