BRINDISI – Il fenomeno del consumo di droga tra i giovani continua ad allarmare. Per questo i carabinieri della compagnia di San Vito dei Normanni, rappresentati dal comandante capitano Antonio Corvino, nell’ambito dei seminari formativi per la diffusione della cultura della legalità hanno incontrato un gruppo di 64 studenti e il corpo docenti dell’istituto scientifico IISS Agostinelli di Ceglie Messapica. Nel corso del costruttivo dibattito sono stati affrontati i delicati temi afferenti alla diffusione di sostanze stupefacenti tra i giovani, ai rischi per la salute che ne derivano e alle relative conseguenze legali di natura amministrativa e penale. L’incontro ha registrato l’attivo interesse e partecipazione degli studenti che hanno rivolto numerose domande, raccontato esperienze personali e rappresentato alcuni loro dubbi all’ufficiale.
Salvatore De Fazio, responsabile facente funzione dell’unità operativa complessa della struttura sovradistrettuale delle dipendenze patologiche dell’Asl, oltre che responsabile dei Sert di San Pietro e Mesagne, è uno di quelli che la battaglia contro la droga la combatte quotidianamente in prima linea.
«Negli ultimi 10 anni – spiega – si è assistito a un generale incremento delle sostanze. In particolare sono cresciuti moltissimo i cannabinoidi (marijuana, hashish) nelle fasce scolastiche medie e superiori. Non necessariamente questo è correlato ad una dipendenza. Dai sequestri di queste sostanze emerge che mentre 20 anni fa la concentrazione di thc nella cannabis era intorno al 4%, adesso invece parliamo di concentrazioni medie superiori al 10% e fino al 17%. Essendo la sostanza più forte a causa della maggiore concentrazione e all’uso di additivi benzenici, ciò apporta rischi di maggiore dipendenza, con impatto proporzionalmente molto grave per gli effetti sulle fasce più giovani. Parallelamente c’è stato un incremento del consumo di alcool e il fatto che sia così accettato socialmente ne rende difficile il contrasto con una prevenzione sui danni che può comportare. Il fenomeno che sta aumentando e che preoccupa è quello del binge drinking, ovvero il consumo di forti quantità di alcool in periodi circoscritti».
Le armi a disposizione però sono ancora troppo spuntate: «Serve – conclude – maggiore professionalizzazione degli operatori: c’è una difficoltà nell’agganciare soggetti dipendenti che difficilmente si rivolgono spontaneamente a noi, e poi mancano le risorse per il post-care dei soggetti dipendenti per aiutarli a gestire le recidive ed essere reinseriti socialmente e lavorativi. La casistica di reinserimenti è bassa, purtroppo».