Legambiente contro il progetto di A2A: “Ci risulta che verrà bocciato. Ager sostiene soluzioni fantasiose. Il Comune non ci ha consultato”
BRINDISI – Che fare delle enormi aree occupate da A2A ed Enel? Le due centrali a carbone entro il 2025 chiuderanno senza passare dalla conversione a gas. Al momento i due gruppi non paiono avere molta voglia di reinvestire su Brindisi grandi capitali. Se così dovesse essere, qualcuno inizia a domandarsi se non sarebbe il caso di chiedere alle due multinazionali di liberare gli spazi e pagare il conto attraverso le bonifiche, che nell’immediato genererebbero lavoro. In realtà, secondo il Documento programmatico preliminare al Pug e secondo gli indirizzi del consiglio comunale, questo sarebbe dovuto accadere da tempo nell’area in concessione ad A2A, per la quale era stata pianificata la restituzione agli usi portuali e retroportuali. Ma questa volontà politica sembra essere venuta meno e anche l’amministrazione comunale adesso parla entusiasticamente della realizzazione di un impianto di trattamento della posidonia e dei rifiuti rivenienti dallo spazzamento stradale. Un investimento in economia circolare dall’impatto occupazionale davvero modesto (5 occupati per turno). Ed a serbare dubbi è anche il presidente di Legambiente Brindisi, Doretto Marinazzo, secondo il quale il progetto sarà bocciato: «Pensare all’utilizzo del capannone da duemila metri quadri per fare il trattamento ad umido di posidonia e materiale derivante dallo spazzamento stradale per l’equivalente di 31.000 tonnellate di rifiuto presenta diversi problemi. Intanto rispetto al trattamento della posidonia, che è una specie vegetale protetta e che quando viene spostata diventa un rifiuto. A tale rifiuto dovrebbe accostarsi poi il materiale riveniente dallo spazzamento stradale, che non è inerte: può infatti avere diverse caratteristiche, può anche essere speciale o pericoloso come ad esempio i tubi di scappamento delle auto. Mi chiedo pertanto come si possa realizzare un impianto di trattamento dei rifiuti lì. Tra l’altro il Comune non ci ha neppure chiesto un confronto. I rifiuti, inoltre, non potranno essere ammassati tutti nel capannone: presumo ci sarà un’area di stoccaggio esterna e quindi non parliamo più di una zona circoscritta. Per quello che ne so, i pareri degli organismi competenti non saranno positivi, ma è normale che sia così: di fatto stiamo parlando di un impianto di smaltimento dei rifiuti. Si dovranno infatti maneggiare rifiuti, e quelli raccolti dallo spazzamento non possono essere classificabili a priori ma volta per volta. Infine, per raggiungere i numeri previsti da A2A, probabilmente arriveranno rifiuti da altrove. Purtroppo Ager spesso se ne esce con proposte fantasiose come questa».
Rispetto alla vicenda Enel, invece, Legambiente Puglia chiede all’ente regionale di agire presto: «È necessario che la Regione Puglia, che aveva espresso il proprio parere favorevole per la realizzazione della nuova centrale a turbogas, prenda rapidamente una posizione a favore di quanto Legambiente chiede da tempo affinché gli impegni oggi dichiarati da Enel a favore del polo energetico fondato sulle rinnovabili non siano generici ma sostanziati dallo smantellamento dell’impianto esistente e delle opere connesse entro il 2025. Parliamo della bonifica del sito e della realizzazione di nuovi impianti da fonti rinnovabili, oltre che di impegni sulle filiere tecniche, economiche ed occupazionali connesse».