Eolico, tutti a favore. Legambiente: “Però si allontanino le pale”. Confindustria: “Chiederemo di produrre qui gli aerogeneratori”
BRINDISI – Tutti favorevoli alla realizzazione dell’impianto eolico offshore che Falck Renewables e BlueFloat Energy vogliono installare al largo della costa, nel tratto tra Brindisi e San Cataldo. Il disaccordo, semmai, è sulla localizzazione delle officine che dovranno insediarsi a terra per l’assemblaggio e la manutenzione di pale ed aerogeneratori. Il sindaco vuole Costa Morena Est, il presidente dell’Autorità portuale propone Capobianco. In entrambi i casi servirà industriarsi per reperire 40 ettari e per superare i limiti posti dal cono d’atterraggio. Per deduzione logica nel porto medio gli ostacoli sono maggiori che nel porto esterno, ma sarà comunque Enac a compiere queste valutazioni assieme agli investitori.
Nel merito il progetto piace anche a Legambiente: «Assieme ai vertici nazionali e regionali di Legambiente – racconta Doretto Marinazzo, presidente di Legambiente Brindisi – abbiamo incontrato una delegazione di Falck nell’ottobre scorso. L’intesa era di rivedersi a Roma con il progetto preliminare dopo 10 giorni. Da allora sono scomparsi. Hanno voluto accelerare sull’altro impianto ipotizzato nel basso Salento e lì ci siamo insospettiti un po’. Poi abbiamo letto una notizia che cambia molto il quadro, ovvero dell’acquisizione del pacchetto di maggioranza da parte di JP Morgan, che non è certamente Falck: parliamo di una società di affari più che di investimento. Entrando nel merito dell’impianto, lo riteniamo indispensabile per costruire una vera transizione perché l’eolico offshore presenta una serie di vantaggi. Certo, avevamo avanzato alcune richieste. Intanto la produzione di uno studio di fattibilità che offrisse la possibilità di vagliare più opzioni realizzative: ci dissero che erano d’accordo anche perché avrebbero avviato la fase operativa, per giungere poi alla richiesta di Via, non prima dell’autunno del 2022; il tempo a disposizione c’era. La fase di scoping, d’altronde, ha un senso se si apre un confronto. Avevamo chiesto inoltre di spostare la distanza minima delle pale eoliche dalla costa da 9 a 12,5 km e loro si sono detti disponibili (nel progetto preliminare, però, sono stati mantenuti i 9 km, ndr). Altro aspetto da considerare: una occupazione così intensa crea indiscutibilmente problemi, mentre una distribuzione degli aerogeneratori su diversi siti, seppure più costosa e con più cavidotti, ridurrebbe l’impatto fisico. Eravamo rimasti d’accordo, tra l’altro, sul fatto che le pale sarebbero state alte circa 200 metri, mentre ora siamo arrivati a 300 metri».
Per il presidente di Confindustria Brindisi, Gabriele Menotti Lippolis, l’investimento va accolto a braccia aperte dal territorio, soprattutto per l’indotto che genererebbe: «Quando arriva un nuovo investitore serio dovremmo essere tutti contenti. Conosciamo il loro business plan perché ce lo hanno presentato in Confindustria Puglia e riteniamo che potrebbe cambiare l’economia di una città che da dieci anni continua a perdere posti di lavoro. Oltre alle manutenzioni, si aprirebbero scenari sulla filiera della componentistica: chiederemo agli investitori, che sono nostri associati, se ci sia ad esempio la possibilità di produrre qui gli aerogeneratori, magari assieme ad altri partner. Il reperimento delle aree a terra e l’air draft rappresentano al momento un problema, per questo l’ubicazione va concordata assieme al territorio. Chiediamo agli enti di fare presto perché investitori come questi, che potrebbe generare occupazione stabile, vanno accolti a braccia aperte».