BRINDISI – Tra le tante incertezze che caratterizzano gli effetti pandemici dovuti all’emergenza sanitaria determinata dal coronavirus, c’è almeno una lapalissiana certezza: è necessario mettere in campo misure urgenti per il potenziamento e la riorganizzazione delle rete dell’assistenza territoriale a partire dalla rete dell’emergenza urgenza.
Ed è proprio l’emergenza urgenza 118 ad evidenziare invece, in questo momento, forti criticità così come testimoniano le numerose segnalazioni che ci giungono come Camera del Lavoro CGIL da parte dei Cittadini/Utenti. Se da un lato si è riusciti, dopo anni di lotta, ad avviare una virtuosa azione prospettica di gestione pubblica del servizio anche a garanzia del personale precario/volontario che ha dedicato la loro vita al soccorso, dall’altro si è assistito ad una progressiva e irreversibile fuga in particolare del personale medico ed in parte infermieristico.
La emigrazione del personale sanitario verso altre situazioni lavorative ha creato una ovvia difficoltà a coprire i turni di servizio nelle varie postazioni.
I preposti responsabili, sottovalutando probabilmente il problema o addirittura ignorandolo o peggio ancora ritenendo che tale evenienza abbia potuto rappresentare un risparmio economico, non hanno minimamente analizzato le motivazioni che hanno indotto tanti validi professionisti ad abbandonare il Sistema Territoriale 118 per intraprendere altri percorsi professionali.
Dunque, nella Provincia di Brindisi, sebbene il vigente regolamento preveda le postazioni “MIKE” con medico a bordo del mezzo, “INDIA” con infermiere a bordo e “VICTOR” con solo soccorritore a bordo, vi è stata una drastica riduzione del numero delle postazioni con medico a bordo: Brindisi città da due postazioni medicalizzate è scesa a una, San Vito dei Normanni e Torre Santa Susanna spesso prive di medico, meno peggio a Cisternino e Ceglie Messapica dove ogni tanto si riesce a medicalizzare qualche turno.
L’ultimo provvedimento, poi, in ordine di tempo, come già accaduto in passato, concernente la postazione di Torre Santa Susanna – assegnataria di postazione MIKE e INDIA – in cui nelle ore notturne di fatto è presente la dotazione organica solo per postazione VICTOR appare anacronistico e grave, tenuto conto che tale postazione copre un territorio molto vasto (Torre ed Erchie) e decentrato rispetto ai nosocomi di riferimento, sicchè depotenziarla equivale a non dare un’adeguata risposta sanitaria oltre che ci potrebbero essere gli estremi per una sorta di interruzione di pubblico servizio.
Quanto concretizzatosi, oltretutto, ha comportato, in contrapposizione rispetto a quanto previsto dai piani regionali, una grave carenza della rete del soccorso territoriale e della possibilità di offrire “sanità” a domicilio.
Il risvolto è che i Cittadini hanno perso e perdono la possibilità di ricevere le adeguate e necessarie cure nei tempi stabiliti dai protocolli e dalle linee guida per le patologie tempo dipendenti, quali ad esempio le sindromi coronariche acute e tutte le situazioni che richiedono un intervento medico ed infermieristico “urgente”. Non è accettabile soprattutto in questi casi la prevedibile risposta che il “medico” raggiunge il luogo dell’evento o l’ambulanza, con i soli volontari a bordo, con l’automedica o con il meccanismo del “rendez vous”. Potendosi concretizzare oltretutto una differenza tra il numero di interventi che richiedono la presenza del medico e il numero stesso dei medici disponibili sul territorio va da se che un numero sempre maggiore di “eventi” potrebbero potenzialmente rimanere scoperti per la mancanza oggettiva di disponibilità di medici ad effettuare “rendez vous” in quanto già impegnati in altri eventi.
Tanto potrebbe comportare un aumento degli esiti conseguenti alla patologia trattata in ritardo con risvolti sociali, umani ed economici a breve e lungo termine (maggiore invalidità, maggiore dispendio di energie e di risorse economiche per le cure, aumento della mortalità).
Il Segretario Generale Cgil
Antonio Macchia