Eolico a mare, Amati: “Occorre che l’ambientalismo come valore universale si affermi con coraggio e senza sottostare a un’apparente egemonia culturale del no-a-tutto”
“Prima erano contro le fonti di energia rinnovabili a terra, dicendo che sarebbe stato meglio realizzare gli impianti a mare. Ora che le proposte per l’eolico offshore si stanno concretizzando, ecco che sono pure contro ciò che prima proponevano come alternativa. Insomma, la finzione dell’alternativa localizzativa è stata svelata e un gruppo di no-a-tutto per motivi ideologici rischia di far saltare l’appuntamento con la tutela ambientale e con le uniche prospettive di sviluppo pulito. Bisogna andare avanti senza farsi coinvolgere dall’irrazionalità e per farlo basta ricordare la storia del gasdotto TAP”.
Lo dichiara il Presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione, Fabiano Amati.
“Entro il 2030 dobbiamo raggiungere l’obiettivo di riduzione dei gas serra del 55% e per farlo c’è bisogno anche delle fonti di energia rinnovabili, salvo che non si voglia proporre la decrescita e la povertà. Anche la Puglia deve contribuire a raggiungere questo obiettivo, per esempio esaminando rapidamente le oltre quattrocento istanze che pendono per fotovoltaico, eolico e biomasse, per una potenza complessiva di 15 miliardi di watt.
Com’è noto, contro le fonti di produzione di energia rinnovabile a terra si è sviluppata una grande campagna di ostilità, accompagnata, ma solo per rendersi più credibile, dall’indicazione alternativa dell’offshore, cioè l’installazione di pale eoliche a largo delle coste. Questo argomento è durato lo spazio di un mattino, sino a quando l’alternativa localizzativa non si è materializzata realmente e con proposte concrete.
Sono infatti già cominciate le proteste, ma questa volta senza offrire nemmeno la foglia di fico dell’alternativa localizzativa, perché sanno bene che da un punto di vista della serietà tecnologica ci sarebbe solo da promuovere il nucleare, ma non hanno il coraggio di dirlo, o l’impossibile costruzione di una scala così tanto alta da poter raggiungere il sole e importare l’idrogeno.
In buona sostanza, siamo assediati da uno schema di dibattito pubblico che è molto simile a quello utilizzato per TAP, e guarda caso i protagonisti sono quasi sempre gli stessi, grazie al quale oggi stiamo limitando il gravissimo problema energetico del Paese.
Insomma, c’è bisogno di contrastare con determinazione le finalità che si nascondono dietro questi atteggiamenti, solo apparentemente contraddittori, e che molti credono dettati da ignoranza. E invece altro che ignoranza; è una strategia molto ben informata e che ha bisogno di manifestarsi un po’ ignorante per farsi sentire e ammaliare. Si tratta di un ambientalismo politicista e di facciata che sfrutta i temi ambientali per costruire prospettive elettorali e di potere.
Per contrastarlo occorre che l’ambientalismo come valore universale si affermi con coraggio e senza sottostare a un’apparente egemonia culturale del no-a-tutto, utilizzando e controllando le tecnologie di cui disponiamo. Se questo non accadrà al più presto perderemo l’occasione di un mondo più pulito e la daremo vinta agli inquinatori, perché dire no alle rinnovabili significa lasciare la porta di casa aperta all’inquinamento”.