A Brindisi l’80% del turismo è per affari. Togliamo anche questo?
BRINDISI – È stato un agosto scoppiettante in termini turistici così come dichiarato dall’Assessore Brigante. Lo è stato per tutta la Puglia e anche per Brindisi. Le condizioni contingenti che lo hanno determinato ci devono interessare il giusto in questo momento.
A confermare l’exploit è stato il presidente di Federalberghi Pierangelo Argentieri, interpellato sull’argomento. Che però ha confermato anche quanto dichiarato dall’ex Assessore al Turismo Pinto nel 2019, ovvero che l’80% dei pernottamenti effettuati – nell’arco dell’intero anno – nelle strutture ricettive del capoluogo sono ascrivibili al turismo d’affari. Tradotto: gli alberghi – e non solo – sopravvivono grazie alla zona industriale (e al terziario in via residuale). Al momento è così, piaccia o no. A meno che non si voglia sostenere che chi lo afferma non sappia di cosa parli, ma è ipotesi tendenzialmente da scartare.
Pertanto, quando si discetta di nuovo modello di sviluppo, oltre ai posti di lavoro in bilico del petrolchimico, delle centrali elettriche e delle attività portuali, bisognerebbe conteggiare anche le ripercussioni sulle strutture ricettive. Tutta occupazione compensata da cosa nello specifico? Davvero si pensa che il dirigismo politico ed economico di un ente comunale possa determinare modelli alternativi di sviluppo, per giunta senza mettere mano agli strumenti urbanistici?