Questa è ancora una città dalla quale fuggire: magari per trasferirsi a Taranto
BRINDISI – “Abbiamo scelto di partire da Taranto non a caso – ha commentato l’assessore regionale Leo -, la città Jonica e il sistema universitario presente nel tessuto urbano sono al centro di un grande progetto di rilancio da parte dell’amministrazione regionale. Ricordo la recente attivazione del corso di laurea di Medicina e Chirurgia a Taranto che ha permesso, inoltre, il recupero di un bene di grande pregio architettonico, la sede dell’ex Banca d’Italia, in disuso dal 2016. Taranto, inoltre, rappresenta per noi un interessante laboratorio per sperimentare nuove sinergie vista la presenza di più atenei pugliesi nel capoluogo. L’obiettivo è trasformare Taranto da una città con l’università in una città universitaria”.
Va bene che siamo abituati – e forse in fondo proviamo pure un po’ di piacere masochistico – a essere presi in giro, a essere trattati come mele marce, come reietti, a essere rappresentati – quando va bene – da politici da retrobottega, però un briciolo di realismo, onestà intellettuale e amor proprio non guasterebbero.
Di fronte ad affermazioni così esplicite da parte di esponenti regionali, con che spirito domani a Brindisi ci sarà la presentazione del ‘corsetto’ in Scienze per la Cooperazione Internazionale? Ben venga, per carità, tutto fa ‘brodino’, però forse dovremmo comprendere cosa ci sta accadendo intorno, e poi magari sbattere anche i pugni sul tavolo di quel furbacchione di Emiliano, che continua indisturbato a sacrificare Brindisi sullo scacchiere della “politicanza”, non nominando brindisini nei posti di comando e non dando seguito alle sue promesse su ‘Brindisi città universitaria’ e altre menate simili.
Sta accadendo, allora, che altre città come Taranto che non erano sedi universitarie lo stiano diventando, mentre a noi continuano a raccontarci che non è possibile dare vita a nuove città universitarie con sedi autonome; che altre città come Taranto che non avevano un traffico crocieristico, lo stiano acquisendo scalzando Brindisi, proprio come già avvenuto con Bari sul traffico passeggeri e commerciale; che in altre città come Taranto le opere portuali si realizzino perché è stata istituita la figura del commissario straordinario che tutto può e gli investitori internazionali, di conseguenza, fanno a gara per accaparrarsi un molo, in un gioco perfettamente riuscito di cooperazione tra pubblico e privato voluto, orchestrato fortemente dalla Regione e dal Governo centrale; che stiano diversificando i propri investimenti insediandosi a Taranto aziende colpite dal processo di decarbonizzazione (la Sfir, ad esempio, si è appena insediata anche a Taranto: effetto imbuto avviato?); che in altre città siano stati spesi i primi 300 milioni di euro del Cis, e centinaia di milioni di euro ancora saranno spesi perché già stanziati, mentre a Brindisi si resta perennemente nel campo delle promesse, che pure hanno una loro utilità elettorale, per carità.
Allora, davanti a tutto questo, che vogliamo fare? Accontentarci della ‘merendina’ della New Arena con il suo carico di 10-15 lavoratori (ben venga anch’essa) oppure vogliamo reclamare attenzioni e condizioni di vita migliori per una città dalla quale fuggire? Perché, cara assessore Taveri, meritevole di ogni apprezzamento per lo spirito e la competenza messi a disposizione della città: questa, purtroppo, nonostante qualche opera di maquillage è ancora la città dalla quale lei è fuggita. Anche per colpa di quegli immarcescibili politici che continuano a muovere le fila con i quali lei è costretta a collaborare e i giovani professionisti (rimasti stoicamente a Brindisi) a conviverci. La bellezza del luogo in cui viviamo non può più bastarci. Proprio no.