A2A, le associazioni ambientaliste invitano il sindaco a rivedere la propria posizione e rispettare il Dpp
BRINDISI – In questa città non ci facciamo mancare nulla, soprattutto le contraddizioni più evidenti.
Relativamente all’intenzione della società A2A di riconvertire la vecchia centrale elettrica di Brindisi Nord in un impianto per il trattamento dei rifiuti (un investimento di circa 5 milioni di euro), vorremmo che questa questione venisse affrontata senza cadere in una inevitabile trappola, cioè quella di far passare in second’ordine l’aspetto più importante: la destinazione di quella vasta area prospiciente il porto.
Gradiremmo, e chiediamo, l’applicazione di una diversa metodologia nell’affrontare tale questione, cioè due discussioni distinte e ben separate: una deve riguardare l’impianto, la sua compatibilità ambientale e tecnica, l’altra (a nostro avviso con implicazioni ben più importanti) sull’opportunità di utilizzare quell’area per gli interessi di A2A o destinarla, come per altro, era già stato deciso, alla retroportualità.
Non capiamo, e per questo chiediamo spiegazioni, i motivi per cui è stato modificato il vecchio Documento Programmatico Preliminare che in modo preciso – relativamente a tale argomento – escludeva per quell’area scopi diversi da quelli legati alla retroportualità. E sul valore di questa area in chiave della logistica portuale non ci sono dubbi tanto è vero che l’Enel ha ottenuto per la parte di sua proprietà il riconoscimento di zona franca.
Dobbiamo constatare, non senza amarezza, che uno dei principi di quel DPP che allora condividemmo in gran parte, è stato cassato, anche concettualmente, nella nuova versione del documento preliminare. Questo principio partiva dalla «consapevolezza che non ci può essere vero sviluppo se non si pone un argine all’arroganza degli interessi precostituiti e del tutto estranei a quelli della città. Economia, ambiente e società sono i tre pilastri su cui dobbiamo costruire il futuro di Brindisi» (DPP 2011). Questo principio non dovrebbe appartenere a nessuna formazione politica ma essere patrimonio di chiunque abbia a cuore l’interesse della città.
E non regge la giustificazione avanzata da qualcuno che tale indirizzo è motivato dal fatto che quell’area è di proprietà della società A2A con la quale andrebbe aperto un confronto per verificarne la disponibiltà a partecipare realmente allo sviluppo sostenibile di quell’area nel rispetto della sua destinazione d’uso retroportuale. E’ noto che quando gli interessi di proprietari di aree e terreni hanno prevalso su quelli pubblici influendo sulla programmazione territoriale, si sono prodotti gravi ostacoli allo sviluppo.
Invitiamo il Sindaco a rivedere tale posizione nell’interesse di Brindisi e della sua portualità.
Con questa intendiamo sollevare un problema oggettivo che inciderà sulla futura vita economica della città.
Forum Ambiente Salute Sviluppo
Italia Nostra
Legambiente
No al Carbone
Medici per l’Ambiente – ISDE
WWF