Acque Chiare e Contrade, Ciullo: “L’impostazione di Borri è radicale ma tecnicamente ineccepibile. Rossi è una sfinge, dica se Borri parla a titolo personale o della maggioranza”
BRINDISI – Il discorso in Consiglio comunale dell’Assessore Borri su contrade abusive e Acque Chiare ha sollevato un prevedibile vespaio di polemiche in città. Uno dei proponenti della mozione di introduzione di una variante al Piano regolatore generale per trovare una soluzione ai residenti di quelle contrade che rischiano di vedersi eseguite le ordinanze di demolizione notificate (mozione bocciata per un solo voto di scarto), ovvero l’ex candidato Sindaco Massimo Ciullo, riconosce a Borri il coraggio delle sue idee, onestà intellettuale e di aver tracciato un quadro veritiero, che tuttavia sembra trovare riscontri tiepidi all’interno della maggioranza.
“Partiamo da un punto: Borri – spiega Ciullo – fa un discorso tecnicamente ineccepibile e su alcune questioni ha pure ragione, perché l’abusivismo di necessità non può essere utilizzato sempre come giustificazione. Detto questo, un’Amministrazione comunale, di concerto con tutti i soggetti interessati ovvero comitati di cittadini, ordini professionali, associazioni di categoria, deve dare un indirizzo chiaro. E questo al momento manca. Diciamola tutta: l’impostazione di Borri è molto radicale, però può essere anche una posizione bella, giusta, condivisibile. Il problema è che non ci sembra che gli amministratori, i politici, i tecnici attorno a lui condividano in pieno la sua impostazione. E questo a cominciare dal Sindaco, che su questa vicenda è un po’ una sfinge: non si capisce se Borri parla a titolo personale o se quello che dice è frutto di una concertazione tecnica e politica. Se dovesse trattarsi di una posizione condivisa, l’Amministrazione non abbia paura, vada avanti su quella linea ma non crei però illusioni. Le problematiche possono essere anche risolte con un colpo di spugna positivo e negativo, ma si decida”.
La variante al Piano regolatore generale, secondo il professore Borri, è una soluzione inapplicabile perché significherebbe utilizzare uno strumento urbanistico per un problema di competenza statale, che non delega poteri e non ammette pertanto invasioni da parte di Regione e Comune. Ma è davvero così?
“La nostra proposta – argomenta l’avvocato Ciullo – è tesa a riedizionare il potere edificatorio in quelle aree. Quelle case comunque non hanno la doppia conformità, quindi la situazione non è sanabile, ma il discorso è che tramite la variante si eviterebbe di abbatterle, e su questo ci viene in soccorso la giurisprudenza. Detto ciò, effettivamente quello che dice Borri sulla competenza del Ministero dell’Interno è vero, perché ci fu una legge nazionale sovraordinata quindi alla competenza comunale che diede la possibilità di recuperare intere aree. Questa opportunità venne colta dal Comune di Brindisi perimentrando le aree da inserire nella variante di recupero. In base a quello che dice il Tar, in effetti, non puoi sanare quelle aree con le varianti urbanistiche ma contestualmente quello strumento ti consentirebbe di evitare le demolizioni, magari attraverso sanzioni o oblazioni. È chiaro però che quello che dice Borri sulle nuove costruzioni postume alla variante di recupero può essere condivisibile. Quello che manca, ribadisco, è una visione politica, o se c’è tale visione, si vada avanti in maniera netta eliminando ogni abusivismo. Ripeto, devono decidere senza illudere la gente. Senza una variante, se un residente impugna l’ordinanza di demolizione gli viene rigettata l’impugnazione. È questo il problema”.
E un enorme problema si staglia davanti alla maggioranza anche per quanto concerne Acque Chiare, perché l’assessore Borri ha parlato di 180 persone in condizioni di abusivismo, di fatto annunciando che l’accordo di programma tra Regione e Comune che cambiava la destinazione d’uso dell’area da agricola a turistico-ricettiva è superato: “L’abusivismo – ammette Ciullo – obiettivamente esiste. Quell’accordo di programma non è mai stato ritirato, però il processo penale, se non formalmente, l’ha travolto nella sostanza. Borri poi dice un’altra cosa giusta, ovvero che non è giusto che si vadano a sanare situazioni di abusivismo togliendo volumetrie a persone oneste che magari hanno terreni edificabili, che non hanno ancora costruito e che vedendosi consumare le volumetrie disponibili, non potranno mai più costruire. L’unica possibilità percorribile per affrontare i diffusi abusivismi, a mio avviso, è quella di procedere con una variante condivisa tra tutte le forze politiche. Il problema di Brindisi è di carattere sociologico prim’ancora che politico. La verità è che sarà complicato venirne a capo”.