Home Editoriale Bastano 100 giorni di Zingaretti per cancellare 100 anni di PCI: l’asse con Conte e Di Maio trasforma l’Italia in un circo
Bastano 100 giorni di Zingaretti per cancellare 100 anni di PCI: l’asse con Conte e Di Maio trasforma l’Italia in un circo
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Bastano 100 giorni di Zingaretti per cancellare 100 anni di PCI: l’asse con Conte e Di Maio trasforma l’Italia in un circo

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Per conservare quel 2% in più che i sondaggi attribuiscono al PD rispetto alle elezioni del 2018, quell’epigono del segretario Zingaretti sarebbe disponibile praticamente a tutto. Per metà zerbino, per metà eunuco politico, Zingaretti, nei giorni in cui si celebrano i 100 anni del PCI, fornisce l’esatta dimensione del processo di sbiadimento, svilimento e de-politicizzazione dei partiti; in questo caso della sinistra italiana. Se ci pensate, tra D’Alema, Bersani, Bettini, Franceschini, nessuno dice più qualcosa di sinistra. Sembra un incubo.

Eppure Zingaretti saprebbe perfettamente quello che serve, ma non ha la forza di ottenerlo e nemmeno più di rivendicarlo. Il segretario del PD, ad esempio, sa benissimo che il proporzionale è la morte nera. E anche l’82% di italiani che nel 1993 votò il referendum per passare al maggioritario lo sapeva benissimo. D’altronde il proporzionale ha portato nei suoi 48 anni di vita a 51 governi diversi, uno diverso ogni 10 mesi.

Nell’ottobre del 2019 Zingaretti affermava: “Dobbiamo essere noi a costruire un’alternativa, una proposta migliore della destra con un’idea possibile di sviluppo del Paese. Dobbiamo essere una forza nazionale unita, unitaria, plurale. Una forza a vocazione maggioritaria, che parla al Paese, ma non isolata. Di qui l’importanza dei sindaci. Lotteremo per non gettare la spugna e mantenere anche nella nuova legge elettorale lo spirito maggioritario”. Certo, come no. Così come ha lottato per lo ius culturae e lo ius soli, dei quali, nel novembre 2019, pensava questo: “Lo ius culturae e lo ius soli sono una scelta di campo del Partito Democratico”. Come una scelta di campo era il Mes.

Evidentemente Zingaretti in pochi mesi avrà subito l’influenza di Di Maio, campione di giravolte e panzane, che dopo aver chiesto l’impeachment per Mattarella e flirtato con i gilet gialli, adesso parla da europeista e statista, prendendosi finanche il lusso di impartire lezioni agli altri. In qualsiasi altra nazione sarebbe stato ricoperto da pernacchie a vita, mentre in Italia, con un colpo di spugna, adesso lo annoveriamo tra i responsabili per eccellenza, o meglio, tra i responsabili a caccia di costruttori particolarmente allergici alla fedeltà politica, a quel vincolo di mandato che i grillini avrebbero voluto introdurre.

D’altronde, in un Paese dove vengono chiamati responsabili e costruttori sciroccati come Ciampolillo (cliccate il suo cognome su Google se non l’avete ancora fatto) e habitué delle sale dei tribunali (quasi tutti quei liberali e popolari che Conte sta corteggiando, da lady Mastella alla badante di Berlusconi Mariarosaria Rossi coinvolta nel Ruby Ter a Cesa alla camerata Polverini e compagnia cantante), ci si può aspettare qualcosa di meglio? PS. Tra i costruttori si fa il nome anche del forzista francavillese Luigi Vitali.

Come disse Flaiano, la situazione politica in Italia è grave ma non è seria. Lo Zelig per i prossimi anni è assicurato, parola di Giuseppe Conte.