Farmacie comunali: quel bando è stato uno schiaffo per i dipendenti e i farmacisti brindisini. Ma contava solo fare cassa
BRINDISI – Alla luce della lettera aperta dei dipendenti della Farmacia comunale, nella quale gli stessi riversano la loro amarezza per come sono andate le cose, è opportuna qualche ulteriore riflessione.
Dopo la prima gara andata deserta, infatti, il Comune avrebbe forse potuto vendere la farmacia con procedura negoziata. Magari agli stessi farmacisti che ci lavorano, perché il prezzo fratto il numero dei farmacisti era assolutamente abbordabile. Ciò avrebbe consentito di tutelare e valorizzare maggiormente i lavoratori. Tuttavia il Comune non ha inteso effettuare questo tentativo, prediligendo la reiterazione di un bando molto contestato per la sua impostazione. Evidentemente il Comune era sicuro che ci sarebbe stata un’offerta. Da parte di chi? Da parte della sola tipologia di investitori (a parte la criminalità organizzata, e fortunatamente non è questo il caso) che avrebbe potuto accettare quel bando, ovvero quella che fa capo ai grossisti del settore; una sorta di GDO farmaceutica.
Così facendo, il Comune da un lato non ha propriamente tutelato i farmacisti, come avrebbe potuto e dovuto provare a fare. Dall’altro lato, probabilmente ha alterato il gioco concorrenziale, impedendo di fatto una seria gara per l’acquisto della farmacia. Chi può dire, infatti, che se il bando fosse stato esente dai tanti vizi denunciati dalla consigliera Lo Martire la farmacia non sarebbe stata aggiudicata ad un prezzo più alto? Magari ad un imprenditore del territorio. Magari ad un farmacista di Brindisi. Magari acquistata per il figlio o la figlia di un brindisino che oggi studia farmacia, e a cui oggi, ancora più di ieri, si spalanca l’unica opportunità della emigrazione.