Home Editoriale D’Attis l’aveva detto: “Futuro del porto condizionato dal terrorismo giudiziario”. Una cortesia: se non ve la sentite, fatevi da parte
D’Attis l’aveva detto: “Futuro del porto condizionato dal terrorismo giudiziario”. Una cortesia: se non ve la sentite, fatevi da parte
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D’Attis l’aveva detto: “Futuro del porto condizionato dal terrorismo giudiziario”. Una cortesia: se non ve la sentite, fatevi da parte

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BRINDISI – E se dicessimo che la situazione di stallo che vive il porto di Brindisi, la quale porterà certamente al collasso economico e sociale della città, dipendesse da una mancanza di serenità scaturita dalle indagini in corso della Magistratura brindisina? Spieghiamo meglio: un dirigente o un amministratore pubblico hanno normalmente paura di firmare un provvedimento (vedi la necessità di rimodulare la fattispecie del reato di  abuso d’ufficio cristallizzata nell’introduzione nel decreto Semplificazioni). Cosa accade se, a questo quadro generale di per sé caratterizzato da paralisi decisionale, si aggiunge una richiesta di arresto da parte del P.M. di turno all’indirizzo del presidente dell’Autorità portuale e del dirigente dell’ente portuale per abuso d’ufficio e abusivismo dettato dalla presunta non conformità urbanistica delle opere realizzate al Piano regolatore portuale? Accade ad esempio che, in presenza di un Piano regolatore portuale risalente agli anni ’70 (come quello di Bari e di Taranto), il Comune di Brindisi non dichiari – a differenza di quanto avviene a Bari – il non contrasto delle singole opere progettate e presentate dall’ente portuale con gli strumenti urbanistici vigenti, e si passi così dalle forche caudine delle conferenze di servizi, nelle quali trovi il funzionario di turno del Provveditorato delle Opere Pubbliche che richiede la variante al Piano regolatore portuale anche per aprire una finestrella per realizzare un infopoint. Oppure accade che, sulla banchina di Costa Morena Nord, le navi da crociera non possano più attraccare perché l’area è considerata dal Provveditorato a destinazione industriale, nonostante vi siano due sentenze del tribunale di Brindisi (del 2016) che abbiano dichiarato la polifunzionalità delle banchine del porto di Brindisi (richiamando anche un voto del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici).

Oppure succede che la realizzazione del terminal passeggeri Le Vele, nonostante ci sia una sentenza del Gip del Tribunale di Brindisi che dispone il non luogo a procedere e che ha accertato la legittimità dei lavori e la conformità urbanistica dell’intervento, venga messa in discussione (sempre per non conformità al Prp) dal Provveditorato, il cui dirigente era parte del procedimento penale concluso con la sentenza che affermava la regolarità delle opere.

Insomma, se negli altri porti, a parità di strumenti urbanistici e di interventi programmati, tutto ciò non accade, forse bisogna iniziare a domandarsi se non sussistano condizioni che sottraggono serenità a tecnici e amministratori e li inducano a compiere scelte dettate da una eccessiva preoccupazione.

In fondo, fu l’onorevole Mauro D’Attis a denunciare ciò nel corso di una conferenza stampa tenuta lo scorso 3 marzo: “Ci sono opere portuali strategiche che vanno realizzate ma che vengono rallentate o bloccate per via di un clima di terrorismo giudiziario che si respira in città”.

Una sola cosa ci sentiamo di dire: se non ve la sentite, fatevi da parte. Il futuro di Brindisi e delle generazioni future non può essere messo in pericolo da soggetti che hanno paura di fare il loro lavoro, che sia di funzionario, di dirigente o di amministratore.

Di seguito, la nota del Comune di Brindisi.

“È giunta l’ora di fare chiarezza sulle cause che hanno creato lo stallo del porto di Brindisi. La risposta è contenuta nell’ultima nota, del 15 luglio2020, del Provveditorato alle Opere pubbliche in cui si specifica che i vari interventi proposti dall’Autorità di sistema portuale del Mar Mediterraneo Meridionale non sono conformi al Piano regolatore del Porto” ed in cui si invita l’Authority, senza indugio, a produrre gli atti di variante del Piano al fine di ottenere l’obbligatorio parere, sulle opere progettate, dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici.

Non è, quindi, responsabilità del Comune di Brindisi programmare e pianificare come ottenere le autorizzazioni dal Provveditorato.

L’Authority ha perso anni lavorando su progetti difformi dagli strumenti urbanistici in vigore che hanno ricevuto risposte negative da parte del Provveditorato alle Opere pubbliche. Ne è l’ennesima prova anche l’esito negativo al ricorso gerarchico presentato dall’Autorità di sistema al Ministero che è stato ritenuto non suscettibile di ricorso.

I tentativi reiterati di far ricadere le responsabilità di questi fallimenti sul Comune di Brindisi sono una mera formula autoassolutoria che l’Authority tenta di sostenere.

Chiediamo al presidente Ugo Patroni Griffi di programmare senza indugio i necessari strumenti di variante dopo tutti questi anni persi. La città non può più aspettare!”, lo dichiara il sindaco di Brindisi Riccardo Rossi.