Arriva il predissesto e salta il concerto di Alvaro Soler: l’impresario delle star ci rimette 60.000 euro e annuncia battaglia contro la Regione
BRINDISI – Puoi lavorare alla formazione del cast artistico della Notte della Taranta, all’organizzazione di concerti di artisti del calibro dei vari Subsonica, Afterhours, Bluvertigo, Manu Chao, Sigur Ros, Paul Kalkbrenner, Suede, Stereophonix, Meghadeth, Korn, Rammstein, Ligabue, Green Day, Rancid, Radiohead, Linkin Park, Sum 41, Blink 182, Justin Bieber, Martin Garrix, Pearl Jam e Eminem, che hanno raggiunto il numero record di 880.000 spettatori. Ma tutto questo bagaglio di esperienza e professionalità potrebbe non essere sufficiente quando c’è di mezzo la pubblica amministrazione, o meglio, la politica. In questo caso pugliese e brindisina.
Ricordate il concerto di Alvaro Soler, annunciato in pompa magna la scorsa estate, che si sarebbe dovuto tenere a Brindisi, in Piazzale Lenio Flacco, prima il 5 settembre e poi il 27 settembre? Bene, quel concerto non si è più tenuto, ma le conseguenze le sta pagando tutte sulla sua pelle l’organizzatore di quell’evento, che ci ha contattato per esprimere tutta la sua rabbia e la sua delusione per il trattamento ricevuto dalla Regione Puglia e dal Teatro Pubblico Pugliese.
Ma andiamo con ordine.
Attraverso una call per i grandi eventi, la Regione Puglia, mediante il Teatro Pubblico Pugliese, aveva deciso di organizzare un grande evento a Brindisi. L’organizzatore in oggetto, il cui curriculum abbiamo in parte snocciolato nell’incipit dell’articolo e che aveva già lavorato con la Regione Puglia per la realizzazione de La Notte della Taranta, aveva partecipato alla call definendo con la Regione Puglia l’organizzazione del concerto di Alvaro Soler a Brindisi per il 5 settembre, al costo di circa 110.000 euro.
Il resto è storia nota: un primo rinvio al 27 settembre, poi l’annullamento della data (l’impresario racconta di essere stato informato previo messaggino whatsapp ricevuto 10 giorni prima della data del concerto). Ciò che non è risaputo è che l’organizzatore ha dovuto anticipare il pagamento della penale per l’annullamento del concerto, pari a circa 60.000 euro. D’altronde, quando i tuoi interlocutori sono istituzionali, tendi a fidarti. Già, ma quando c’è di mezzo la politica: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.
La delibera di Giunta regionale con la quale si sarebbe dovuta affidare l’organizzazione dell’evento, infatti, nonostante le varie rassicurazioni, non è mai stata licenziata. Perché? Stando alla ricostruzione del privato, dopo qualche remora che il Prefetto avrebbe mostrato rispetto alla location, i reali motivi addotti dalla Regione sarebbero stati riconducibili alla intervenuta situazione di predissesto del Comune di Brindisi, maturata e annunciata proprio in quei frenetici giorni settembrini, con la comunicazione ufficiale fornita dal Sindaco il 17 settembre. Insomma, con quella situazione economica, sarebbe stato meglio non esporsi a ulteriori polemiche, dato che l’ente comunale era già sotto l’occhio del ciclone per le spese sostenute per il cartellone estivo.
Perlomeno moralmente ed eticamente, però, ad andarne di mezzo non può essere l’organizzatore, reo di essersi fidato. Non una volta, ma più volte. Nel corso dei mesi successivi, infatti, le rassicurazioni da parte della Regione si sono sprecate: “Tranquillo, in un modo la risolveremo”. Poi però è arrivato il Covid, la terribile crisi del mondo dello spettacolo. E così sono partite anche due richieste di messa in mora indirizzate alla Regione, fino ad arrivare a un messaggio inviato dall’impresario direttamente sul cellulare del Presidente Michele Emiliano. O come spiega meglio l’organizzatore, che vuole restare anonimo per il momento, all’uomo e al magistrato Emiliano. Dal governatore, però, nessuna risposta. L’esasperazione per la crisi del settore, per tre figli da sostenere e per i continui e infruttuosi viaggi in Puglia, alla fine, ha portato all’inasprimento dei toni e alla mancata risoluzione della vicenda.
Questa la fredda ricostruzione dei fatti per come ce li ha rappresentati, messaggi alla mano, l’impresario lombardo. Snervato dalla situazione, costernato per il trattamento ricevuto, ma soprattutto ferito da un territorio che dice di aver amato visceralmente. Così tanto che adesso giura di non volerci mettere più piede.
Andrea Pezzuto