La cultura delle poltrone, degli sprechi e l’opposizione dei conniventi
BRINDISI – Siccome l’opposizione non svolge il suo ruolo fino in fondo, proviamo a fare chiarezza sulla lottizzazione politica che interessa soprattutto il mondo della cultura brindisina. Se ciò è da intendersi piuttosto fisiologico in tempi normali, lo è molto meno quando un Comune si trova in condizioni di predissesto.
Un esempio: tutti dirigenti hanno proposto delle soluzioni per ridurre le spese, e ciò al fine di predisporre un piano di rientro pluriennale che stesse in piedi. Tra le varie proposte, però, non si è rinvenuta traccia di una sforbiciata rispetto ai 400.000 euro splamati nei 5 anni di Amministrazione per lo staff del Sindaco, né di una ipotesi di privatizzazione della gestione del Teatro Verdi, soluzione alla quale stava lavorando il Commissario Giuffrè. Ci chiediamo infatti se un Comune in predissesto può permettersi un esborso di oltre 150.000 euro annui (quando va bene) per mantenere un carrozzone che appare per giunta sottodimensionato rispetto al potenziale che potrebbe esprimere…
Va detto che le professionalità che lavorano all’interno della fondazione sono di primo livello, ma il tema è un altro. Se il direttore artistico è candidato alle prossime regionali con il PD (il che non significa nulla di per sé, se non una riconducibilità all’area politica della maggioranza), se la Presidente della fondazione è stata scelta dalla maggioranza del governo cittadino, se con delibera di indirizzo la gestione e la valorizzazione dei beni monumentali e dell’area archeologica di San Pietro degli Schiavoni erano stati affidati alla fondazione Teatro Verdi, ma poi alla fine il dirigente non ha firmato il provvedimento di affidamento per motivi ignoti alla cittadinanza, come si può pretendere che le cose funzionino al meglio e che le scelte effettuate siano le migliori possibili?
Ecco, di tutto questo le opposizioni non parlano, preferendo mettere la testa sotto la sabbia; ci piacerebbe capire perché non fiatano quando si parla di cultura. Forse perché ne sottovalutano le ricadute benefiche sulla città? Forse per non rompere equilibri?
Sta di fatto che la nostra redazione viene inondata quotidianamente di proteste per i monumenti ancora chiusi, per la mancanza di uno straccio di progetto di valorizzazione delle bellezze monumentali e delle risorse culturali della città. Misteri di una comunità dove spesso le logiche che sottendono le azioni o le omissioni sono di bottega.
Come non ci abitueremo mai al bello, almeno noi non ci abitueremo mai al brutto delle dinamiche deteriori della politica.