D’Amato (M5S): “Fondi transizione energetica non vadano a Mittal. Si aumentino somme per inserire Brindisi”
Quadruplicare le risorse portando da 7,5 a 30 miliardi la dotazione del Just Transition Fund, il fondo per la transizione ecologica varato dalla Commissione Ue nell’ambito della strategia del Green deal. Coinvolgere di più nei Piani territoriali partner sociali e autorità locali in particolare i Comuni. Chiara esclusione dai finanziamenti, diretti e indiretti, dei progetti riguardanti fonti fossili, gas incluso, nucleare, biocombustibili che non siano di terza generazione, e più in generale delle multinazionali, siano esse Mittal o ENEL. No al sostegno ai progetti di riduzione delle emissioni di gas serra di quelle industrie inquinanti che fanno parte dell’ETS Ue e che possono già oggi accedere ad altre fonti europee di finanziamento,inclusi il II e III Pilastro del Meccanismo per l’equa transizione, ossia prestiti BEI e INVEST-EU. Promuovere, al contrario, gli investimenti per le piccole e medie imprese, in attività che massimizzano i benefici per la popolazione e le comunità, creando posti di lavoro ‘verdi’, di qualità e di lunga durata. Parliamo di progetti di efficienza energetica, di partecipazione dei cittadini nel mercato dell’energia, di ripristino di ecosistemi degradati, o ancora progetti di mitigazione e adattamento del cambiamento climatico che siano nature-based. Sono queste alcune delle priorità che il Movimento 5 Stelle ha proposto di inserire nella bozza di Just Transition Fund elaborata dalla Commissione europea e adesso in discussione al Parlamento Ue.
«La proposta di Bruxelles è un primo passo, ma serve aumentare l’ambizione, tanto più in seguito alla pandemia di Covid-19, che è arrivata dopo la presentazione della bozza del JTF – dice Rosa D’Amato, eurodeputata 5 stelle – A oggi, l’Italia dovrebbe ricevere 360 milioni di euro che andranno a Taranto e al Sulcis. Noi chiediamo che la dotazione sia quadruplicata, al fine di inserire altri territori martoriati da inquinamento e soggetti a ricatto occupazionale, come Brindisi, nei finanziamenti. La questione delle risorse non è solo legata all’ammontare complessivo, ma anche ai criteri di ripartizione e alla reale volontà degli Stati Membri di lottare contro il cambiamento climatico, dotandosi di Piani Nazionali Energetici. Reputiamo che tali criteri debbano essere rivisti per garantire da un lato il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2040 (ossia 10 anni prima di quanto concordato finora in Ue), e dall’altro una distribuzione più equa dei finanziamenti tra gli Stati membri tenendo presente la crisi economica che i Paesi più colpiti dalla crisi del coronavirus, come l’Italia», dice ancora D’Amato, che aggiunge: «Su questo punto, mi chiedo come agirà Fratelli d’Italia, in particolare il collega Raffaele Fitto, dato che a opporsi a una revisione dei criteri di ripartizione come indicato da noi è soprattutto il Pis, il partito di governo in Polonia, che è anche l’azionista di maggioranza del gruppo europeo di FdI. Se vogliamo più fondi per l’Italia e includere Brindisi tra i finanziamenti, senza ridurre quelli per Taranto e Sulcis, Fitto dovrebbe appoggiare la nostra proposta e voltare le spalle ai suoi alleati. Un’eventualità su cui nutro diversi dubbi».