Coraggio e coerenza: in quell’ordinanza c’è la storia recente di Rossi e della città
BRINDISI – Riccardo Rossi ha fatto coerentemente quello che aveva promesso: sia nel corso della sua carriera da movimentista/politico, sia nell’ottobre del 2018, quando diffidò Versalis a contenere strutturalmente il fenomeno delle sfiammate. Quella diffida, infatti, arrivò a valle di quattro episodi ravvicinati verificatisi nel 2018 (28 aprile, 3 giugno, 20/21 luglio, 18/19 settembre) e di un sopralluogo ispettivo da parte dell’Arpa, che individuò le cause in un malfunzionamento dei sensori di misura della pressione e nel blocco del misuratore di portata del gas in torcia; parametri indispensabili per verificare la corretta metodologica delle operazioni. Inoltre il Sindaco evidenziò che appariva disattesa da parte del gestore la specifica prescrizione AIA sull’impianto e sui collettori delle torce, che ne dispone l’utilizzo solo in situazioni di emergenza e/o nelle fasi di avvio/spegnimento impianti, senza generare fumo visibile.
Nella diffida, il Sindaco chiedeva a Eni-Versalis di ottemperare entro trenta giorni alle prescrizioni dettate. La situazione poi decantò senza che se ne sapesse più nulla: il Comune, infatti, si ritenne soddisfatto della circostanza che, a seguito di quella diffida, le sfiammate si ridussero sensibilmente.
Questo fino a quelle registratesi pochi giorni fa. La mattina del 20 maggio, infatti, secondo segnalazioni, una torcia sfiammava. Il pomeriggio è arrivata la draconiana misura del Sindaco di sospendere le attività dell’impianto, a seguito di un odore acre che pervadeva la città da più di 24 ore.
La sensazione è che Rossi avesse pronto il colpo in canna da più di un anno, e che l’abbia sparato alla prima “eclatante” occasione utile.
In questa vicenda vi è tra l’altro da capire perché se il fermo delle attività era stato annunciato da Eni-Versalis dal 13 al 18 maggio, la torcia (secondo segnalazioni) sfiammava ancora il 20 maggio? E non è una domanda secondaria. In queste ore, infatti, si dibatte se Rossi abbia emanato l’ordinanza sulla base di dati certi o meno. Quello che nessuno ha rilevato, però, è un altro aspetto: se Rossi non avesse emanato quella ordinanza di sospensione, siamo sicuri che la torcia non avrebbe continuato a sfiammare anche il 21, il 22 e il 23, ecc? E con quali conseguenze per la salute psico-fisica dei cittadini? Nessuno può saperlo, così come non si sa al momento se quelle emissioni odorigene provenissero dalla torcia di Eni-Versalis. Per emettere un’ordinanza cautelare a tutela della salute pubblica, però, la legge consentiva al Sindaco di valutare in quel momento che fosse “più probabile che non” che le emissioni provenissero dalla torcia e da un impianto che era in manutenzione dal 13 maggio, e quindi potenzialmente soggetto a sfiammate.
Oltre a questo, bisognerà comprendere cosa abbiano riferito al sindaco i funzionari dell’Arpa che si sono recati sul posto, così come bisognerà conoscere l’esito delle analisi sulla qualità dell’aria. Ma va chiarito un altro aspetto: già nel corpo della diffida del 2018, veniva sottolineato come secondo le misurazione dell’Arpa effettuate nel settembre dello stesso anno, non ci sarebbe stato superamento dei limiti previsti, ma ci sarebbe stata comunque un’alterazione dell’aria con la presenza di benzene, NOx, SOx, CO, VOC. Ecco, senza prendere come unico parametro gli sforamenti dei limiti emissivi previsti dalla legge, indizi di quanto accaduto il 19 e 20 maggio scorsi potranno arrivare anche da impennate nei valori di tali inquinanti. Non necessariamente da sforamenti, insomma.
Non resta che attendere le prossime ore, ma un giudizio sulla coerenza di Rossi può essere già emesso.