EDITORIALE – L’assistenza domiciliare non parte: Puglia ultima anche in questo caso. Caro Emiliano, così non va…
Iniziano a diventare davvero troppe le storture nella gestione dell’emergenza sanitaria in Puglia. La provincia di Brindisi ha vissuto sulla propria pelle tutte le falle del sistema, con in cima il grave ritardo nell’attivazione dei laboratori per i tamponi, l’inadeguatezza strutturale dell’ospedale Covid di Brindisi, il ritardato arrivo di dpi e reagenti, i focolai che hanno interessato ospedali e residenze per anziani. Insomma, di tutto e di più. Una serie di eventi che si fa fatica a ricondurre alla sfortuna, soprattutto se si analizzano alcuni dati. Come ad esempio il più basso tasso d’Italia di tamponi effettuati, fatto passare come strategia del prof. Lopalco.
Ma pur volendo accantonare le responsabilità passate, continuano a segnalarsi dati e situazioni che vanno analizzate per farsi trovare pronti nell’immediato futuro. Sarebbe infatti utile comprendere quando saranno realmente pronti i moduli di terapia intensiva del Perrino e cosa manca per renderli funzionanti. Ma soprattutto è bene comprendere perché la Puglia è in cima all’indice di diffusione del contagio parametrato sulla base dell’RO e dell’Rt.
Ultima in ordine di tempo, ma non certo per importanza come strumento di contrasto al Covid, è il dato sulle unità speciali di continuità assistenziali. Come evidenziato dall’inchiesta della trasmissione Petrolio, delle 450 Usca attivate in Italia, infatti, neppure una è stata avviata in Puglia. Considerando che più di 1/4 dei contagi avviene in ambito domestico, è intuibile la necessità di recuperare immediatamente terreno. La Puglia, dunque, ancora una volta fa la parte della Cenerentola tra le regioni italiane.
Nei giorni scorsi l’Ordine dei Medici di Lecce ha alzato la voce, denunciando il fatto che dall’istituzione formale delle Usca, risalente a fine aprile, le stesse scontano ancora preoccupanti ritardi, dovuti in parte ai tardivi corsi di formazione attivati per i medici di base, in parte alla scarsa adesione degli stessi. Rispetto a quest’ultimo dato, c’è da interrogarsi sui motivi: non sarà che i medici pugliesi si sentono poco tutelati?
Fatto sta che l’ASL di Lecce ha annunciato che entro metà maggio le Usca saranno operative. Dall’Asl di Brindisi, invece, silenzio assoluto. Non un buon presagio.