Home Economia e lavoro Piloda vuole realizzare a Brindisi un nuovo hub della cantieristica. Sul progetto, la lungimiranza di un anno fa dell’ex vice sindaco Oggiano
Piloda vuole realizzare a Brindisi un nuovo hub della cantieristica. Sul progetto, la lungimiranza di un anno fa dell’ex vice sindaco Oggiano

Piloda vuole realizzare a Brindisi un nuovo hub della cantieristica. Sul progetto, la lungimiranza di un anno fa dell’ex vice sindaco Oggiano

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Trasformare il porto di Brindisi in un hub di eccellenza per la riparazione, il refitting e la demolizione di navi fino a 250 metri di lunghezza grazie ad un investimento complessivo di 140 milioni di euro e la creazione di 600 posti di lavoro diretti e indiretti. Realizzare un dry dock di dimensioni 230×48 metri con la costruzione di nuove infrastrutture. Essere pronti immediatamente alla cantierizzazione dell’area. Le autorizzazioni necessarie, infatti, sono state già concesse dalle autorità competenti nell’ambito del nuovo piano regolatore portuale.

Sono questi i punti cardine del progetto di Piloda Shipyard per la manifestazione di interesse indetta dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy per la riconversione e la reindustrializzazione dell’area dell’ex centrale a carbone nel porto di Brindisi. Si tratta di un progetto pronto in 24 mesi a partire dal 2026 proprio perché le autorizzazioni necessarie sono già previste nell’ambito del nuovo piano regolatore portuale.

DESCRIZIONE DEL PROGETTO

Il progetto mira a potenziare il Porto di Brindisi, trasformandolo in un hub di eccellenza per la riparazione, il refitting di imbarcazioni fino a 200 metri, mega yacht, e la demolizione navale, con un investimento complessivo di 140 milioni di euro. La realizzazione di un dry dock di dimensioni 230×48 metri e la costruzione di nuove infrastrutture garantiranno una competitività internazionale, generando 600 posti di lavoro tra diretti e indiretti.

L’obiettivo principale è quello di ampliare le attività di riparazione navale con un focus su navi commerciali e mega yacht, e creare un polo specializzato nella demolizione navale. Il mercato del refitting di mega yacht in Italia è in forte espansione, ma l’offerta di strutture adeguate ad imbarcazioni di grandi dimensioni (50-100 metri) è limitata.

Il progetto prevede un incremento significativo delle unità lavorative, con 250 nuovi dipendenti diretti e un numero equivalente di posti di lavoro indiretti, generati dalle attività di outsourcing e dall’indotto correlato. L’Italia, leader nella produzione di mega yacht, beneficerà ulteriormente di questo sviluppo, con un impatto positivo sull’intera filiera navale. Grazie a questo progetto Brindisi diventerebbe un faro nella cantieristica di settore nel Mediterraneo al pari di bacini presenti solo a Malta, in Marocco, Gibilterra, Tunisia e nel Mare del nord in Spagna.

La costruzione di un dry dock di grandi dimensioni (230×48 metri) consentirà di intercettare un mercato più ampio e di rispondere alla crescente domanda di servizi specializzati, attualmente spesso delocalizzati all’estero. Inoltre, il progetto prevede la creazione di un’area dedicata alla demolizione navale, autorizzata ai sensi del “Decreto Concordia”, per unità superiori a 500 tonnellate di stazza lorda.

DI PALO: “GRANDE RICADUTA OCCUPAZIONALE”

“Il nostro progetto – spiega Donato Di Palo, Ceo di Piloda Shipyard che ha presentato la manifestazione di interesse – prevede di avere il nuovo bacino galleggiante a disposizione per l’attività di refitting e demolizione. Un bacino già autorizzato ai sensi del così detto “Decreto Concordia” per le demolizioni navali per unità superiori a 500T di stazza lorda. Il mercato è in crescita. Considerando le nuove normative legate alle emissioni che gradualmente entreranno in vigore nei prossimi anni, saranno sempre più le unità navali che andranno a demolizione. Attualmente il mercato è prevalentemente all’estero, basti pensare che anche la Marina militare italiana demolisce le proprie unità fuori dai nostri confini nazionali”.

“La ricaduta occupazionale – continua Di Palo – sarebbe di grande importanza, sia guardando al breve termine, nel periodo interessato dal progetto, sia guardando a lungo termine. Brindisi diventerebbe così uno snodo fondamentale per tutto il basso Adriatico ed il Mediterraneo creando un indotto importante grazie anche alla sua capacità occupazionale data dall’esperienza e dalla vocazione marittima della città. Il progetto è immediatamente cantierabile. Calcoliamo 24 mesi dall’inizio dei lavori”.

LA LUNGIMIRANZA DELL’EX VICE SINDACO OGGIANO LO SCORSO ANNO

Esattamente un anno fa questo progetto veniva presentato e l’amministratore pubblico aveva visto giusto nel promuovere questo progetto grazie alla lungimiranza di Massimiliano Oggiano, allora vice sindaco, con la proficua collaborazione con l’allora presidente della Adap Mam, Ugo Patroni Griffi nella chiusura del nuovo piano regolatore portuale che aveva pianificato questa tipologia di cantieristica navale proprio dove oggi la Piloda vuole ampliare le sue attività. All’incontro era presente anche ll’amministratore del CCRM Donato Di Palo (di seguito il video dell’incontro)

Oggi, come un anno fa, il nuovo modello di sviluppo deve partire da una più accentuata diversificazione, non affidandosi soltanto a pochi grossi operatori multinazionali (cosa successa sino ad oggi vedi Enel ed Eni) e puntare su diversi progetti di altrettanti player privati che abbiano capacità economico finanziaria, progetti sostenibili e know how specifici (come nella fattispecie) per gestire un processo di decarbonizzazione che sino ad oggi il territorio ha solo subito con gravi ripercussioni nella disoccupazione di ritorno ormai in atto.