Tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso, ai danni di un imprenditore edile: altre due persone in carcere
Per tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso, ai danni di un imprenditore edile di San Pancrazio Salentino, la polizia di Stato di Brindisi, su delega della Dda, la Direzione distrettuale antimafia di Lecce, nella notte tra mercoledì e giovedì ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere – emessa dal gip presso il Tribunale di Lecce – a carico di di Massimo Magli 48 anni, di San Pietro Vernotico e Andrea Cava, 37 anni, di Erchie.
Il nuovo provvedimento cautelare rappresenta l’epilogo di ulteriori approfondimenti investigativi – effettuati sotto il coordinamento della Dda, la Squadra mobile di Brindisi e la S.I.S.C.O. di Lecce – che lo scorso 11 ottobre hanno visto l’arresto di 4 persone, 3 dei quali noti esponenti del “clan dei mesagnesi”, sodalizio riconducibile alla Sacra Corona Unita. Secondo quanto emerso, avevano avvicinato un locale imprenditore avanzando una richiesta estorsiva, pena l’impossibilità di proseguire la propria attività lavorativa nel territorio assoggettato al loro controllo.
L’uomo, non solo non ha pagato i 200 mila euro, ma ha anche trovato il coraggio di denunciare il caso. In seguito alle indagini, su richiesta della sostituta procuratrice Carmen Ruggiero e la gip del tribunale di Lecce Tea Verderosa, era scattata una prima ordinanza custodia cautelare a carico di altri quattro indagati. Erano stati gli agenti della Squadra mobile di Brindisi, coordinati dal vice questore Giorgio Grasso, a condurli quel giorno in carcere.
Al fine di rafforzare il quadro probatorio a carico delle nuove persone arrestate, già ampiamente coinvolti nelle fasi dell’avvicinamento all’imprenditore e dei successivi incontri, di fondamentale importanza sono risultate le attività di intercettazione grazie alle quali sarebbe stato possibile accertare la loro consapevolezza in merito alla richiesta estorsiva esplicitamente avanzata all’imprenditore dai quattro soggetti già arrestati lo scorso 11 ottobre. Il percorso investigativo tracciato dalla polizia di Stato in una ulteriore informativa di reato, ha quindi permesso alla Dda di Lecce di ottenere le misure cautelari in carcere nel rispetto dei diritti delle persone indagate, salvo ulteriori approfondimenti e in attesa del giudizio.