Scandalo baby prostitute, coinvolta anche una 32enne di Brindisi. Le “Squad Girl” finiscono in tribunale. Denunciate da un cliente sequestrato
Scandalo baby prostitute, coinvolta anche una 32enne di Brindisi, M.D.M. le sue iniziali.
Nuove accuse per due delle quattro donne già coinvolte e rinviate a giudizio immediato nell’inchiesta sulle baby prostitute a Bari. Le giovani donne – che sui social si facevano chiamare “Squad girls” – sono accusate insieme ad altre otto persone, di aver indotto, favorito, sfruttato, gestito e organizzato a Bari la prostituzione di quattro ragazze minorenni, parti offese nel procedimento. Sarebbero state denunciate da un cliente leccese, di 37 anni, e dovranno comparire, con una terza persona (la brindisina), davanti al gup del Tribunale di Lecce il 18 novembre.
Il cliente, aveva inoltre concordato di trascorrere una notte con due donne a fronte del pagamento di mille euro, ma non avendo denaro a sufficienza sarebbe stato sequestrato e picchiato: la presunta vittima ha poi sporto denuncia e di conseguenza fatto finire sotto inchiesta una 25enne di Toritto (Bari), e una 32enne di Bari, già coinvolte nell’inchiesta barese sul giro di prostituzione che vedrebbe coinvolte ragazze minorenni.
Nella richiesta di rinvio a giudizio, il pubblico ministero ritiene le donne responsabili di sequestro di persona a scopo di estorsione, rapina pluriaggravata e lesioni personali aggravate. L’episodio risale al 29 ottobre del 2021. Secondo la ricostruzione effettuata dai carabinieri della stazione di Santa Rosa, il 37enne aveva concordato un appuntamento in un appartamento del centro storico di Bari, pagando la somma di 500 euro in contanti dopo aver avuto un rapporto sessuale con entrambe.
Dopo, un ulteriore accordo di trascorrere anche il resto della notte insieme a loro per altri 1000 euro richiesti in contanti, non andava a termine perché l’uomo non era in grado di consegnare il denaro nell’immediatezza. Così, veniva trattenuto nell’appartamento contro la sua volontà e oggetto di continue percosse e minacce come: “Dacci i soldi, altrimenti non torni a casa!”