Lauree false. Coinvolta anche un’università telematica del Salento. Abilitazioni e specializzazioni per 7.500 euro. Prof in cattedra senza titolo
Lauree senza esame anche presso una nota università telematica di Lecce. Undici quelle oggetto degli accertamenti distribuite su tutto il territorio italiano.
E’ stato il Miur ha depositare esposti in varie procure su una serie di atenei, spesso telematici, sospettati di irregolarità: sarebbero iscritti effettivamente all’anagrafe delle università, ma la presenza nell’albo non è sufficiente a essere accreditati come istituzioni effettive. Altri ancora non hanno nomi in regola o addirittura hanno modificato nel corso del tempo la loro ragione sociale.
Le indagini contro dieci degli undici atenei sono partite a seguito di una denuncia della Flc Cgil durante la passata primavera. Le carte sono già state consegnate nelle mani delle procure territoriali di competenza. Secondo la Federazione lavoratori della conoscenza, gli istituti indagati avrebbero garantito «certificazioni linguistiche o l’acquisizione all’estero di abilitazioni/specializzazioni alla modica cifra di 7.500 euro, bypassando selezioni in ingresso, tirocini, esami finali».
Addirittura, si legge nella nota, «non occorre nemmeno compilare le crocette del questionario online». Parallelamente il Miur ha anche avviato approfondimenti sulla presenza di «percorsi abilitanti online da 30 crediti formativi per la scuola secondaria con una durata di soli 17 giorni». Cioè 384 ore, contro le 750 previste per legge, in vendita a 2mila euro. Un vero e proprio «mercato di titoli universitari»
A confermare gli esposti alle procure è stata la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini a margine di una cerimonia tenuta al Maxxi di Roma: «Noi non abbiamo un potere di inchiesta, ma abbiamo un obbligo di controllo e di segnalazione», ha commentato Bernini. «Abbiamo fatto esposti alla Procura della Repubblica per tutti quegli atenei di cui noi non riconoscevamo l’autenticità. Noi dobbiamo accreditare e riconoscere. Dove non ci sono accreditamenti e riconoscimenti c’è il rischio che studenti e famiglie vengano truffati. A fronte di questo rischio facciamo esposti per garantire il diritto allo studio correttamente erogato dalle università vere». Università che, tra il problema del caro affitti e quello dei fondi carenti, sono sempre più in difficoltà. A crescere sono invece proprio le università telematiche, protagoniste negli ultimi dieci anni di un aumento del +410% degli iscritti (oltre 224mila in totale). I numeri, però, non sono sempre sinonimo di qualità.
Gli istituti segnalati nell’esposto e già finiti sotto la lente lo scorso marzo erano: l’Università popolare di scienze della nutrizione di Firenze; il Centro Studi Koinè Europa; l’Università degli Studi UnideMontaigne di Milano; l’Università Popolare degli Studi sociali e del Turismo Harris di Palermo e la Selinus University of Science and Literature/Selinus Business School. Si tratta di istituti (oggi diventati 11) che non risultano accreditati e dunque non possono rilasciare un diploma di laurea riconosciuto, come spiegano al ministero: “Propongono in maniera fuorviante messaggi riferiti ad una presunta riconoscibilità dei titoli di studio da esse rilasciati”.