Home Cronaca “Hanno accoltellato la mamma”. Il racconto shock del figlio 14enne dietro l’omicidio della 38enne. Il papà-omicida di Brindisi sarà ascoltato a breve
“Hanno accoltellato la mamma”. Il racconto shock del figlio 14enne dietro l’omicidio della 38enne. Il papà-omicida di Brindisi sarà ascoltato a breve
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“Hanno accoltellato la mamma”. Il racconto shock del figlio 14enne dietro l’omicidio della 38enne. Il papà-omicida di Brindisi sarà ascoltato a breve

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Perché Ana Cristina Duarte Correia era tornata a casa venerdì sera dopo una denuncia ai carabinieri sui maltrattamenti del marito Ezio Di Levrano, 54 anni, di Brindisi. Forse per portare via i figli, tre minori che hanno assistito alla sua terribile morte, scappando via dalla scena del delitto per chiedere aiuto ai vicini in quella piccola frazione di Monte Maggiore al Metauro, un borgo storico di tremila abitanti nella provincia di Pesaro e Urbino. E’ quello che ora si sta cercando di capire.
Un racconto dell’orrore quello che trapela di quegli attimi, dove in piena notte un ragazzino di 14 anni cerca disperatamente aiuto presso i vicini di casa: “Hanno accoltellato la mamma”, racconta. Sembra la scena di una film, ma è tutto vero. In quel momento così drammatico il 14enne è comunque riuscito a scappare di casa, proteggendo la sorella di 12 anni e il fratello di 6. Su quanto accaduto gli investigatori hanno infatti ascoltato il racconto dei tre minori per cercare di ricostruire ogni dettaglio su quelle scene da incubo.
A quanto pare, i vicini, qualche giorno prima, erano stati svegliati in piena notte dalle grida disperate della moglie dell’uomo, che chiedeva aiuto dicendo di essere stata picchiata. Un fatto insolito nella placida cittadina arroccata sulle colline, dove non succede quasi mai niente. Un episodio che ha destato apprensione nel centro storico, dove quasi tutti conoscevano la famigliola.
 Ezio Di Levrano appariva riservato e si vedeva poco in giro. Non sopportava però i rumori di un circolo ricreativo, che si trova proprio sotto le finestre della sua abitazione, tanto che una sera si è presentato all’interno chiedendo ai gestori di abbassare il volume della musica.
Autista di pullman a lunga percorrenza, aveva ovviamente la necessità di riposare. Sui suoi profili social, traspare la passione per il mare e per le imbarcazioni, che aveva coltivato sin da bambino a Brindisi, dove aveva frequentato le scuole medie. Il papà lavorava presso il vecchio ospedale “Di Summa”. Poi la vita di Ezio si era spostata verso il nord, e nella Marche in particolare, dopo aver anche in lungo viaggiato e conosciuto la futura moglie: i due si erano sposati nel 2010.
Molto prima, nel novembre del 2004, Di Levrano era finito nei guai con l’operazione “Eagle One”, messa in atto dalla Questura di Ascoli Piceno ma attuata anche in altre città italiane per lo smantellamento di un gruppo criminale italo-albanese attivo nelle regioni Marche, Emilia Romagna e Abruzzo.
Il gruppo era stato ritenuto responsabile di detenzione e spaccio di ingenti quantitativi di droga. Venti gli arresti compiuti e oltre quaranta le perquisizioni domiciliari disposte dalla magistratura ascolana. In carcere, insieme ad altri italiani, africani, albanesi e serbi era finito anche l’allora 33enne brindisino, rintracciato a Marotta (Pesaro Urbino), dopo i provvedimenti eseguiti dalla Squadra mobile della Questura di Ascoli Piceno e nelle città di Forlì, Ravenna, Ancona, Pesaro, Macerata e Teramo. Circa 150 i poliziotti impegnati nell’esecuzione del provvedimento dell’autorità giudiziaria con l’ausilio di unità cinofile.
L’’indagine, avviata nel settembre del 2003, era durata circa un anno disgregando un agguerrito gruppo criminale italo-albanese attivo in più regioni italiane, ma che vedeva il centro dello spaccio di stupefacenti ad Ascoli Piceno dove un albanese gestiva un vasto traffico di droga grazie a numerosi contatti malavitosi che intratteneva con propri connazionali in altre città italiane e all’estero, principalmente in Spagna”.
Grazie alle meticolose indagini della Sezione Antidroga della Squadra mobile di Ascoli Piceno, ai numerosi riscontri probatori emersi nel corso delle lunghe investigazioni svolte, anche con l’’ausilio di sofisticati supporti tecnologici, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Ascoli aveva quindi emesso sedici ordinanze di custodia cautelare in carcere e quattro ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
Un femminicidio, l’ennesimo, forse annunciato. Anche perché Ana Cristina se n’era andata di casa per le violenze subite dal marito. Secondo le prime informazioni, il brindisino era stato segnalato alle autorità, in passato, per maltrattamenti nei confronti della moglie che però aveva scelto di non denunciare il marito, anche se il contesto familiare nel quale viveva insieme ai figli non era più sereno e sicuro per lei.
Il 2 settembre scorso, il 54enne aveva a sua volta contattato le autorità per segnalare l’abbandono del tetto coniugale da parte della moglie: una volta rintracciata, la 38enne avrebbe raccontato ai militari delle violenze subite e del suo bisogno di allontanarsi dalla loro abitazione. A quel punto i militari dell’Arma avevano comunque provveduto a presentare immediata notizia di reato inoltrandola alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pesaro, attivando la procedura urgente del «codice rosso». Il pubblico ministero aveva anche chiesto di sentire formalmente la donna: non è chiaro se la deposizione ci sia mai stata.
Il 54enne, che la notte del delitto si era rifugiato in un vicino campo di calcio, si trova rinchiuso nella casa circondariale “Villa Fastiggi” di Pesaro, in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto che sarà fissata a breve dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Pesaro.