Edison, tutti i partiti contro il ministero: “In quel sito ci saranno già Ipem e Brundisium. Serve la Via come per Oristano”
BRINDISI – Maggioranza e opposizione proseguono nel loro atteggiamento critico verso la realizzazione del deposito gnl di Edison. Così, in conferenza dei capigruppo hanno prodotto un nuovo documento da indirizzare al ministero dell’Ambiente. La risposta fatta pervenire dal dicastero al consiglio comunale il 30 novembre scorso, nella quale venivano spiegate le ragioni alla base del diniego della richiesta di riesame dell’iter, è stata infatti ritenuta carente dai partiti. Nel documento scaturito dalla conferenza dei capigruppo viene in particolare messa in evidenza la diversità di approccio del ministero tra il caso Oristano e il caso Brindisi. Per l’investimento di Edison in Sardegna, i consiglieri sottolineano come per il ministero «la connessione con la rete nazionale configuri l’impianto in questione come terminale di rigassificazione», e di conseguenza il dicastero «ha ritenuto che l’impianto fosse da sottoporre a Via, indipendentemente dalle soglie dimensionali». I capigruppo fanno pertanto notare che, nonostante anche per il deposito di Brindisi sia previsto «l’allacciamento bidirezionale dell’impianto alla rete di metanodotti», il ministero non ha ritenuto di sottoporre a Via il progetto. Inoltre, secondo i consiglieri il deposito dovrebbe essere sottoposto a Via anche perché il sito scelto rientra nella Rete Natura 2000, o comunque risulta connesso alla stessa.
Viene poi stigmatizzato il fatto che «il ministero non ha tenuto conto degli impatti cumulativi». Il sito in questione, evidenziano i capigruppo, «oltre ad ospitare già da tempo un impianto di gas naturale della ex società Ipem, risulta essere anche oggetto dell’intervento volto alla realizzazione e all’esercizio di un deposito di prodotti petroliferi (Brundisium, ndr)». Eppure «la normativa in temi di impianti ad alto rischio di incidente rilevante obbliga a tener conto degli effetti cumulativi derivanti da altri impianti già esistenti o in corso di autorizzazione».
Infine, non sono state ritenute esaustive neppure le spiegazioni in merito alla presunta interferenza tra l’impianto e il binario in banchina. I capigruppo, infatti, richiamano normative secondo cui «compete alle Direzioni compartimentali infrastruttura di Rfi effettuare le visite ai predetti impianti di raccordo allo scopo di verificare il rispetto della sagoma di libero transito e delle norme concernenti le distanze dagli ostacoli fissi, prevedendo le eventuali determinazioni allorché le anomalie riscontrate siano state giudicate tali da compromettere la sicurezza dell’esercizio e della circolazione ferroviaria». Così come «il raccordato è tenuto ad osservare tutte le norme legislative e regolamentari in materia di servizio ferroviario in genere e le norme in vigore sulla infrastruttura ferroviaria nazionale». E questo al di là che si tratti di binari di raccordo o di manovra, concludono.