La svolta: centrale a rischio, Enel dovrà lasciare subito la banchina del carbone. A meno che non presenti entro l’anno un piano di investimenti…
BRINDISI – In mancanza di un nuovo piano industriale pluriennale, Enel non riceverà dall’Autorità portuale un rinnovo della concessione della banchina sulla quale movimenta il carbone destinato alla centrale elettrica. È giunta, infatti, nelle scorse ore una nota dell’Autorità di regolazione dei trasporti – compulsata sull’argomento dall’ente portuale -, il cui contenuto sembrerebbe vietare una proroga della concessione in mancanza di un nuovo piano di investimenti. Pertanto, il colosso energetico difficilmente potrà occupare, come avrebbe voluto, la banchina fino al 2025 solo per movimentare il carbone, per poi procedere nei successivi due anni con lo smantellamento delle attrezzature esistenti. La concessione scadrà a fine anno e le alternative per mantenere la banchina passerebbero attraverso la presentazione di un piano di investimenti pluriennale oppure dalla possibilità di movimentare il carbone per almeno altri cinque anni. Per la società, pertanto, si prefigura il rischio che la concessione della banchina, già dal 2024, venga messa a gara dall’ente portuale attraverso un bando pubblico europeo. In quel caso, si potrebbe comprendere se ci sono operatori economici della logistica interessati ad investire nel porto di Brindisi.
Così, assume ancora maggiore importanza la data del 22 novembre, giorno in cui Enel presenterà il suo piano strategico pluriennale, nel quale dovrebbero rientrare anche gli investimenti in programma sul territorio brindisino.
Ma il cambio di paradigma verificatosi potrebbe avere conseguenze anche sull’operatività della centrale elettrica. Infatti, l’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata prevede che l’impianto possa essere in esercizio solo previo utilizzo delle opere ambientali prescritte, e tra queste rientrano anche le infrastrutture presenti in banchina, che consentono la movimentazione del carbone in sicurezza. Pertanto, non sembra percorribile l’ipotesi – seppure remota – di scaricare il carbone nel porto di Taranto e trasportarlo con i camion fino a Cerano.
Nello scenario peggiore (ma comunque concreto) per la società, potrebbe anche accadere che l’Autorità portuale decida di procedere allo smantellamento delle infrastrutture presenti in banchina, agendo poi in danno di Enel.
Resta da comprendere, inoltre, su quale banchina la società intenda effettuare gli investimenti promessi in più occasioni, che si dovrebbero sviluppare mediante l’utilizzo della zona franca doganale. Al momento, infatti, la movimentazione di automotive e agroalimentare che la società ha prospettato non dovrebbe avvenire sulla banchina utilizzata per il carbone.
Da enti, politica e associazioni datoriali si registrano bocche cucite. Ma il tempo delle scelte, dopo il chiarimento dell’Agenzia di regolazione dei trasporti, appare sempre più vicino.