Home Economia e lavoro Sì a Edison perché vogliamo bene a Brindisi e al suo porto. Ma l’azienda deve cambiare approccio
Sì a Edison perché vogliamo bene a Brindisi e al suo porto. Ma l’azienda deve cambiare approccio

Sì a Edison perché vogliamo bene a Brindisi e al suo porto. Ma l’azienda deve cambiare approccio

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BRINDISI – Ok, Edison ha pasticciato comunicativamente (e non solo) non avvisando preventivamente del fatto che, al posto di una torcia a terra di 35 metri, adesso ne vuole costruire una di 45 metri. Senza ragioni tecniche solide alla base di questo cambiamento, è giusto chiedere alla società di tornare alla torcia a terra perché meno impattante.

Ok, nelle valutazioni tecniche va considerato il binario in banchina come funzionante e non come inutilizzato. Insomma, dobbiamo capire bene, a monte, adesso!, come coesisteranno le due infrastrutture (deposito gnl e binario).

Ma da qui ad attaccare pipponi sui tumori (si tratta di un deposito per un carburante considerato green dall’Europa!) e a rimettere in discussione la bontà dell’investimento ce ne passa. È come la storia dello stolto che guarda il dito e non la luna. O come la storia dell’uovo oggi o della gallina domani, con la città che in passato ha detto no a Grimaldi, agli investimenti di A2a, al rigassificatore, ai tubi del Tap stoccati dalla Peyrani, ecc, ecc, aspettando investimenti alternativi che non sono mai arrivati. E che fino ad ora non sono arrivati neppure a Costa Morena, tant’è che il binario è inutilizzato e rischia di restare tale.

Restiamo dunque convinti dell’opportunità che l’impianto rappresenterebbe per la città, e questo per svariati motivi più volte rappresentati su questa testata in questi anni.

1) Durante il corso dei tre anni di lavori verrebbero impiegate fino a 170 persone (a Ravenna, ad esempio, il 47% della manodopera impiegata era locale).

2) Si stima che l’impatto di infrastrutture del genere produca a livello occupazionale, per ogni lavoratore diretto, altri 4-5 lavoratori indiretti. Questo perché attorno al Gnl, che è una merce catalogabile come rinfusa liquida, potrebbe ad esempio nascere una rete di distributori, dato che al momento l’unico distributore presente in zona è quello situato a Mesagne. Inoltre il gnl, che è una merce, sostituirebbe in parte il carbone, così attenuando lo smottamento che rischia il porto in termini di traffico di merci.

3) Per ognuno dei circa 100 scali annui di gasiere stimati, si genererebbe lavoro per gli operatori portuali che forniscono servizi a terra.

4) Il deposito potrà essere utilizzato in futuro per altri carburanti innovativi, consentendo a Brindisi di restare competitiva.

5) L’intermodalità salentina potrebbe essere favorita dall’investimento, in quanto il Gnl può essere containerizzato e trasportato su ferro, magari tramite i camion caricati sui treni. Ciò valorizzerebbe, negli auspici dell’Autorità portuale, quei binari in banchina, perché si renderebbe sostenibile l’intermodalità legata a feeder e rotabili, alimentando le autostrade viaggianti costituite da corridoi trasversali già consolidati. La presenza di un impianto di rifornimento di Gnl consentirebbe a Brindisi di intercettare nuovi traffici di rotabili al momento diretti ad Ancona. E ancora, l’infrastruttura rafforzerebbe la connessione con la Grecia potenziando così i traffici di rotabili.

6) Riguardo la maggiore attrattività del porto rispetto ai navigli, la presenza di un impianto di rifornimento di Gnl consentirebbe a Brindisi di attrarre navi da crociera perché le navi che fanno rifornimento in porto tendono poi a sceglierlo anche come scalo. Impiegandoci circa otto ore per il rifornimento, infatti, potrebbero optare per Brindisi come home port.

7) Accanto a questo consolidamento di traffici, la cantieristica brindisina potrebbe sviluppare skills ulteriori nella manutenzione dei nuovi motori a Gnl.

8) La vantaggiosa distribuzione energetica di Gnl che si attiverebbe anche a favore delle imprese potrebbe assumere connotazioni incentivanti più che dissuasive per lo sviluppo della Zfd. Tali utilities, infatti, vanno considerate aggiuntive alle già presenti condizioni di vantaggio che offrono le zone franche doganali.

9) I vertici di Edison assunsero anche l’impegno di effettuare ulteriori investimenti sul territorio, quali la conversione a gnl dei mezzi di trasporto locale e la cessione di gnl alle industrie locali, soprattutto dell’agroalimentare, che non dovessero essere collegate alla rete Snam e che potrebbero quindi attivare una piccola catena del freddo, producendo frigorie nel momento in cui vaporizzano il gnl.

Certo, non è un investimento in grado di sovvertire le sorti della città, ma è un tassello che può aiutare lo sviluppo portuale di Brindisi. E proprio perché modesto come impianto, non è certo in grado di produrre gli impatti catastrofici a livello ambientale che vengono ventilati. Tant’è che anche l’ambientalista Emiliano e i Cinque stelle, a livello regionale, ne hanno avallato la realizzazione, o comunque non l’hanno contrastata.