Macchia: “Porto, dichiarazioni leggere e preoccupanti dal nuovo sindaco”
BRINDISI – E’, per usare un facile eufemismo, stupefacente la «leggerezza» con cui la nuova Amministrazione comunale liquida, in maniera sbrigativa e superficiale, un tema così importante per il futuro del porto come quello della costruzione del Terminale Edison.
La dichiarazione del sindaco Pino Marchionna, apparsa sui media, relativa alla domanda sul possibile ritiro del ricorso al Tar del Comune avverso al deposito in cui dice: «Penso di sì… Se saranno le solite, ovvero quelle dei danni all’ambiente, ragionevolmente lo ritireremo», è pressapochista quanto sconcertante oltre che viziata di una dietrologia ideologica la quale denota una visione miope, priva di prospettive per il futuro del porto e, di conseguenza, del futuro della città.
Perché, caro sindaco, al di là della questione della compatibilità ambientale – la vera sfida del futuro e della fase di decarbonizzazione che Brindisi anche senza aiuti (vedi l’esclusione dal Just transition fund) sta affrontando -, il vero danno che si rischia di fare a questa città è proprio quello economico pregiudicando altri settori che porterebbero sicuramente ad uno sviluppo del porto generando economie importantissime, occupazione e lavoro buono.
Ragioniamo per assurdo. Facciamo salvo che la compatibilità ambientale – con cui tutte le aziende devono fare i conti e non lo dice la Cgil ma l’Europa e non solo e che resta sempre un punto imprescindibile – sia rispettata. A tal proposito lo sanno i brindisini che il terminale sarà dotato di una nuova torcia che brucerà gas (fonte fossile) proprio a due passi dalla città? I brindisini lo sanno che la valutazione di impatto ambientale sarà aggirata solo riducendo la capacità dell’impianto di 50 metri cubi? I brindisini lo sanno che l’impianto sorgerà accanto ad altri 11 siti ad alto rischio di incidente rilevante? I brindisini lo sanno che al momento non sono nemmeno note le prescrizioni di sicurezza sia per quando la nave gasiera sarà in porto sia relativamente al piano di sicurezza portuale? Ci fermiamo qui anche se l’elenco potrebbe continuare a lungo e i brindisini dovrebbero essere tutti informati su questi temi.
Facciamo finta per assurdo che tutte le prescrizioni ambientali siano soddisfatte. Ma quelle economiche? Davvero si vuole mettere una pietra tombale sullo sviluppo di un porto che può e deve diventare la base logistica del Mediterraneo precludendo quindi il futuro ad economie potenzialmente incalcolabili per i loro ritorni?
Parliamo di economia e già dal dato relativo all’investimento, circa 100 milioni di euro, che rischiano di annullarne altri 70: sono quelli relativi a completare l’infrastrutturazione ferroviaria dello sporgente di Costa Morena est per renderlo una vera e propria piattaforma logistica. Quale senso ha piazzare il terminale a pochi metri di distanza dal binario? Quali traffici – incalcolabili – sarebbero pregiudicati sul fronte della logistica che non avrebbe più modo di svilupparsi? Quindi a fronte di un investimento che ne annulla un altro altrettanto importante, cosa guadagna la città? A tal proposito ci stupiscono i silenzi degli operatori portuali che pure con la precedente Amministrazione avevano mostrato tutte le loro preoccupazioni per la progressiva riduzione dei loro spazi di manovra che potrebbero scomparire.
La Camera del lavoro di Brindisi ha sempre sostenuto di essere contraria all’allocazione in quel sito del deposito di Gnl, perché verrebbe sacrificata la vera occasione di svolta delle sorti del porto e del territorio: lo sviluppo della logistica. Il porto di Brindisi non deve perdere la sua polifunzionalità e deve essere messo nelle condizioni di diventare la più importante base logistica del Mediterraneo, nel solco dell’esperienza dell’Onu.
Torniamo a chiedere: è troppo «sviluppista» pensare di fare di Costa Morena già pronta ed attrezzata una piattaforma logistica in grado di generare traffici, lavoro e ricadute difficilmente calcolabili? E’ troppo «sviluppista» destinare altri spazi per piazzare il deposito di gas, magari chiedendo alle società interessate di costruire un molo ad hoc per i combustibili?
Chiediamo al neo sindaco quindi – prima di liquidare con battute sbrigative e pressapochiste l’argomento ambientale (sulla base del quale Comune e Autorità portuale di Napoli si oppongono al deposito Gnl di Edison e Q8), così serio da essere la vera sfida dei prossimi anni al punto tale che Enel ha impostato tutto il suo futuro sullo sviluppo delle rinnovabili -, di spiegare a questo punto quale sia la sua idea di sviluppo del porto da cui peraltro passa lo sviluppo della città.
Chiediamo se per questa Amministrazione sia logico e lungimirante accettare un porto che diventi solo una stazione di servizio per carburanti sacrificando l’espansione della logistica (sfruttando gli spazi retroportuali e le interconnessioni con la ferrovia e l’aeroporto), dal momento che il traffico delle bettoline per il trasbordo del gas finirà per soffocare le attività degli imprenditori del settore. Chiediamo a questa Amministrazione se lo sguardo e la visione siano rivolti al futuro o se – per inseguire quell’antico adagio che recita «pochi, maledetti e subito» a proposito di economie -, non si stia innestando una pericolosa marcia indietro verso il passato.
Antonio Macchia
Segretario Generale
Cgil Brindisi