Home Politica Porto, si finirà in tribunale. Opposizioni in bambola sottoscrivono un emendamento che rischia di frenare importanti investimenti
Porto, si finirà in tribunale. Opposizioni in bambola sottoscrivono un emendamento che rischia di frenare importanti investimenti
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Porto, si finirà in tribunale. Opposizioni in bambola sottoscrivono un emendamento che rischia di frenare importanti investimenti

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BRINDISI – Questa volta sarà con molta probabilità l’Autorità di sistema portuale a dover impugnare davanti ai giudici amministrativi i provvedimenti del Comune di Brindisi: il riferimento è alle due delibere consiliari riguardanti la pianificazione da parte dell’ente comunale delle aree di interazione città-porto e dei collegamenti infrastrutturali di ultimo miglio. La legge, infatti, lascia intendere sul punto che la pianificazione delle aree di interazione porto-città può avvenire solo a seguito della approvazione del Piano regolatore portuale, mentre per i collegamenti di ultimo miglio la legge richiede la previa intesa con l’Authority. Il Prp, ad oggi, non è stato ancora approvato ed a seguito dei pareri acquisiti – tra cui quello rilevante del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici – e degli esiti della Vas potrebbe essere modificato; anche nella parte che riguarda le aree di interazione porto-città. Viepiù, il Comune non potrebbe pianificare tali aree sulla base del mero Documento di Pianificazione Strategica di Sistema (Dpss) che ha valenza solo programmatoria, al contrario di quanto riferito in Consiglio comunale dal sindaco Rossi.

Il timore è che a Palazzo di Città abbiano adottato due delibere a rischio di illegittimità, che di fatto introducono nuovi vincoli – attraverso le norme tecniche di attuazione – sulla strada dello sviluppo portuale, forse invadendo competenze esclusive della Adsp. Detto che l’ente comunale può pianificare solo sulle aree di interazione porto-città indicate nel Prp (una volta approvato), vi è da aggiungere che la potestà pianificatoria del Comune risulterebbe piena solo per le aree in cui non vi siano più funzioni portuali (e quindi in quelle escluse dalla pianificazione portuale). Il sospetto, in alcuni casi, è che il Comune abbia preteso di pianificare anche le attività portuali, imponendo limiti allo sviluppo del diporto, della cantieristica e delle crociere. Alcuni esempi: si impone alla cantieristica di non potersi ulteriormente sviluppare (consentendo solo opere di ristrutturazione degli immobili esistenti), «con esclusione di nuove costruzioni»; si obbligano gli operatori del settore diportistico a dotarsi di eventuali limitatissime infrastrutture, al massimo delle piccole “capanne” di servizio (cabanons), inadeguate a servire un traffico di qualità (maxi-yacht e in genere diporto di lusso); si limitano le infrastrutture a mare a soli “pontili galleggianti”, probabilmente inadeguati all’ormeggio in sicurezza di imbarcazioni da diporto significative. A parte ciò, si richiamano per tutte le aree i vincoli del Pptr che, come dimostrato dalla vicenda ACT Blade, non si applicano alle aree portuali. Infine, si inseriscono tra le aree di interazione alcune zone espressamente escluse da tale qualifica nel Dpss e nel Prp (Montecatini, Punta delle Terrare, etc.). Anche la parte dei collegamenti di ultimo miglio, per cui non esiste alcun vero progetto, introduce una serie di vincoli (enormi aree di rispetto) che potrebbero compromettere lo sviluppo del porto, del retroporto e della stessa zona industriale.

Ma c’è di più: l’Amministrazione Rossi è riuscita perfino a trovare l’appoggio di una parte delle opposizioni (ovvero Lega, Fratelli d’Italia e Partito Repubblicano) su un emendamento che rischia di mettere un grande freno alle potenzialità della zona franca doganale di Capobianco. Tale area, infatti, di per sé non basta per accogliere i grandi investimenti che si prospettano e pertanto è necessario liberare altri grandi spazi attigui. I più preziosi, in tale ottica, sono quelli dell’ex villaggio Montecatini. Ebbene, maggioranza e parte dell’opposizione hanno sottoscritto un emendamento con il quale dispongono che in quella zona potranno sorgere insediamenti produttivi purché compatibili con il Parco di Punta della Contessa. E «nel rispetto delle vecchie costruzioni (rectius, palazzine diroccate, ndr) presenti che hanno una pregevole storia», ha aggiunto in aula Dosio Prete del Pd.

L’emendamento fa trasparire una certa confusione poiché riconosce, come previsto dal Prp, la natura retroportuale dell’area, salvo poi pianificarla e inserire vincoli o limitazioni all’utilizzo (su tutti, il richiamo all’area di Punta della Contessa e alla conseguente tutela dell’avi-fauna, nonostante già in sede di Via per l’opera di completamento del banchinamento di Capobianco si sia appurato che quel parco non può condizionare in alcun modo lo sviluppo portuale). In aggiunta a ciò va detto che l’area dell’ex villaggio, per poter realmente ospitare insediamenti produttivi, avrebbe bisogno di essere liberata dalle vecchie palazzine dove vivevano i dipendenti della Montecatini. Altro che recupero di quei ruderi, magari a fini turistici (in piena zona industriale…)! Sembra di sognare. Invece è tutto vero, purtroppo: è la storia degli ultimi decenni di Brindisi, dove non si riesce a cavare un ragno da un buco. E la vicenda del Piano regolatore portuale, che da volano rischia di diventare fardello per via dei soliti veti incrociati, rappresenta solo l’ultimo esempio.