Il nuovo Prp fondamentale per l’industria navale, l’appello di Danese: “Con quel Piano possiamo diventare i protagonisti del Mediterraneo. Confido che il Comune capirà le ragioni degli operatori portuali”
BRINDISI – Il parere del Comune di Brindisi sul nuovo Piano regolatore portuale rischia di essere fortemente limitante per gli investimenti nel settore nautico che operatori locali e grandi gruppi internazionali vorrebbero realizzare grazie alle nuove prospettive offerte dalle opere pubbliche in cantiere e dal nuovo Prp. Se si presta attenzione, praticamente ogni opera potenzialmente funzionale al settore nautico è stata posta in contestazione dall’ente comunale. Il mantra sembra essere: no a nuove cementificazioni. Già in passato Riccardo Rossi e Brindisi Bene Comune contestarono la realizzazione dei nuovi accosti di Sant’Apollinare. Dopodiché si è passati al contrasto della vasca di colmata di Costa Morena Est, dove è previsto il possibile insediamento di attività legate alla cantieristica navale. Poi è stata la volta delle opposizioni al completamento del banchinamento di Capo Bianco, area sulla quale avrebbe messo gli occhi un grande gruppo della cantieristica, che però avrebbe bisogno di spazi ben maggiori rispetto a quelli che può garantire la colmata di Capo Bianco. Per questo sarebbe importante poter fruire dell’area retrostante, ovvero l’ex villaggio Montecatini, sulla quale, però, il Comune richiama vincoli ope legis legati alla presenza di fatiscenti palazzine che rappresenterebbero un esempio di archeologia industriale. L’ultimo “no” della lista riguarda l’area ‘Marina di Brindisi’ e l’area ‘Cantieristica navale’, ritenute di interazione città-porto. L’Autorità portuale, nel Prp, prevede per quelle aree l’ampliamento della funzione del diporto nautico attualmente svolto presso il Marina di Brindisi ed il potenziamento del distretto dedicato alla cantieristica attraverso la realizzazione di strutture a mare che consentano di estendere le attività anche a navi di dimensioni superiori.
Giuseppe Danese, presidente del distretto nautico pugliese e vice-presidente vicario di Confindustria Brindisi, qualche giorno fa si espresse con grande entusiasmo in merito a questa prospettiva, dichiarando che «per il 23% dei diportisti che raggiungono le nostre coste, la Puglia è diventata una meta. Da qui l’importanza di potenziare i servizi, di ingrandire gli spazi del Marina di Brindisi: ciò consentirà di ospitare più barche e di produrre più lavoro, più indotto per i vari settori economici della città».
L’ente comunale, tuttavia, nella sua relazione sul Prp, su tali aree di interazione città-porto ha espresso un parere che raffredda gli entusiasmi imprenditoriali di Danese: «Sono ammessi esclusivamente – sentenzia il Comune – gli interventi consentiti per legge sul patrimonio edilizio esistente, con esclusione delle nuove costruzioni, e gli interventi di riqualificazione degli spazi esterni coerenti con le tutele del PPTR della Puglia. Sono ammessi installazioni, attrezzature ed impianti funzionali allo
svolgimento delle attività consentite».
Danese, dopo aver letto le relazioni del Comune, si dice preoccupato ma fiducioso che a Palazzo di Città, previo dialogo, possano rivedere alcune posizioni. Fiducia che aumenta dopo il parere ministeriale sul Prp, che ne attesta la conformità rispetto al Dpss, al Piano nazionale della logistica e all’individuazione delle aree di interazione città-porto.
«Il parere favorevole del Ministero delle Infrastrutture – spiega Danese – è molto importante. Questo Piano regolatore è stato condiviso sin dall’inizio con gli operatori portuali e pone Brindisi in pole position rispetto alle altre città, che sono indietro rispetto all’adozione di un nuovo Prp. Per una volta sarebbe importante partire per primi, anche per una questione strategica visto che abbiamo davanti le sfide delle autostrade del mare e delle reti Ten–T, le quali andranno in discussione a breve presso la Commissione europea. Ecco, sarebbe necessario presentarsi a questi appuntamenti con un Piano regolatore portuale condiviso da tutti. Bisogna fare squadra per cercare di portarlo a termine velocemente. Al suo interno, infatti, quel Piano contiene scelte importanti e coraggiose che sono al passo con i tempi. Confido nel fatto che il Comune, una volta compresa l’importanza di determinate questioni, possa porsi in maniera positiva rispetto ad alcune visioni contenute nel Prp legate allo sviluppo della portualità».
Il presidente del distretto nautico pugliese entra poi nel dettaglio di quanto eccepito dal Comune: «Si spera che la lettura dell’ente comunale possa essere differente. Per quanto riguarda il diportismo, le imbarcazioni non hanno mai inquinato. Ci sta, magari, una prescrizione sul fatto di evitare che l’ormeggio delle barche davanti alle scalinate ostacoli la vista (il riferimento è al passaggio della relazione comunale in cui viene sostenuto: ‘Si ritiene che la banchina prospiciente la scalinata delle Colonne debba essere concessa per l’ormeggio di imbarcazioni che non impattano sulla visuale dal piazzale alto delle Colonne verso il porto e l’isola di S. Andrea con il Castello Alfonsino e il Forte a Mare e dal porto verso la scalinata delle Colonne del waterfront storico’, ndr). Su questo – prosegue Danese – ci possiamo adattare: gli yacht più grandi non verranno ormeggiati davanti alla scalinata ma verranno posti in spazi più defilati. Ma lì dove sono previsti investimenti nella cantieristica, nell’industria nautica, se questi sono compatibili con l’ambiente e l’abitato – ed è scontato che sia così -, devono essere accolti senza preclusioni. Dire no a prescindere non va bene. Se quel parere del Comune dovesse restare così, ci sarebbe da preoccuparsi. Confido però in una lettura obiettiva. Se le nuove costruzioni legate alla nautica sono compatibili con il centro abitato, perché non realizzarle? Accade così ovunque: a Viareggio i cantieri navali sono nel cuore della città. Ovvio che se ci fosse una spiaggia attaccata al cantiere navale, il divieto di ampliamento sarebbe giustificato. Ma se non c’è nulla in quell’area e l’intento è solo quello di riqualificare le banchine del Marina di Brindisi che adesso sono abbandonate, allora mi chiedo perché non si possano rimettere in sesto, riordinarle e utilizzarle per le imbarcazioni da diporto? Dobbiamo proiettare Brindisi in uno scenario internazionale: mai come in questo momento abbiamo davanti la possibilità di diventare i protagonisti del Mediterraneo».