Rossi: “Gran parte della città condivide la nostra visione”. Intanto montano le perplessità sul futuro di Enel
BRINDISI – Nel corso della conferenza stampa odierna, il sindaco Rossi ha rimarcato i tratti distintamente iper-ambientalisti delle sue politiche, rivendicando battaglie, risultati e visioni future della città.
Capitolo Edison
“Il 30 agosto – ha ricostruito il sindaco – ci è stata notificata l’autorizzazione ministeriale per il deposito di Edison e ci siamo opposti davanti a Tar Lecce entro i 60 giorni concessi dalla legge. Il nostro avvocato ha ritenuto di doverci rivolgere al Tar Lecce in quanto, seppure per le infrastrutture nazionali sia competente il Tar Lazio, secondo la giurisprudenza, se gli effetti ricadono sul luogo dove viene realizzata l’opera, la competenza è del Tar dove si verificano le ricadute. Ad ogni modo, qualora il Tar Lecce dovesse rilevare la propria incompetenza, le carte verranno trasmesse al Tar Lazio. Abbiamo chiesto che il Tar Lecce possa esprimersi con urgenza e confidiamo che la sentenza possa essere emessa entro 4-5 mesi. Non abbiamo chiesto la sospensiva perché manca il Nof definitivo e perché non c’è ancora un cantiere aperto: difficilmente il Tar concede la sospensiva in questi casi.
Abbiamo ritenuto di dover presentare il ricorso innanzitutto per una questione di metodo: il parere della Giunta comunale, nel quale erano contenuti i motivi della nostra contrarietà al deposito, è stato valutato dal ministero non valido e quindi la nostra posizione è stata considerata alla stregua di un silenzio assenso, in quanto per il ministero è il Consiglio comunale l’unico titolato ad esprimere il parere in questi casi. Occorrerà un chiarimento da parte del ministero, perché noi riteniamo che il Consiglio comunale sia competente nella definizione degli strumenti urbanistici, tipo nel caso dell’approvazione di una variante al Piano regolatore, mentre i pareri sulla valutazione della conformità urbanistica sono prettamente tecnici. Se ne fanno a decine l’anno, senza passare dal Consiglio comunale.
Nel ricorso poniamo il tema della conformità urbanistica dell’area ed il tema dell’interferenza del deposito con il raccordo ferroviario che si sta completando. Parliamo di un investimento da 100 milioni di euro che consentirà il collegamento con una stazione elementare dove verranno formati i convogli. Ecco, serve un’approfondita valutazione in merito a queste interferenze.
Altro tema che richiamiamo è quello riguardante la valutazione di impatto ambientale. Questa è richiesta per depositi costieri da 20.000 metri cubi, mentre quello di Edison sfugge alla Via perché è di 19.500 metri cubi. È del tutto evidente che così si vuole evitare la Via. In base ad una legge regionale, però, viene stabilito che in aree di criticità ambientale come Brindisi, i limiti vadano ridotti del 30%. Vedremo cosa dirà il Tar su questo punto.
Infine, anche sul Nof rileviamo che si tratta di un provvedimento provvisorio, mancando i pareri della Capitaneria di Porto e dell’Autorità di Sistema Portuale”.
Poi le valutazioni di natura squisitamente politica: “Ritengo che lo sviluppo della città non passi attraverso la realizzazione di depositi di carburante sulle banchine più importanti. La valutazione di impatto ambientale avrebbe consentito anche di affrontare la questione delle possibili localizzazioni alternative. E valutazioni più approfondite le richiede anche l’impatto della torcia che sarà realizzata assieme al deposito.
Quel deposito di gnl è stato pensato all’80% per alimentare stazioni di rifornimento per l’auto-trazione; si parla di circa 10.000 autobotti l’anno. Per il 20%, invece, servirà per le grandi navi che andranno a gnl. Bisognerebbe però fare una valutazione economica dell’investimento, perché le immatricolazioni di nuovi camion a gnl sono praticamente pari a zero, e ciò a causa dell’aumento dei prezzi del gnl, che ne rendono anti-economico l’autotrasporto. Se si realizzasse l’impianto, verrebbe utilizzato? Ci sarebbe mercato?
Il porto di Brindisi non deve essere uno scalo per alimentare distributori”.
Capitolo Enel
“Dalle 700.000 tonnellate di carbone previste in questo anno nel piano di phase-out, che è fissato al 2025, con la crisi energetica oggi si sta viaggiando a 4 milioni di tonnellate di carbone. È un dato che allarma la comunità, abbiamo pertanto risposto all’invito del sindaco di Civitavecchia: a brevissimo invieremo una nota al ministro per lamentare l’assenza totale di confronto con le autorità locali. Oggi ci ritroviamo nuovamente a fronteggiare problemi che riguardano ambiente e salute. Ci stiamo muovendo assieme a tutti i sindaci che ospitano centrali a carbone: sono città amministrate da diversi colori politici. Vogliamo sapere: questa crisi inficia il phase-out fissato al 2025? Non si può andare avanti con decreti semestrali. Si stanno registrando notevoli guadagni economici per i gestori delle centrali, il tema delle compensazioni deve essere affrontato, chiediamo un ristoro sulle bollette, e anche la Regione sta affrontando questo tema. E poi c’è il tema dell’impegno del governo su un programma di investimenti, dato che siamo stati esclusi dal Just Transition Fund, così da garantire sviluppo e occupazione”.
E sul fatto che la zona franca di Enel sarebbe dovuta partire nel 2023 con traffici di ro-ro nei settori dell’automotive e dell’agri-food, ma che ad oggi tutto tace, Rossi ha risposto: “Qualcuno deve attestare che la zona franca doganale partirà entro il 2025. Ieri dicevano che sarebbe stata avviata nel 2023, oggi si parla del 2025: non si pianifica così. Qualcuno lo vuole certificare che questa zona franca partirà entro il 2025? Ho detto ad Enel che sono perplesso, anche perché, quando sono venuti a parlare, non ci hanno mica detto che la data fissata è il 2025”.
Capitolo Eni Versalis
“C’è un tema decennale che riguarda il controllo delle emissioni e della qualità dell’aria, della salute dei lavoratori e dei cittadini. Da anni si cerca di capire l’impatto delle sfiammate. Occorre un adeguato piano di monitoraggio, è il minimo. Ciò è emerso con forza a seguito dell’ordinanza sindacale del maggio del 2020, quando ci fu un impatto odorigeno in corrispondenza della fermata dell’impianto. Quella ordinanza poi fu ritirata dopo una interlocuzione vivace con Versalis atta a definire un tavolo di confronto sugli strumenti da mettere in campo. Si aprì una fase di revisione Aia durante la quale il Comune presentò prescrizioni sulla rete di monitoraggio, ma il gruppo istruttore non ritenne di doverle includere nel decreto, rimandando ad un futuro tavolo. Facemmo ricorso al Tar, nel frattempo il tavolo si costituì e pertanto non procedemmo con il ricorso perché avevamo ricevuto rassicurazioni da Arpa, che ha proposto il montaggio di 6 centraline nell’impianto per rilevare i vari inquinanti. In questi giorni, finalmente, è giunta la nota di Ispra con la quale si recepisce il piano proposto da Arpa e viene chiesta a Versalis una data per effettuare il sopralluogo per posizionare le centraline, che devono essere installate nel più breve tempo possibile. È un risultato estremamente importante, che va a garanzia intanto dei lavoratori, poiché consentirà di avere un quadro chiaro all’interno dell’impianto. Questa rete di centraline deve essere gestita da Arpa e inserita nell’Aia, anche a vantaggio dell’azienda, che quando si verificano sfiammate dice di non essere responsabile dei picchi di inquinanti registrati. Questa rete di monitoraggio non deve spaventare nessuno. Ci sono voluti molti anni, c’è voluta una ordinanza e un ricorso al Tar, ma alla fine il risultato è stato raggiunto”.
Capitolo ACT Blade
Sul fatto che, come da indiscrezione della Gazzetta di Brindisi, il ministero abbia richiesto al Comune di esprimersi sull’investimento previo coinvolgimento del Consiglio comunale, il sindaco ha precisato: “Al momento non abbiamo ricevuto alcuna nota dal ministero in tal senso, stiamo comunque facendo approfondimenti con gli uffici. Lo vedremo se dovrà passare dal Consiglio, e se così sarà, vorrà dire che lo convocheremo circa 100 volte l’anno per ogni parere di conformità urbanistica.
Poi Rossi ha aggiunto: “L’interferenza con l’area di Sant’Apollinare ed i suoi traffici per 14 anni, quanto era la richiesta iniziale, sarebbe evidente. Se invece la richiesta di concessione dovesse essere di 3 anni, la zona franca doganale dovesse essere pronta entro il 2025 e dovessero essere comunicato che le opere di Sant’Apollinare non saranno realizzate prima di 3 anni, siamo pronti a valutare diversamente l’insediamento. Tra l’altro stiamo aspettando i nuovi accosti di Sant’Apollinare dal 2006”.
Come comportarsi con i vincoli del Pptr richiamati nel parere del Comune, secondo cui non sono possibili insediamenti entro 300 metri dal mare e entro 100 metri dal capannone Montecatini e dall’area archeologica di Punta delle Terrare? “Non lo so, spetterà – ha risposto il sindaco – anche alla Regione e alla Soprintendenza valutare le questioni del Pptr e della fascia di tutela. Saranno interessati tutti gli enti che hanno sollevato questioni: Arpa, Soprintendenza, Asi”.
Infine, Rossi si è detto confidente sul fatto che la cittadinanza condivide la sua visione: “Lo sviluppo non può prescindere dalle rinnovabili. Serve una corretta transizione con l’innalzamento delle rinnovabili e la diminuzione delle fonti fossili, invece qui si sta procedendo diversamente e non ne condivido la linea. Faremo queste valutazioni anche quando arriverà l’autorizzazione per Brundisium, il deposito di benzina. Il porto non deve essere uno scalo per alimentare distributori. Su questo, penso che gran parte della città condivida la nostra visione”.